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Centaurus, la sottovariante omicron ha una trasmissibilità elevata
Al 17 luglio sono 67.817 i nuovi contagi da Coronavirus e il tasso di positività è pari al 22,8%. A rilevarlo il bollettino della Protezione Civile e del ministero della Salute. “Anche questa settimana continua a crescere il tasso di incidenza dei casi di Covid nel nostro Paese, anche se a un ritmo un po’ più lento. Notiamo una lieve inversione di tendenza dell’Rt, che diminuisce leggermente ma resta al di sopra dell’unità, che rappresenta una soglia epidemica”, ha detto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nel video di commento ai dati del monitoraggio settimanale sull’epidemia Covid-19 in Italia.
A preoccupare sono le sottovarianti Omicron, soprattutto Omicron Ba.2.75 ribattezzata ‘Centaurus’, rilevata per la prima volta in India a inizio maggio e da allora registrata in una decina di Paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Germania e Canada.
Omicron Ba.2.75 è stata definita dall’Ecdc come “variante da monitorare” in quanto sembra avere una capacità di trasmissibilità più elevata di Omicron 5.
I casi di sotto-variante BA.2.75 isolati nel mondo ammontano a 290.
Oltre l’82% delle sequenze depositate nel database GISAID provengono dall’India, nella quale, a partire da inizio giugno, sono state depositate 239 sequenze del virus, pari a quasi il 4% dei virus isolati nel Paese tra il 14 giugno e il 5 luglio.
Dalle prime rilevazioni ‘Centaurus’ potrebbe “essere più trasmissibile o associata a malattie più gravi, ma i dati su questo fronte sono ancora deboli”. I virologi – riporta ‘The Guardian’ – sono stati allertati dal numero di mutazioni ‘extra’ contenute in BA.2.75, rispetto a BA.2 da cui è probabile si sia evoluta.
“Non sono tanto le singole mutazioni, ma il numero di combinazioni di mutazioni che ci preoccupano – ha spiegato Tom Peacock, virologo dell’Imperial College London, che è stato il primo a identificare Omicron come potenziale problema nel novembre 2021 – È difficile prevedere l’effetto di così tante mutazioni insieme, un quadro che conferisce al virus una sorta di proprietà ‘jolly’ in cui la somma delle parti potrebbe essere peggiore di ciascuna di esse. Sicuramente ‘Centaurus’ è un potenziale candidato a sostituire BA.5. Oppure, è probabilmente il genere di cose con cui faremo i conti dopo, ovvero una ‘variante di una variante’”.
“Penso che la dinamica di generazione delle varianti da parte del coronavirus Sars-CoV-2 in versione Omicron abbia una frequenza allarmante. Nel senso che nel giro di pochi mesi se ne sono generate una decina, alcune con notevole capacità infettiva”. A evidenziarlo all’Adnkronos Salute è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova. “Nessuno può prevederne il percorso evolutivo – spiega – ma sicuramente siamo di fronte a un virus che ha acquisito una notevole plasticità, molto superiore” rispetto al passato. “Tutti i virus evolvono – precisa – ce ne sono alcuni che lo fanno più di altri. Il virus dell’Hiv ha un processo evolutivo spaventoso, tanto è vero che non è possibile fare un vaccino contro questo virus. Non è insolito”, dunque, che nuove varianti si formino a distanza così ravvicinata.
La sottovariante di Omicron BA.2.75, continua Crisanti, è “una variante che desta preoccupazione principalmente perché è modificata la regione che viene riconosciuta dagli anticorpi neutralizzanti. Quindi di fatto questa variante potrebbe essere totalmente invisibile ai vaccini. Se ha il potenziale per diffondersi? Su questo esistono dei dati un po’ contrastanti, perché l’indice di infezione secondario”, che fa riferimento alla quota di casi secondari che derivano dal contatto con un caso primario, “era piuttosto basso, perlomeno dalle prime misure. Devo dunque dire che è un po’ prematuro vedere se questa variante ha una capacità di trasmissione uguale a queste ultime che abbiamo adesso”. “Non è detto dunque – conclude Crisanti – che quella che sui social è stata ribattezzata la variante ‘Centaurus’ sarà la prossima variante dominante riuscendo a scalzare Omicron 5. Non è detto, però sicuramente la preoccupazione degli organi di sorveglianza è direttamente legata a questi aspetti, alle caratteristiche delle mutazioni, che sarebbero un problema pure perché potrebbero eludere l’immunità naturale guadagnata con infezioni contratte da altre varianti Omicron. A quel punto si riparte da zero. Questo è il problema”.
Ad oggi in Italia è predominante al 75% la sottovariante BA.5 della Omicron e quest’ultima variante del virus SarsCoV2 continua ad avere una prevalenza stimata al 100%. Lo indicano i dati, aggiornati al 5 luglio, risultato dell’indagine rapida condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dal ministero della Salute con i laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.
Dall’indagine, cui hanno partecipato 108 laboratori e basata sulle sequenze genetiche di 1.876 campioni del virus SarsCoV2, emerge che la sottovariante BA.5 ha una prevalenza del 75,5% (con una forchetta che va dal 56,7% al 100%), seguita dalla sottovarianti BA.4 con la prevalenza del 13,2% (0% -41,7%).
Per quanto riguarda le preoccupazioni per la sottovariante di Omicron BA.2.75 legate alla possibilità di avere un autunno difficile, Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha affermato che “abbiamo già avuto un’estate con ondata epidemica. Non credo che la stagione sia l’elemento decisivo”. Quello che conta, invece, “è la ripresa della campagna vaccinale. Ed è confortante che le prenotazioni siano aumentate. Questa è una buona notizia”.
E proprio dal fronte della campagna vaccinale, dopo il via libera dell’European Medicines Agency e dell’European Centre for Disease Prevention and Control, la Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022 ha esteso la platea per la quarta dose a tutti gli over 60 e ai fragili over 12 con somministrazione da effettuarsi dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose.