Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
La leucemia mielomonocitica cronica, la malattia diagnosticata a Silvio Berlusconi
Compare solitamente in età avanzata e può presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi. In ogni caso è sempre caratterizzata da un eccesso di monociti nel sangue e nel midollo, e un numero variabile di cellule immature. Si tratta della leucemia mielomonocitica cronica balzata all’onore delle cronache più recenti dopo che il circuito mediatico nazionale ha diffuso la notizia della malattia che ha affaticato Silvio Berlusconi portandolo più volte all’Ospedale “San Raffaele” di Milano e che il 12 giugno scorso ne ha determinato la morte all’età di 86 anni. Venerdì 9 giugno il leader di Forza Italia era stato nuovamente ricoverato al “San Raffaele”, dove era stato dimesso il 19 maggio scorso, dopo ben 45 giorni di ricovero. Berlusconi era stato ricoverato nel reparto ordinario “Solventi I Q” al primo piano, diretto dal cardiologo Giulio Melisurgo. I ricoveri però erano iniziati il 5 aprile quando l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri era stato ricoverato a seguito dell’insorgere di una serie di complicazione legate alla sua patologia, la leucemia mielomonocitica cronica. Berlusconi era stato prima in terapia intensiva e poi in degenza ordinaria. In quell’occasione, attraverso una nota, i medici Alberto Zangrillo e Fabio Ciceri avevano fatto sapere che Berlusconi era ricoverato in terapia intensiva per la cura di un’infezione polmonare.
“L’evento infettivo – avevano comunicato – si inquadra nel contesto di una condizione ematologica cronica di cui egli è portatore da tempo: leucemia mielomonocitica cronica, di cui è stata accertata la persistente fase cronica e l’assenza di caratteristiche evolutive in leucemia acuta”. Non era nuovo a sfide di questo tipo il Cavaliere. Nel 1997 infatti aveva dovuto combattere contro il tumore alla prostata, esperienza difficile che spesso ricordava: “Ho avuto un cancro – ribadiva – e dopo aver superato questa prova, ho imparato a non avere paura di nulla”. Ma non era la sola. Con il progredire dell’età Berlusconi ha dovuto fare i conti con l’uveite, la cataratta, un problema al menisco, il Covid, e per finire la leucemia mielomonocitica cronica, provocata da un gruppo clonale di cellule fuori controllo, che si riproducono in maniera inadeguata senza giungere a completa maturazione.
La Leucemia mielomonocitica cronica, le cui cause non sono ancora del tutto note, ma fra queste parrebbero esservi anomalie genetiche oppure la predisposizione familiare, è una patologia del sangue che colpisce circa 1 persona su 100.000, prevalentemente al di sopra dei 65 anni. Si tratta di un raro tumore del sangue caratterizzato da una proliferazione abnorme di monociti, una specifica tipologia di globuli bianchi. Questa forma di leucemia inoltre presenta con le caratteristiche combinate di 2 categorie di neoplasie croniche del sangue, con prevalenza dei tratti dell’una o dell’altra a seconda dei casi: Sindrome Mielodisplastica, in cui un malfunzionamento all’interno del processo di formazione, maturazione e vita delle cellule del midollo osseo (deputato principalmente alla produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine) fa sì che questo non riesca più a generare un numero sufficiente di cellule sane e funzionali nel flusso sanguigno; Sindrome Mieloproliferativa, in cui si verifica una produzione eccessiva di una delle tipologie di cellule che il midollo osseo produce, determinando una proliferazione incontrollata di globuli rossi, bianchi o piastrine che può causare, tra le altre cose, anche trombosi.
In relazione alla sintomatologia, anche in questo caso, come avviene per molte altre patologie, varia di caso in caso, a seconda della prevalenza della componente mielodisplastica o di quella mieloproliferativa. Fra i sintomi più diffusi troviamo: trombosi; emorragie; formazione di ematomi; raccolta e formazione di liquidi in eccesso nelle cavità sierose; ingrossamento della milza che può rompersi o determinare anche infarti dell’organo (infarti splenici); noduli sottocutanei; infezioni di vario tipo, anche polmonari; deperimento fisico generale.
Diversamente dalla leucemia linfoblastica acuta del bambino, che guarisce nel 90% dei casi, o da altre forme leucemiche tipiche dell’adulto, non esistono terapie in grado di guarire in via definitiva la leucemia mielomonocitica cronica. Esistono tuttavia protocolli chemioterapici per governarne la progressione e, nei pazienti più giovani o in quelli in grado di tollerarne le conseguenze, è possibile eseguire un trattamento preparatorio per tentare un trapianto allogenico di cellule staminali. Tuttavia, nei pazienti in età più avanzata rimane fondamentale dare massima attenzione a ridurre le potenziali complicanze di tipo infettivo, che potrebbero avere pesanti conseguenze su un organismo già affaticato. Tema su cui, nei primi giorni del ricovero dell’imprenditore milanese , si era concentrato lo stesso Claudio Cerchione, Dirigente medico ricercatore, Irccs Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ e Presidenti di SOHO – Italy (Society of Hematologic Oncology Italy): “Nella fase cronica i trattamenti danno buone speranza di stabilizzazione e si può evitare un peggioramento. La malattia può essere mantenuta sottocontrollo anche per lungo tempo e con una buona qualità di vita”.Silvio