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Covid-19: individuata una nuova sottovariante
Occhi puntati sulle nuove mutazioni del virus SARS-Cov-2.
Si chiama Bythos la nuova sottovariante Covid-19 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito nella lista di Omicron 5 tenendola sotto stretto monitoraggio per caratteristiche di maggiore trasmissibilità e fuga immunitaria. La sigla ufficiale è XBF ed è la settima sottovariante sorvegliata speciale che va ad aggiungersi alle sotto-varianti BF.7, BQ.1 (Cerberus), BA.2.75 (Centaurus), CH.1.1 (Orthrus), XBB (Gryphon), XBB.1.5 (Kraken).
L’ultimo bollettino dell’Oms identifica nuove tendenze: si osserva un calo delle sotto-varianti discendenti da BA.5 passate dal 70,7% di fine 2022 al 42,7% di fine gennaio; stabili quelle derivanti da BA.2, mentre sono in crescita le sotto-varianti ricombinati, passate dal 10,6% al 32,7% soprattutto grazie al contributo di XBB. 1.5. Bythos rappresenta poco più dell’1% dei campioni sequenziati a livello globale, ma possiede mutazioni che possono conferirle maggiore trasmissibilità e capacità di sfuggire alla risposta immunitaria.
La sottovariante XBF rispetto a Omicron BA.5 presenta 11 mutazioni aggiuntive nella proteina Spike ma non è nuova: è frutto di una ricombinazione tra BA.5.2.3 e CJ.1 e le prime sequenze sono state segnalate a fine luglio. Le prime sequenze di XBF sono state segnalate il 27 luglio 2022.
Al 12 febbraio la nuova sottovariante è stata riscontrata in 46 Paesi, di cui 7 (Australia, Nuova Zelanda, Austria, Danimarca, Regno Unito, Svezia e Stati Uniti) hanno segnalato a oggi oltre 100 sequenze. “Al momento – precisa l’Oms – non sono state riportate evidenze epidemiologiche secondo cui XBF causi un aumento di casi Covid, ricoveri o morti”.
L’Oms ha reso noto che dal 16 gennaio al 12 febbraio si sono verificati 6,7 milioni di nuovi casi e 64 mila decessi nel mondo, con un calo rispettivamente del 92% e il 47%.
Sebbene la tendenza sia ormai consolidata, avverte l’Oms, i dati sui contagi sono sottostimati a causa di una riduzione nelle attività di testing. Il rallentamento è comunque confermato anche dai dati relativi ai ricoveri, in reparto e in terapia intensiva, calati rispettivamente del 53% e del 24% rispetto al mese precedente.
In Italia, nella settimana dal 10 al 16 febbraio si è verificata una diminuzione di nuovi casi rispetto alla precedente: 28.347 vs 30.901. Lo rende noto l’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE. I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Campania (+2,1%), Friuli-Venezia Giulia (+2,5%), Lazio (+1,2%) e Molise (+7,7%): dal -3,4% della Basilicata al -31,9% delle Marche. In 25 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,2% di Bari al +57,1% di Sondrio, mentre nelle restanti 78 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,3% di Torino al -53,4% di Macerata); stabili Frosinone e Enna con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti.
“Seppur ampiamente sottostimati – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si confermano in ulteriore calo (-8,3%): da quasi 31 mila nella settimana precedente scendono a oltre 28 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco oltre 4 mila casi al giorno”.