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Che cos’è la depressione post partum? In Veneto un progetto di prevenzione
Felicità, curiosità, ma anche timore. Sono questi i sentimenti che prova una futura mamma durante i nove mesi di attesa. Cosa succede quando si diventa mamma? Cosa cambia? “L’arrivo di un figlio – spiega la psicologa-psicoterapeuta Marinella Cozzolino – cambia la vita perché il bambino non concede più quella libertà e spensieratezza alle quali la donna era abituata e così in lui di vede un limite e inizia a venire fuori un forte senso di responsabilità. Dal momento in cui la donna partorisce diventa consapevole del fatto che deve fare attenzione al bambino con compiti ben precisi soprattutto nei primi mesi di vita. Una serie di responsabilità forti che investono la mamma all’improvviso e che, in una situazione di normalità sono affrontate con tranquillità, ma quando si verificano delle condizioni avverse la situazione può diventare complicata”. Una situazione che se non riconosciuta in tempo può portare ad una depressione post-parto.
La depressione post-partum è una patologia della quale oggi ancora non si conoscono ancora le cause, ma esistono dei fattori di rischio che sono: ormonali, biologici, psicologici, sociali, (giovane età, inesperienza e mancanza di aiuto e sostegno), o anche dovuti alla presenza di persone nel nucleo familiare che hanno sofferto di depressione, solitudine, conflitti con il partner, abuso di sostanze, condizioni socio economiche sfavorevoli e ansia durante la gravidanza. Numerose ricerche hanno dimostrato che le donne in gravidanza possono soffrire di disturbi dell’umore: si stima che ne soffra almeno il 16 % delle puerpere italiane e che circa il 40% delle donne che presentano depressione nel post parto era già depressa durante la gravidanza. Ma il 90% dei pazienti che vengono sostenuti preventivamente, rispondono con successo alle terapie. Le cure possono consistere nella psicoterapia e nella partecipazione a terapie di gruppo con donne che manifestano gli stessi sintomi.
Secondo i dati del Ministero della Salute, la depressione post-partum colpisce l’’8-12% delle neomamme, generalmente alla nascita del primo figlio, esordendo tra la sesta e la dodicesima settimana dopo la nascita, ma, se riconosciuta, può risolversi in tempi brevi.
Aiutare le neomamme a vivere in serenità gravidanza e nascita, prevenire la depressione post-partum, eventualmente diagnosticarla e prendere in carico le donne che ne soffrono è l’obiettivo del progetto di prevenzione della Regione Veneto in collaborazione con il Registro Nascita istituito presso il Coordinamento malattie rare.
A breve partirà la campagna informativa che vedrà in distribuzione pieghevoli e locandine nei reparti di ostetricia e ginecologia di tutte le Ulss, nei poliambulatori, consultori e studi dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, per ricordare alle donne che “ogni nuova vita è una grande avventura” e lanciare il messaggio che, in caso di difficoltà, è possibile chiedere aiuto ai servizi ospedalieri e territoriali indicati.
È molto importante che la neo mamma chieda aiuto e che sia messa in condizione di aprirsi e parlare perché, come spiega la dottoressa Cozzolino “è un segno di grande fiducia che viene dato alla neomamma che si sente libera di parlare senza correre il rischio di essere additata come incapace e infantile”.
Non è facile capire i sentimenti, le paure e la vulnerabilità psicologica delle nuove mamme. “Spesso si pensa che è solo un momento – aggiunge – ed invece è importante non sottovalutare nessun sintomo e capire quando la donna tende a chiudersi, quando non ha forza a sufficienza per andare avanti nell’arco della giornata, quando ha poca gioia e scarso entusiasmo, ecco, questi sono dei campanelli d’allarme importanti che devono far capire che la neomamma sta vivendo un problema che deve essere risolto prima che porti a delle conseguenze difficili da gestire. L’importante è non lasciare sola la donna e permetterle di aprirsi senza giudicarla e senza minimizzare quello che sta provando in quel momento”. Se la neomamma ha delle insicurezze “non deve cadere nella trappola dell’inadeguatezza – sottolinea la psicologa – la prima cosa da seguire è l’istinto, in un secondo momento è consigliato affidarsi ad una figura di riferimento al di fuori del nucleo familiare, un professionista vicino alle idee della mamma. Quindi per evitare di sentire troppe voci che potrebbero insinuare nella donna il dubbio di sbagliare, io consiglio di scegliere un pediatra che sappia guidare la neomamma nel nuovo percorso.”.
Il ruolo del partner è fondamentale, “deve essere innanzitutto comprensivo, deve contenere le ansie della moglie e soprattutto deve essere capace di ascoltarla e non farla sentire inadeguata perché è la mamma che deve dare la forza al bambino, forza che acquisisce grazie al supporto e sostegno del proprio compagno. Il papà deve essere parte integrante della nuova vita, io consiglio di trovare delle strategie comuni e una suddivisione dei compiti e se la mamma non è perfetta agli occhi del compagno, pazienza, lui non può che esserne contento”, conclude la dottoressa Cozzolino.