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eHealth. Perché la sanità digitale interessa le spese di tutti gli italiani

11 Gennaio 2018

La trasformazione digitale della sanità pubblica è una prospettiva realistica e necessaria che produce un guadagno complessivo di 4 miliardi di euro in Italia. Intrapresa da pochi anni, questa nuova via dello “star bene” si figura con dei tratti diversi dalla sua antecedente: è più vicina al paziente, equilibra il rapporto qualità-costo, riduce sprechi e inefficienze. “Ogni euro – ha fatto sapere la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin – verrà reinvestito per migliorare l’assistenza ai cittadini”. Con l’avanzare delle tecnologie e con il dilatarsi della rete mediatica, anche il sistema sanitario avverte l’esigenza di puntare su nuovi sistemi di gestione della sanità. Come infatti avviene in molti ambiti, grazie al digitale, le prospettive di sviluppo della medicina, e dunque della ricerca, sono enormi, e rendono possibile quel salto decisivo in grado di sostituire il paradigma dell’assistenza tradizionale. L’obiettivo? Ottimizzare l’allocazione delle risorse e innalzare la redditività sociale.

Sulla dimensione 3.0 della sanità se ne è discusso in occasione del convegno “Sanità elettronica e processi digitali nel settore della salute”, avvenuto a Roma presso la Camera dei deputati. L’incontro, moderato dalla giornalista della Rai Maria Antonietta Spadorcia e organizzato dall’associazione Italian Digital Revolution con il patrocinio dell’Agenzia per l’Italia digitale, dell’Agenzia nazionale per i giovani, di Formez PA, della Regione Lazio e della fondazione “I Sud del mondo”, ha illuminato uno scenario del tutto inedito, a partire dalla cartella clinica digitale, strumento indispensabile per modernizzare l’intero sistema e puntare sulle nuove frontiere offerte dal maggiore utilizzo delle tecnologie.

“La sanità italiana è a un bivio – ha spiegato Mauro Nicastri dell’Agenzia per l’Italia digitale e presidente dell’Aidr –. Appare ormai chiaro come l’innovazione digitale sia essenziale per andare verso una sanità sostenibile, ma occorre accelerare e rimuovere barriere e inerzie all’innovazione cominciando dal valorizzare al meglio le iniziative di successo già presenti sul territorio italiano ed europeo. Nei prossimi mesi sarà importante utilizzare con migliori risultati le risorse economiche a disposizione, come per esempio quelle del PON governance ‘ICT per la salute’, la cui reale disponibilità dipenderà anche dalla capacità di programmazione e progettualità. È inoltre fondamentale investire nella cultura digitale di cittadini e operatori, coinvolgendoli anche nella progettazione dei nuovi servizi. In sintesi, è urgente agire affinché il SSN e i sistemi sanitari regionali, che vanno resi sempre più digitali, possano mettersi in marcia speditamente per rispondere alle esigenze di utenti, medici e operatori”.

La Commissione Europea ha definito l’eHealth, traducibile con sanità elettronica o digitale, come “l’uso delle ICT nei prodotti, servizi e processi sanitari accompagnato da cambiamenti di ordine organizzativo e sviluppo di nuove competenze, il tutto realizzato allo scopo di migliorare la salute dei pazienti, dell’efficienza e della produttività in ambito sanitario, nonché a un più alto valore economico e sociale della salute. L’eHealth riguarda l’interazione tra i pazienti e chi offre i servizi sanitari, la trasmissione di dati tra le varie istituzioni o la comunicazione tra pazienti e/o professionisti in ambito sanitario”. Quello che tuttavia interessa al Governo italiano è il risparmio della spesa pubblica sanitaria: considerando che intorno al 2050 in Europa gli over 60 copriranno circa il 35% della popolazione la cura digitale è l’unica soluzione dal momento che limando il muro della burocrazia ed eliminando buona parte della carta a vantaggio di cartelle e ricette elettroniche, si raggiungerebbe un risparmio notevole pari, secondo cifre ufficiali, a una diminuzione del 10-15 % della spesa sanitaria, pari a 20 miliardi, ovvero un punto del nostro Pil.

Ad oggi, tuttavia, c’è da dire che malgrado il considerevole impegno, l’Italia non è ancora preparata per affrontare la storica svolta. Lo dicono i numeri: nel corso del 2016 solo l’1,1% della spesa sanitaria è stato destinato alla digitalizzazione: 1,27 miliardi, con un calo del 5% rispetto all’anno precedente (1,34 miliardi). Restando nel 2016 si è assistito a un investimento organico di 65 milioni sulla cartella elettronica. Gli sforzi da parte del Paese però ci sono anche se si tratta di un cammino praticato gradualmente ma che vedrà grandi risultati sia in termini di risparmio pubblico che di crescita delle aziende e dunque di business dei profitti privati.

Tags: ehealth, salute, sanità, sanità digitale, spesa sanitaria
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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