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Caregiver: la sfida del welfare familiare tra soluzioni e nuovi modelli di supporto

In Italia, milioni di persone si prendono cura quotidianamente di familiari anziani, disabili o non autosufficienti, spesso senza alcun riconoscimento formale o supporto adeguato. Questi caregiver familiari rappresentano una colonna portante del sistema di assistenza, sostenendo un welfare domestico che supplisce alle carenze strutturali dei servizi pubblici.
Chi sono i caregiver familiari
Secondo le stime più recenti, in Italia ci sono oltre 3 milioni di caregiver familiari, in prevalenza donne tra i 45 e i 64 anni. Molte di loro affrontano sacrifici personali e professionali per assistere i propri cari, spesso rinunciando al lavoro o riducendo le proprie ore lavorative. Circa il 37% dei caregiver è fuori dal mercato del lavoro, principalmente a causa degli impegni di cura che rendono difficile mantenere un impiego stabile.
Le attività svolte dai caregiver includono la gestione delle pratiche amministrative (90,7%), l’accompagnamento a visite mediche o terapie (75,3%), il supporto emotivo e la presenza continua (30,6%) e l’assistenza diretta nella somministrazione dei pasti o nell’igiene personale (20,5%) (CENSIS).
Il ruolo del caregiver familiare comporta un carico emotivo e fisico significativo. L’89,2% dei caregiver segnala una limitazione del tempo disponibile per il lavoro o altre attività personali, con una percezione più marcata tra le donne (93,4%) rispetto agli uomini (82,9%). Inoltre, l’88,3% degli intervistati riconosce lo stress psicologico associato al ruolo (CENSIS).
La situazione è particolarmente critica per coloro che assistono familiari con demenze, come l’Alzheimer. Secondo un’indagine Censis-AIMA, il 68,3% dei caregiver si sente solo, e il 41,1% delle famiglie si affida a una badante, sostenendo un costo medio annuo di circa 72.000 euro, in gran parte a carico delle famiglie.
Disparità territoriali e carenza di servizi
Il supporto disponibile per i caregiver varia significativamente tra le diverse regioni italiane. In media, ci sono 8,5 badanti ogni 100 persone sole over 60, ma nel Mezzogiorno la percentuale è molto più bassa, con un maggiore ricorso al lavoro irregolare. Questo mette ancora più in difficoltà le famiglie già fragili dal punto di vista economico e assistenziale.
Gli interventi istituzionali a sostegno dei caregiver familiari
Nel corso del 2025, sono arrivati segnali concreti – anche se ancora parziali – da parte del governo e delle Regioni per avviare un percorso più strutturato di riconoscimento e tutela dei caregiver familiari. Un tema cruciale, soprattutto alla luce dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle fragilità gestite in ambito domestico.
Tra le principali misure introdotte, spicca il Bonus Caregiver 2025, pensato come contributo economico mensile (da 200 a 1.000 euro) per chi assiste in modo continuativo un familiare disabile o non autosufficiente. L’iniziativa, ancora sperimentale, si affida alla gestione di INPS e Regioni, che ne determinano l’erogazione in base a requisiti economici e sanitari.
A sostegno di questo quadro, il Fondo nazionale per la disabilità è stato rifinanziato con 30 milioni di euro destinati a progetti di inclusione sociale e supporto, tra cui servizi di sollievo, formazione e sostegno psicologico per i caregiver. Parallelamente, dal 1° gennaio è attivo anche un bonus da 850 euro mensili per anziani non autosufficienti, pensato per favorire la permanenza al domicilio: un beneficio che, sebbene rivolto direttamente all’assistito, alleggerisce di fatto il carico sulle famiglie.
Alcune Regioni si stanno muovendo in modo più deciso. La Regione Emilia-Romagna, ad esempio, ha adottato una delibera che riconosce ufficialmente la figura del caregiver, prevedendo formazione certificata, accesso a contributi per adattamenti domestici e servizi alla persona, e il coinvolgimento diretto dei caregiver nella definizione delle politiche socio-sanitarie.
A dare visibilità a tutto questo lavoro, anche quest’anno il mese di maggio ha ospitato il Caregiver Day, un ciclo di eventi nazionali giunto alla sua quindicesima edizione. Dal 6 al 31 maggio, in diverse città italiane e anche online, si sono susseguiti incontri pubblici, conferenze e workshop che hanno messo al centro il valore – spesso invisibile – del lavoro di cura in famiglia. Il coinvolgimento di enti pubblici, esperti e organizzazioni del Terzo Settore ha rafforzato il dialogo tra cittadini e istituzioni, portando avanti la richiesta di una legge nazionale che dia finalmente dignità e diritti a chi ogni giorno si prende cura degli altri.
Il ruolo della sanità integrativa: l’esempio di Health Italia
Accanto alle iniziative pubbliche, anche il settore privato può offrire un supporto concreto ai caregiver. In questo contesto, Health Italia rappresenta un caso virtuoso. Attraverso piani sanitari familiari e servizi innovativi, l’azienda contribuisce ad alleggerire il carico assistenziale e a facilitare l’accesso a cure di qualità anche a domicilio.
Le soluzioni offerte comprendono:
- Coperture per visite specialistiche, diagnostica e ricoveri ospedalieri;
- Assistenza domiciliare integrata, utile per chi assiste persone non autosufficienti;
- Telemedicina e monitoraggio remoto dei parametri di salute;
- Accesso a reti di strutture convenzionate per facilitare l’accesso alle cure
Servizi che possono rappresentare un prezioso alleato per chi vive ogni giorno il peso – e la responsabilità – della cura.
I caregiver familiari sono il cuore pulsante, ma ancora invisibile, del sistema salute italiano. Sostenerli non è solo un dovere etico: è una necessità strutturale per garantire equità, dignità e sostenibilità. Serve una strategia integrata che unisca istituzioni, privato sociale e sanità integrativa, perché chi cura non resti più solo.
