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Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da coronavirus
Mattarella: “Il 18 marzo 2020 rimane nella memoria come uno dei momenti più drammatici della storia della Repubblica”
In 3 anni dall’inizio della pandemia da Covid-19, in Italia si sono registrate 188.750 vittime e 25.651.205 contagi. Nel mondo, invece, secondo l’Oms, ci sono quasi sette milioni di decessi segnalati per Covid-19, anche se il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che “il numero effettivo di decessi è molto più alto”.
Il 18 marzo si è celebrata la terza Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus, istituita formalmente il 17 marzo 2021. La data scelta è quella in cui nel 2020 i camion militari carichi di bare sfilarono per Bergamo.
Il 18 marzo del 2020 “è stato tra i momenti più drammatici della storia della Repubblica”, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso della cerimonia di commemorazione a Bergamo, una delle città più colpite dal virus Sars-CoV 2. Il ricordo delle vittime è cominciato con la posa di una corona di fiori gialli e rossi davanti alla lapide del cimitero monumentale di Bergamo. Le commemorazioni, nel giorno esatto in cui tre anni fa i camion militari portarono via le bare da Bergamo, sono continuate al parco Martino Lutero alla Trucca per l’inaugurazione del Bosco della memoria.
“In questa Giornata – ha affermato Mattarella – rinnovo sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari delle vittime e nello stesso tempo esprimo riconoscenza a quanti hanno contribuito a contenere un pericolo così grave, improvviso e pervasivo, tale da mettere a repentaglio la salute pubblica globale. L’impegno profuso nello scongiurare le conseguenze della pandemia – non ancora pienamente debellata – costituisce un patrimonio di valori fondamentali da preservare per esser in condizione di far fronte a ogni sfida di portata internazionale”.
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una nota ha affermato che “Oggi l’Italia onora e rende omaggio alle vittime del Covid e si stringe ancor una volta alle loro famiglie e ai loro cari. La Nazione ha affrontato uno dei periodi più difficili della sua storia. Più di tre anni fa il coronavirus è entrato nelle nostre vite e le ha sconvolte, ma il popolo italiano non si è lasciato abbattere e ha trovato la forza di reagire. Il nostro ringraziamento va a tutti i connazionali che si sono donati al prossimo con spirito di sacrificio, umanità e professionalità e hanno così permesso all’Italia di superare le fasi più acute della pandemia. Penso, ad esempio, all’ammirevole abnegazione del personale sanitario, allo straordinario contributo degli enti di solidarietà sociale e al grande senso di responsabilità dei lavoratori dei servizi essenziali che hanno garantito le attività fondamentali”. “L’Italia ha pagato un prezzo molto alto e il cammino per superare del tutto le conseguenze negative – dal punto di vista sanitario, sociale ed economico – della crisi pandemica non è ancora finito. La strada è però tracciata e l’Italia, ne siamo certi, sarà in grado vincere anche questa sfida”.
Una sfida che sta per essere vinta. L’Oms si dice «fiduciosa» che l’emergenza internazionale possa terminare entro quest’anno e che il Covid diventerà paragonabile ai virus dell’influenza stagionale.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci, presente alla commemorazione, oltre a ricordare la perdita di familiari e amici e il sacrificio professionisti sanitari e sociosanitari che hanno combattuto contro il Covid-19, ha lanciato un invito di cauto ottimismo per lasciarci alle spalle la pandemia. “L’obiettivo è voltare pagina senza smettere di vigilare. Lo si continuerà a fare, pur snellendo le modalità con cui si segue l’andamento di Covid. Monitoriamo con attenzione sia l’andamento epidemiologico che la circolazione delle nuove varianti – spiega Schillaci – semplificando la lista degli indicatori utilizzati settimanalmente dalla cabina di regia”.
Il ministro ha ricordato come il Paese abbia reagito sin dall’inizio della pandemia. “L’Italia nelle prime fasi dell’emergenza ha reagito attivando misure di emergenza per aumentare i posti letto di terapia intensiva e semintensiva, potenziare la disponibilità di ventilatori e dispositivi di protezione individuale. Poi è arrivato il lockdown e tutti abbiamo dovuto dare il nostro contributo per contenere il virus rispettando le norme di protezione e di distanziamento sociale”. Complici le restrizioni dunque, “l’emergenza Covid ha segnato anche una battuta d’arresto alle prestazioni ospedaliere e di specialistica ambulatoriale: milioni di ricoveri, visite, screening oncologici non effettuati. A sostegno delle Regioni impegnate a ridurre le liste d’attesa e a recuperare le prestazioni perse – rimarca il ministro – abbiamo garantito i fondi necessari e il massimo supporto nell’attuazione dei piani operativi”.
Schillaci ha inoltre sottolineato che pur nella sua tragicità l’emergenza “ha rafforzato la consapevolezza di quanto sia essenziale tutelare il diritto alla salute che i nostri Padri Costituenti hanno riconosciuto come diritto fondamentale. Avendo come faro sempre l’articolo 32 della Costituzione, siamo impegnati a curare le ferite inferte dal coronavirus per rendere più resiliente il Servizio sanitario nazionale e superare disuguaglianze ancora esistenti”.
“Il Covid – prosegue il ministro – ha insegnato che per rafforzare il Ssn si deve investire in via prioritaria sul personale valorizzandolo sia in termini di trattamento economico che professionale, rendendo la sanità pubblica più attrattiva. Ha insegnato che occorre rivedere i modelli organizzativi accelerando il processo di potenziamento dell’assistenza territoriale, realizzare concretamente la sanità di prossimità e riportare l’ospedale alla sua precipua funzione che è quella di gestire le urgenze e le complessità. La riforma della medicina del territorio è centrale nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”, il Pnrr, “con 7 miliardi di investimento; la Missione 6 prevede anche di rendere strutturali le misure assunte in emergenza – sottolinea – dotando il servizio sanitario di 3.500 posti letto di terapia intensiva e 4.225 posti letto di terapia semi-intensiva. Al 31 gennaio 2023, sono stati realizzati oltre il 40% dei posti letto di terapia intensiva programmati”.
Il ministro della salute ha annunciato che “dobbiamo prepararci ad affrontare possibili emergenze future, non tralasciando nulla in termini di adeguamento dei piani e allocazione e gestione delle risorse. Nel gennaio 2021 è stato aggiornato il piano pandemico e sono state effettuate le esercitazioni previste. Abbiamo inoltre aderito al joint procurement europeo sui vaccini influenzali pandemici per non trovarci scoperti nella malaugurata ipotesi di una nuova emergenza, e stiamo collaborando con la nuova Agenzia delle emergenze europea (Hera) sulla messa a punto delle scorte di prodotti necessari a fronteggiare qualsiasi emergenza. Verso la fine dell’anno, poi – aggiunge – aggiorneremo il piano pandemico influenzale estendendo le indicazioni ad altri patogeni respiratori”.
Schillaci ha parlato anche degli episodi di violenza verso gli operatori sanitari. “Anche questo non va dimenticato – ammonisce – perché, come abbiamo detto con la nostra campagna di sensibilizzazione, ‘la violenza non cura’: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, sì”.