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La pet therapy come rimedio efficace per curare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività
Una nuova ricerca americana conferma che la pet therapy, la terapia dell’animale da affezione, aiuta a ridurre i sintomi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nei bambini dai sette e nove anni i quali non avevano mai assunto medicine per mitigare questo disturbo neurobiologico.
L’ADHD comincia in piena età infantile ed è subito caratterizzato da evidenti livelli di inattenzione, impulsività e iperattività che spesso persistono anche nella fase adolescenziale e in età adulta.
Si ritiene che interessi circa il 6-7% dei giovani al di sotto dei 18 anni di età e la condizione viene diagnosticata circa tre volte più spesso nei maschi rispetto che nelle femmine. In Italia si stima che colpisca circa l’1% degli studenti fra i sei e i 18 anni.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo è stato sottoposto a psicoterapia, mentre il secondo ha seguito un percorso psicologico che, accanto ad interventi psicoterapici, prevedeva pet therapy con la presenza di cani certificati per l’assistenza.
Ciò che è emerso dai risultati, è stato che il gruppo di bambini con ADHD che avevano ricevuto le attenzioni degli animali in combinazione ad interventi psicologici, avevano ottenuto significativi benefici in tempi più brevi rispetto al gruppo di controllo che aveva usufruito solo della psicoterapia, riscontrando una riduzione della disattenzione e un miglioramento delle abilità sociali.
Sebbene una specifica causa dell’ADHD non sia ancora nota, la maggior parte dei ricercatori che si occupa di ADHD è d’accordo sul fatto che alla base della condizione possa esistere una causa di origine genetica.
L’ADHD infatti non è un disturbo dell’attenzione in sé ma sarebbe causato da alterazioni a carico di alcune zone specifiche del cervello che regolano l’attenzione (corteccia pre-frontale, parte del cervelletto e alcuni gangli della base, ammassi di cellule nervose situate in profondità nel cervello) e che risultano di dimensioni ridotte nei soggetti con ADHD.
La corteccia pre-frontale destra ad esempio è coinvolta nella programmazione del comportamento, nella resistenza alle distrazioni e nello sviluppo della consapevolezza di sé e del tempo.
Solo con le sedute psicoterapiche i sintomi hanno avuto un miglioramento in 12 settimane, mentre i ricercatori hanno dimostrato che gli interventi di pet therapy hanno accelerato i tempi rispetto alla terapia tradizionale. L’associazione di terapia psicoterapica e pet therapy ha portato un miglioramento dei sintomi dei bambini in 8 settimane.
I primi ad accorgersi dei benefici che vengono procurati ai bambini con la pet therapy, sono stati i genitori che hanno dichiarato di essere del tutto soddisfatti e felici per i propri figli.
Infatti, il coinvolgimento dei genitori nel percorso di cura del bambino o adolescente ADHD risulta cruciale al fine di facilitare l’insorgenza di comportamenti positivi.
Di notevole importanza risulta anche la partecipazione degli insegnanti, la quale mira a favorire l’autoregolazione, l’autocontrollo e l’autoconsapevolezza dei propri comportamenti nel bambino o adolescente ADHD all’interno dell’ambiente scolastico.
Tuttavia, tra i 3 ed i 6 anni non è semplice effettuare diagnosi di ADHD: molti bambini infatti sono iperattivi, hanno un gioco prevalentemente motorio e sono litigiosi senza però sviluppare mai questo tipo di disturbo.
Più di frequente invece la prima diagnosi avviene durante la scuola elementare (6-11 anni) quando cominciano ad emergere quelli che sono dei veri e propri sintomi distintivi del disturbo e che quindi differenziano i bambini con ADHD dagli altri.