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Il Covid-19 non è più una emergenza sanitaria internazionale: fine di un incubo
Trepida attesa per l’incontro, il 15esimo incontro da inizio pandemia il primo si è tenuto il 22-23 gennaio 2020, del Comitato di emergenza per il Covid-19, per decidere se la pandemia fosse ancora da considerare un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Dall’incontro del 4 maggio sono arrivate buone notizie. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, nella conferenza stampa a Ginevra, annuncia la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per il Covid-19.
L’annuncio di Tedros Ghebreyesus ha il sapore di una liberazione: “Il Comitato Oms ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione”.
Dopo 1221 giorni, finalmente si può pronunciare la parola “fine” di un incubo che, da quel 30 gennaio 2020, per 3 anni ha tenuto il fiato sospeso il mondo intero per un virus che ha causato 20 milioni di morti.
Tedros Ghebreyesus, durante la conferenza stampa, ha sottolineate che la parola fine non significa che sia tutto finito. “E’ con grande speranza che ora io dichiaro la fine del Covid-19 come emergenza sanitaria globale, ma ciò non significa che il Covid sia finito in termini di minaccia alla salute globale. Resta infatti il rischio di nuove varianti emergenti che possono causare altre ondate di casi e morti”.
“La cosa peggiore che i paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, smantellare il sistema che hanno costruito e lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi”. Migliaia di persone stanno proprio ora lottando nelle terapie intensive, e dunque, ha affermato, “il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando”.
In poche frasi, il numero uno dell’Oms ha ricordato cosa abbiano significato questi ultimi tre anni. “All’inizio della pandemia, fuori dalla Cina c’erano circa 100 casi di Covid e non vi erano morti dichiarati. In tre anni il mondo si è capovolto: circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è pari almeno a 20 milioni di morti. Il Covid è stato molto di più di una crisi sanitaria, ha causato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e ha spinto milioni di persone nella povertà”. Ma da un anno la pandemia registra una tendenza al ribasso ed ora, grazie ai vaccini ed ai nuovi farmaci, ci sono meno morti ed i sistemi sanitari non sono più sotto stress. Da qui arriva la decisione di porre fine allo stato di emergenza.
A questo però si aggiunge il rammarico nel riconoscere gli errori che sono stati fatti in questi anni di pandemia da Covid-19.
“Una delle maggiori tragedie è che il Covid non doveva andare in questo modo, ma a livello globale una mancanza di coordinamento, di equità e solidarietà ha significato che gli strumenti a disposizione non siano stati utilizzati efficacemente come avrebbero potuto e sono state perse vite che non dovevano essere perse”, ha affermato Tedros Ghebreyesus, che ha promesso un impegno “verso le generazioni future a non tornare indietro al vecchio schema di panico e trascuratezza che ha lasciato il mondo vulnerabile, ma andremo avanti con un impegno comune a fare fronte a minacce comuni con una risposta comune”. E gli strumenti ci sono, a partire dal nuovo Piano pandemico globale. Insomma, imparare da ciò che è accaduto: “Il Covid – ha detto – ha cambiato il nostro mondo. Promettiamo ai nostri figli che non faremo mai più gli stessi errori”. Anche perché, ha affermato Mike Ryan del Programma per le emergenze sanitarie dell’Oms, “l’emergenza può essere finita ma la minaccia resta. Nella maggioranza dei casi, le pandemie finiscono davvero solo quando una nuova pandemia comincia”. Si apre dunque ufficialmente da oggi una nuova fase, quella in cui i Paesi dovranno gestire il Covid non più come un’emergenza ma sul lungo periodo, come le altre malattie infettive. E con tale obiettivo, cambia in Italia il sistema di monitoraggio dell’epidemia: sarà ora semplificato e terrà conto solo di pochi indicatori, come i casi, i ricoveri ed i decessi.
Il commento degli esperti italiani
Per Roberta Siliquini, presidente della Società italiana d’Igiene, medicina preventiva di sanità pubblica (Siti), “L’uscita dalla pandemia non vuol dire che il virus non circola. Si tratta di una dichiarazione ufficiale che permette di ridare, ai singoli Stati, una più ampia autonomia nelle misure. Mentre, con una dichiarazione di emergenza pandemica, ogni Paese doveva comunque sottostare a regole internazionali”. “Sappiamo tutti – ha aggiunto Siliquini – che il virus continua a circolare. Certamente l’impatto che ha nella popolazione è estremamente ridotto, rispetto a quello che ci ricordiamo tutti, grazie alle elevatissime coperture vaccinali che, nel nostro Paese, siamo riusciti ad avere. Certamente bisogna mantenere misure di precauzione, soprattutto in presenza di persona fragili, anziane, che vanno protette, e in luoghi estremamente affollati”.
Anche Francesco Vaia, direttore generale dell’Inmi Spallanzani, ha commentato la fine dello stato di emergenza sanitaria mondiale per il Covid-19 da parte dell’Oms.
“L’Oms ha finalmente certificato quello che ripeto ormai da tempo: la pandemia è finita. Questa dichiarazione ha anche un risvolto fortemente simbolico ed emozionante per tutti, soprattutto per chi, come noi, lo ha vissuto in prima fila”. “È stata una lotta durissima che però abbiamo vinto – ha ricordato – Lo abbiamo fatto rimanendo uniti. Lo abbiamo fatto grazie ai sacrifici di medici e sanitari, all’incessante e determinante lavoro dei ricercatori, alla forza e al coraggio di milioni di italiani”. “Adesso è tempo di riprendere in mano le nostre vite senza dimenticare quello che la pandemia ci ha insegnato: la necessità di un piano di prevenzione efficace, un potenziamento del nostro Servizio sanitario nazionale non più rinviabile, l’esigenza di una forte integrazione ospedale-territorio e della valorizzazione del capitale umano, la centralità degli stili di vita salutari. Così facendo, usciremo dalla pandemia ancora più forti. Le istituzioni, ciascuna con le proprie responsabilità e in una visione sindemica, si adoperino affinché non accada più”, ha concluso Vaia.
Ultimo bollettino
In Italia continuano a scendere i contagi Covid in Italia, mentre i morti registrano una lieve risalita. Nella settimana dal 28 aprile al 4 maggio, secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute, si sono registrati 20.822 nuovi casi di Covid-19 in calo del 10% rispetto alla settimana precedente quando erano 23.132. Sono stati 166 i morti in 7 giorni, con un aumento del 6,4% rispetto alla settimana precedente quando erano 156. In lievissimo calo il tasso di positività per Covid-19 in Italia nell’ultima settimana. Si attesta al 6,4%, 0,5 punti percentuali in meno rispetto alla settimana precedente (6,9%). Continuano a diminuire, inoltre, i test eseguiti in 7 giorni: il bollettino riporta un totale di 324.660 tamponi, pari al 2,5% in meno rispetto alla settimana precedente (333.138).