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Farmaci, è emergenza: un italiano su due rinuncia all’acquisto. Il ruolo della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus

8 Giugno 2017

Lo scorso 17 marzo, nell’ambito del congresso Farmacista più, è stata presentata l’indagine “Nuove povertà e bisogni sanitari”, realizzata da Doxa per il Banco Farmaceutico. I dati emersi sono a dir poco allarmanti, e rappresentano l’ennesima conferma di quanto la crisi stia pungendo le famiglie, mettendo a rischio anche il diritto alla salute. Quasi 1 italiano su 2 (45%) ha rinunciato nell’ultimo anno ad acquistare farmaci, in particolare quelli completamente a carico del cittadino. La ricerca, che si pone l’obiettivo di indagare e analizzare le difficoltà che incontrano i cittadini nell’accesso alle cure, evidenziando i profili più a rischio, dimostra che il tasso di rinuncia è più elevato tra le casalinghe e i pensionati: 52% quando vivono in famiglia, 53% quando vivono da soli. Sono a rischio i lavoratori precari (per loro la percentuale raggiunge il 41% se vivono in famiglia e il 40% se vivono da soli), ma anche chi ha un lavoro stabile: in questo caso, la percentuale è del 39% per chi vive in famiglia e il 46% tra chi vive solo.

Quasi la metà degli intervistati (il 45%) ha dichiarato di avere in famiglia almeno un caso di patologia rilevante. E quanto più aumenta il numero delle malattie in concomitanza in famiglia, tanto più è difficile l’accesso ai farmaci. Nei nuclei famigliari in cui c’è almeno una patologia rilevante, la rinuncia all’acquisto di medicinali raggiunge quota 54%, mentre in quelli con due o tre malattie arriva al 57%. Nelle famiglie con quattro patologie o più, si rinuncia nel 64% dei casi.

Ma i problemi non si fermano all’acquisto di farmaci. È allarme anche per quanto concerne le rinunce alle visite mediche o ai controlli: 1 italiano su 4 (il 26%) nell’ultimo anno ha rinunciato almeno ad una visita medica, in particolare a terapie di riabilitazione e visite odontoiatriche.

Le categorie più a rischio sono sempre i lavoratori precari, le casalinghe e i pensionati, oltre ai genitori separati con figli a carico.

Più di 1 famiglia su 2 dichiara di avere problemi economici per l’accesso alle visite specialistiche: le difficoltà più grosse si riscontrano nell’effettuare visite specialistiche a pagamento (32%), esami del sangue (31%), visite specialistiche ospedaliere con pagamento del ticket se previsto (28%), visite odontoiatriche (26%).

Eppure, nonostante tutto, sono pochissime le persone che chiedono aiuto: solamente l’1% degli intervistati ha infatti ammesso di avere ricevuto un supporto da enti assistenziali è marginale.

Ormai – e questo è evidente –  la povertà sanitaria è una emergenza con la quale siamo costretti a fare i conti tutti i giorni, perché riguarda grandi fasce della popolazione. Per molti, il diritto alla salute è sempre più a rischio.

La Fondazione Banco Farmaceutico Onlus è nata proprio per dare un supporto e rispondere al bisogno farmaceutico di tutte quelle persone per cui curarsi è ormai diventato un lusso. Per saperne di più, abbiamo fatto qualche domanda al presidente della Fondazione, il dott. Paolo Gradnik.

I dati dell’ultima indagine Doxa sono molto preoccupanti: nell’ultimo anno 1 italiano su 2 ha rinunciato all’acquisto di un farmaco e molti rinunciano anche a controlli e visite mediche. Le famiglie, insomma, stanno “tirando la cinghia” sulla salute. Curarsi sta diventando davvero un lusso?

I dati emersi sono effettivamente molto preoccupanti: il rinunciare ad assumere un farmaco di cui abbiamo bisogno, ad effettuare un controllo o una visita medica necessarie mettono a rischio la nostra salute e ci espongono a trovarci poi con problemi ancora più seri. Questo sta succedendo in Italia (ma è un dato che emerge un po’ in tutta Europa). Oggi il SSN copre poco più del 60% della spesa farmaceutica degli italiani, il resto il cittadino lo deve pagare di tasca propria e, se non ha i soldi per farlo nasce il problema.

Come si può affrontare la situazione e quali sono i passi da portare avanti affinché la salute torni ad essere una priorità?

Prima di tutto basta con le dichiarazioni di principio e confrontiamoci con la realtà: il SSN garantisce solo una parte della salute degli italiani e la situazione non cambierà in futuro, sarà già molto se questa parte non diminuirà ulteriormente nei prossimi anni. Perché curarsi adeguatamente non diventi davvero una possibilità per soli ricchi occorre da un lato che lo Stato aumenti le risorse a disposizione della farmaceutica territoriale e dall’altro che si incentivi l’assistenza che la rete di realtà caritatevoli presente nel nostro paese può dare a chi non ha i soldi per farsi carico del 40% che resta.

Secondo l’indagine, nonostante tutti i problemi di accesso ai servizi sanitari, la percentuale di persone che dichiara di aver ricevuto supporto da enti assistenziali è veramente marginale. Ma quali possono essere i motivi?

Questa, a mio modo di vedere, è la conseguenza di due fattori concomitanti. Il primo è che siamo di fronte alle “nuove povertà”, cittadini italiani che fino a poco tempo fa godevano di redditi sufficienti e si sono improvvisamente trovati (per varie cause) in condizioni disagiate: queste persone da un lato possono vivere con disagio l’idea di rivolgersi a strutture che hanno sempre considerato “per i poveri” e dall’altro sono probabilmente spaesati rispetto ad un sistema di assistenza dove tradizionalmente funziona molto il “passa parola”. Il secondo è che il sistema degli enti caritativi, seppur ricco di realtà fantastiche dal punto di vista umano, è molto parcellizzato e così spesso fa fatica ad essere visibile. Questo è un punto su cui occorre che il mondo non profit italiano rifletta a fondo.

Il Banco Farmaceutico promuove ogni anno la Giornata di Raccolta del Farmaco, proprio per aiutare le persone che non possono permettersi di acquistare le medicine. Quali farmaci possono essere donati e a come funziona la distribuzione delle medicine raccolte?

La GRF è dedicata alla raccolta dei farmaci che si acquistano senza ricetta medica, che per definizione non sono erogati dal SSN e pertanto sono proprio quelli a cui più facilmente le persone povere sono costrette a rinunciare. I farmaci raccolti in farmacia vengono messi a disposizione gratuitamente dell’ente di assistenza convenzionato più vicino alla farmacia stessa. Trasparenza e aiuto di prossimità.

Quali sono i numeri della Giornata di Raccolta del Farmaco? Quanti farmaci si riescono a raccogliere, di media, ad ogni edizione?

Lo scorso 11 febbraio abbiamo effettuato la raccolta in 3850 farmacie di tutta Italia, raccogliendo 375.239 farmaci per un controvalore superiore a 2.205.000€. Un risultato lusinghiero, in quanto è aumentata sia la raccolta totale che quella media per farmacia. L’ordine di grandezza si è consolidato negli ultimi anni e questo testimonia un gesto che non stanca ed una carità sempre viva.

Ci sono differenze importanti tra le varie regioni italiane?

Le differenze derivano dal grado di copertura che l’iniziativa ha nelle varie provincie italiane e dal numero di farmacie che vi aderiscono, non certo dalla generosità dei cittadini che si rivela sempre eccezionale: in ogni parte d’Italia due persone su tre che entrano in farmacia durante la giornata di raccolta donano almeno un farmaco. Il primo grazie va sempre al cuore degli italiani.

Quanto sono aumentate in questi anni le persone assistite dal Banco Farmaceutico?

Quest’anno siamo riusciti ad assistere 578.000 persone, un aumento rispetto all’anno scorso di circa il 10%. È un numero significativo, impensabile 17 anni fa quando siamo partiti, ma moltissimo resta ancora da fare. Basti pensare che l’ISTAT ci dice che oggi in Italia ci sono oltre 5 milioni di famiglie in condizione di povertà assoluta. Queste famiglie hanno bisogno di curarsi adeguatamente e le loro condizioni economiche non glielo permettono. L’attività del Banco tuttavia non si esaurisce con la Giornata di Raccolta del Farmaco ma continua tutto l’anno, raccogliendo donazioni da tutta la filiera del farmaco. Questo ci permette di rispondere al bisogno con continuità, anche in caso di calamità o nei Paesi in via di sviluppo. Nel 2016 abbiamo distribuito gratuitamente un totale di circa 1,8 milioni di farmaci.

 

Sono tantissimi i farmaci che vengono sprecati ogni anno, che restano inutilizzati nelle nostre case, fino a scadere, o che vengono gettati via. Banco Farmaceutico ha promosso proprio per questo il progetto “Recupero farmaci validi non scaduti”. Come funziona? È attivo in tutta Italia?

Il fatto che nelle case, specie quelle delle persone anziane, vi siano farmaci perfettamente validi e non più utilizzati è un fenomeno fisiologico: basta pensare banalmente alla necessità frequente di cambio di terapia in presenza di patologie croniche. Recuperare questi farmaci e nel contempo assicurarsi che essi siano integri e perfettamente utilizzabili in condizioni di sicurezza non è una cosa semplice. Tuttavia, dato l’importante significato che questo gesto ha sia in termini di aiuto al bisogno che in termini di recupero di risorse preziose, Banco Farmaceutico già da alcuni anni ha avviato dei progetti pilota in varie città d’Italia, posizionando appositi bidoni nelle farmacie. L’auspicio è di poter estendere questo servizio ad un numero sufficiente di farmacie e località da poter rendere il gesto facile ed abituale a tutti i cittadini italiani. Occorrono però risorse, anche economiche. Da questo punto di vista vorrei vedere un ruolo più attivo delle varie amministrazioni comunali che, oltre a tutto, risparmierebbero i costi di smaltimento di questi farmaci “sprecati”.

Banco Farmaceutico conta su tantissimi volontari. Come si può entrare a fare parte della vostra realtà?

Sono oltre 14.000 i volontari che ogni anno dedicano qualche ora del loro tempo e tutto il loro entusiasmo alla riuscita della colletta farmaceutica. A questi vanno aggiunti i volontari, circa 400, che si dedicano con continuità all’opera di Banco Farmaceutico. La nostra è un’opera che si basa sul volontariato, per cui le persone di buona volontà che vogliono partecipare a questo gesto non bastano mai. Invito tutti a contattare le nostre sedi provinciali o direttamente la Fondazione a Milano: il tempo che vorranno dedicare a Banco Farmaceutico sarà prezioso per aiutare chi è meno fortunato di noi ma sono sicuro che sarà anche un’esperienza che renderà più ricca la vita.

Come si può sostenere le vostre iniziative?

Innanzitutto indicando la Fondazione Banco Farmaceutico Onlus ed il suo codice fiscale 97503510154 nello spazio del 5×1000 della dichiarazione dei redditi: un gesto che non costa nulla ma che aiuta concretamente la nostra attività. Invito però tutti anche a scaricare l’app DoLine sul proprio telefonino, in questo modo si resterà sempre al corrente di tutte le campagne di aiuto concreto che Banco Farmaceutico lancia durante l’anno e si potrà partecipare attivamente, donando dei farmaci preziosi a sostegno di quelle stesse campagne.

Tags: banco farmaceutico, dott. Paolo Gradnik, farmaci
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manopulo
manopulo
Bolognese di nascita e quasi romana d’adozione, mi sono laureata in Scienze della comunicazione pubblica, sociale e politica, e specializzata prima con un Master in diritto parlamentare e valutazione delle politiche pubbliche e poi con un Master in Digital PR e Media Relations. Ho avuto diverse esperienze nel settore della comunicazione; dopo più di tre anni passati nell'ufficio stampa di un gruppo parlamentare alla Camera dei deputati, ora lavoro nell'ufficio Comunicazione e Marketing di Health Italia.

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