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Coronavirus: il decalogo AIRC per i pazienti oncologici
L’emergenza epidemiologica causata dal nuovo Coronavirus, l’infezione responsabile dell’epidemia di polmonite che ha avuto origine nella città di Wuhan nella provincia di Hubei e che si è diffusa in tutto il mondo, sta tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Ogni giorno sono tante le domande in merito al Covid-19, tra queste anche quelle delle persone in cura per tumore e delle loro famiglie.
In Italia sono circa 3,5 milioni le persone che hanno superato una diagnosi di cancro e per dare loro assistenza in questo momento di emergenza AIRC, grazie alla collaborazione di tre scienziati della Fondazione, ha stilato un decalogo per rispondere alle principali domande dei pazienti oncologici e delle loro famiglie e per contribuire a fare chiarezza.
Gli esperti consultati da AIRC sono Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia molecolare presso l’Istituto di genetica molecolare del CNR di Pavia, Michele Milella, direttore del Dipartimento di oncologia dell’Università di Verona, e Francesco Perrone, direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale tumori di Napoli.
Prima di rispondere alle domande poste da AIRC, i tre esperti ci hanno tenuto a precisare che le conoscenze su questa nuova infezione umana, comparsa a dicembre 2019 sulla scena mondiale, sono poche, premature e cambiano di ora in ora. Perciò occorre molta cautela nell’offrire suggerimenti che non possono poggiare su evidenze e osservazioni specifiche, solide e rigorose. È però possibile dare alcune indicazioni di buon senso, basate su evidenze scientifiche validate in precedenti situazioni infettive ed epidemiche.
Di seguito i 6 quesiti con le relative risposte da parte degli esperti:
§ I pazienti oncologici sono più a rischio degli altri?
Per Giovanni Maga, i pazienti oncologici possono essere più esposti al rischio di infezione e di eventuali complicanze, in relazione al tipo di patologia tumorale, alla condizione generale dei malati e alle cure a cui sono sottoposti. «Le terapie immunosoppressive, che riducono l’efficienza del sistema immunitario, espongono a un maggiore rischio di contrarre qualunque infezione. Non vi sono indicazioni che un paziente oncologico sia più a rischio di infettarsi specificamente con Covid-19. Inoltre, verosimilmente, maggiore è la gravità del tumore sottostante e maggiore sarà il rischio di andare incontro a un decorso dell’infezione da Covid-19 più grave rispetto a una persona sana».
§ L’immunoterapia e l’immunosoppressione indotte dalla chemioterapia aumentano il rischio di infezione?
Per Francesco Perrone non esistono dati certi sui rischi di contrarre l’infezione da coronavirus durante la chemioterapia. «Tuttavia è ragionevole pensare, per analogia con quanto accade nel caso dell’influenza stagionale, che in presenza di immunosoppressione da chemioterapia ci possano essere più complicanze e che il loro andamento clinico possa essere peggiore».
§ Occorre rinviare o interrompere le terapie oncologiche?
Non ci sono ragioni che giustifichino l’interruzione o il rinvio di una terapia oncologica. Secondo Michele Milella, «l’unica ragione che potrebbe portare a una decisione di questo tipo potrebbe essere il rischio sanitario connesso al luogo dove vengono effettuate le cure. In questo caso vorrebbe dire che il reparto di Oncologia della struttura di riferimento è stato esposto all’infezione da coronavirus, com’è per esempio accaduto a Crema».
§ Quali sono i rischi per chi si sottopone a radioterapia o a terapia ormonale?
Entrambi i tipi di cure non espongono a maggiori rischi. Su questo punto, Perrone chiarisce che «la terapia ormonale non agisce direttamente sul sistema immunitario e la radioterapia lo influenza meno della chemioterapia, quindi è ragionevole affermare che si può stare un po’ più tranquilli».
§ Quali accorgimenti deve prendere un malato oncologico? Occorre indossare la mascherina?
Le regole generali di comportamento suggerite dal Ministero della Salute restano fondamentali per contenere il rischio di contagio anche per i malati oncologici. Perrone rassicura: «La mascherina serve solo nel caso in cui si pensi di poter essere affetti dall’infezione, e nel caso in cui si assista una persona sicuramente contagiata. Può anche essere utile per coloro che assistono malati di tumore in condizioni di immunosoppressione, per esempio durante l’abbassamento dei globuli bianchi causato dalla chemioterapia».
§ Cosa succede se un malato oncologico contrae il coronavirus?
Milella spiega che, in caso di infezione da coronavirus, «in un paziente oncologico ci si comporta come avviene in caso di polmonite di origine batterica, il cui trattamento diventa prioritario rispetto a quello del cancro. Questo, d’altronde, avviene per tutte le malattie acute».
§ Quali sono le raccomandazioni per le persone che si prendono cura dei malati oncologici?
Chi assiste i pazienti oncologici può facilmente essere un veicolo d’infezione. Pertanto come spiega Perrone «è ragionevole che chi si prende cura di un malato di tumore, specialmente se è in chemioterapia, deve fare attenzione a non venire in contatto con soggetti che presentano sintomi come febbre e tosse». Nel caso un familiare o chi si prende cura di un malato manifestino sintomi di infezione respiratoria, suggerisce in aggiunta Milella, «è raccomandabile mantenere le distanze dal malato di cancro e osservare tutte le raccomandazioni contenute nel decalogo diffuso dal Ministero della Salute».