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Bambini e salute, attenzione all’uso eccessivo e prolungato dei dispositivi mobili
Viviamo in un’epoca connessa 24 ore su 24, con strumenti mobili di ultima generazione sempre a portata di mano dei quali proprio non riusciamo a fare a meno.
La domanda è: quante volte vi è capitato di far utilizzare, senza regole, questi dispositivi ai vostri figli per comodità o per distrarli da capricci o dalla noia? Lasciare i vostri figli in balia di questi strumenti è un atteggiamento sbagliato e dannoso. Ad affermarlo è una ricerca realizzata dalla Boston University School of Medicine, che ha evidenziato che l’uso frequente dei disposti mobili da parte dei bambini nei loro primi anni di vita può danneggiare il loro sviluppo emotivo perché riduce l’evoluzione delle competenze linguistiche e sociali del bambino e sostituisce le interazioni umane fondamentali per la crescita e la scoperta di ciò che li circonda. Inoltre i ricercatori americani hanno dimostrato che il touchscreen è uno strumento che porta ritardi nell’apprendimento e i bambini al di sotto dei 30 mesi di vita non imparano dalla televisione e dai videogiochi quei comportamenti che invece apprenderebbero nelle interazioni della vita reale.
Sulla base di questa analisi è stato calcolato che già a 7 anni i bambini hanno trascorso un anno della loro vita davanti a videogiochi e televisori, con una dipendenza di almeno 6 ore giornaliere davanti agli schermi e diverse conseguenze per la salute quali obesità, colesterolo alto e ipertensione, disattenzione, problemi di apprendimento, disturbi del sonno e depressione.
Per evitare problemi di questo tipo occorre che i genitori proibiscano o limitino l’utilizzo di smartphone e tablet ai propri figli sin dai primi anni della loro vita.
Lasciare i piccoli in balia dei dispositivi con touchscreen potrebbe provocare addirittura ritardi nel linguaggio.
A rivelarlo è stato una ricerca condotta, un anno fa, dai medici del Cohen Children Medical Center di New York, i quali hanno esaminato i comportamenti di 65 coppie, con bambini di media sugli 11 mesi, molti dei quali abituatu ad usare lo smartphone per mezz’ora al giorno; dalla ricerca è emerso che le attività principali per i piccoli erano “guardare show educativi” (30%), usare app educazionali (26%), premere a caso lo schermo (28%) e fare giochi non educativi (14%). Dalla parte genitoriale il 60% si è detto convinto che l’uso dei dispositivi, al posto di libri e giocattoli, produceva un “beneficio nell’educazione” nei piccoli, ma i test cognitivi hanno poi svelato che non c’era alcuna differenza tra i bambini “tecnologici” e quelli che invece non avevano utilizzato questi strumenti, anzi nei piccoli che utilizzavano app non educative si è notato un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
Ma davvero c’è la convinzione che la tecnologia sia in grado di incoraggiare l’apprendimento? E quanto influisce sull’interazione con il genitore?
Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Elisabetta Scala, vice presidente del MOIGE, Movimento Italiano Genitori Onlus.
Dottoressa Scala, perché c’è la tendenza per i piccoli a sostituire con i dispositivi mobili i giochi tradizionali?
“I dispositivi tecnologici vengono probabilmente considerati degli svaghi più silenziosi: il bambino intento a toccare oggetti e a fare azioni interagendo con un touchscreen è immerso nell’ambiente virtuale ed estraniato dalla realtà, cosa che non accade con i giochi tradizionali. Quasi tutti i dispositivi mobili oggi permettono, inoltre, la visione di cartoni animati e programmi per bambini che acquietano i piccoli durante la visione”.
Qual è la responsabilità dei genitori in questo senso?
“I genitori devono sempre monitorare le attività dei figli quando utilizzano i media digitali. Utilizzare smartphone e tablet come baby-sitter a tempo non è la soluzione giusta per aiutare nella crescita i nostri figli, soprattutto in età infantile. Se possibile privilegiamo sempre le attività in compagnia e miglioriamo il nostro rapporto con loro attraverso il gioco. Mamme e papà devono sempre promuovere un uso moderato e consapevole dei media digitali, preferendo alle attività solitarie, il gusto dello stare insieme”.
C’è un’età giusta e un uso consapevole dei dispositivi? Qual è il comportamento corretto che i genitori dovrebbero adottare?
“I genitori devono essere i primi promotori dell’uso responsabile delle nuove tecnologie, anche in relazione all’età e alla attitudini dei figli. L’uso consapevole di smartphone e tablet in età scolare può rivelarsi un utile strumento per approfondire e potenziare la didattica, ma non si può dire altrettanto per i bambini al di sotto dei 30 mesi. La mancanza di consapevolezza nell’uso di questi dispositivi, ne riduce drasticamente il potenziale educativo ed espone i piccolissimi ad una fruizione sbagliata, che i genitori devono limitare il più possibile.”
Come Moige qual è il vostro consiglio?
Consigliamo ai genitori di apprezzare le potenzialità dei giochi tradizionali, perché aiutano i bambini a conoscere sempre meglio attraverso i 5 sensi. Giocando, i piccoli prendono confidenza con la spazialità e con il movimento imparando ad orientarsi nel mondo che li circonda. Smartphone e tablet sono strumenti dalle enormi potenzialità didattiche, che possono essere sfruttate appieno, con il supporto attivo di genitori e insegnanti, quando i bambini entreranno nella fase dell’apprendimento scolare”.
Alla luce dei fatti sembra però che l’uso di questi dispositivi sia quasi diventato indispensabile per i bambini e la maggioranza dei genitori è convinta che il loro figlio più è in grado di interagire con questi strumenti con facilità e dimestichezza e più viene considerato un “piccolo genio”.
Per il Moige, che è un’organizzazione che agisce per la tutela dei diritti dei genitori e dei minori in ogni aspetto della loro vita, sociale, economica, culturale e ambientale, è un atteggiamento sbagliato quello di lasciare i figli alle prese con smartphone e tablet senza dare delle regole ed è necessario un uso responsabile dei dispositivi mobili da parte dei genitori che deve essere correlato all’età dei figli per aiutarli nelle loro fasi di crescita.
L’alternativa, quindi, potrebbe essere quella di trovare delle applicazioni adatte ad ogni fascia di età e utilizzarle insieme ai piccoli ma solo per poco tempo nell’arco della giornata perché l’uso scorretto, soprattutto da parte dei bebè, degli strumenti elettronici potrebbe causare anche dei problemi allo sviluppo dell’apprendimento e del linguaggio.
Per saperne di più, Health Online ha intervistato la dottoressa Deny Menghini psicologa dell’ Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma diretta dal professor Stefano Vicari, la quale ha spiegato quali sono i possibili rischi per la salute dei bambini che utilizzano in modo frequente e prolungato i dispositivi mobili che ormai sono diventati parte integrante delle famiglie italiane.
“Il punto è proprio valutare per quanto tempo e in che modo vengono utilizzati i dispositivi mobili – ha detto la dottoressa Menghini – Lo smartphone di per sé è uno strumento che può essere, a seconda di come e quanto viene utilizzato, sia positivo che negativo. Gli studi scientifici affermano che questi dispositivi devono essere usati in maniera interattiva con i genitori perché hanno delle potenzialità elevate di favorire abilità cognitive, ma possono essere anche dannosi se il bambino viene assorbito completamente da giochi generici, riducendo i giochi con i coetanei, i contatti con gli altri bambini e le attività di manipolazione.
Altra cosa invece è l’uso moderato, per alcuni minuti al giorno, ed educativo di questi strumenti che potrebbero anche aiutare nello sviluppo di competenze come il linguaggio, le abilità visuo-spaziali, l’attenzione e la memoria, grazie a delle App di giochi creativi mirati condivisi sempre con il genitore.”
Spesso ci capita di vedere dei bambini isolati dal mondo circostante perché impegnati a giocare con i cellulari dei genitori. L’uso frequente e prolungato può portare a danni psicologici?
“Quando lo strumento mobile rientra nella routine quotidiana e assorbe il bambino a lungo, le occasioni di interazione con i coetanei si riducono, diminuendo così la possibilità di sperimentare e sviluppare abilità sociali e di problem solving, come l’empatia, le capacità di autoregolarsi che di solito si apprendono durante il gioco di gruppo e il confronto tra bambini.”
C’è un’età giusta per far interagire i bambini con questi dispositivi di ultima generazione?
“L’American Academy of Pediatrics non ne raccomanda l’utilizzo al di sotto dei 2 anni, ma a livello scientifico non ci sono ancora dati sufficienti che ne dimostrino il rischio dal punto di vista cognitivo e psicologico. Come tutti gli strumenti possono avere sia un effetto positivo che negativo a seconda del loro utilizzo. Di solito ai genitori viene raccomandato di usarli insieme al bambino, di interagire e commentare il più possibile le attività che stanno svolgendo per mediarne l’utilizzo.
Io all’interno dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma coordino un equipe che si occupa della valutazione e terapia dei bambini con disturbi di apprendimento, utilizzando anche dispositivi di ultima generazione per favorire, con la brain stimulation, abilità come la lettura in bambini dislessici. Molti dispositivi mobili possono quindi essere impiegati per la terapia di bambini con difficoltà cognitive e risultare un valido strumento per favorire le loro capacità”.
In conclusione, sì all’uso dei dispositivi mobili, ma con moderazione, per un tempo limitato nell’arco della giornata, e in compagnia dei genitori che condividono e spiegano ai figli i giochi interattivi ed educativi.
In questo articolo, Health Online come giornale di riferimento per la Sanità Integrativa, ha voluto far chiarezza sull’argomento, ascoltando due voci autorevoli che quotidianamente lavorano al fianco dei bambini e delle loro famiglie.
Non dimentichiamo che “La salute è il primo dovere della vita”(O.W.) e salvaguardare quella dei più piccoli è un dovere ancora più importante.