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La sanità che fa discutere

9 Marzo 2017

L’elezione di Donald Trump a quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti di America ha certamente destato qualche perplessità nell’opinione pubblica mondiale. Ancora prima del suo insediamento alla Casa bianca, il futuro Presidente ha fatto discutere di sé e del suo programma politico, ponendosi spesso in contrasto con le scelte operate dal predecessore Barack Obama.

Tra queste è senza dubbio rilevante la ferma opposizione mostrata da Trump nei confronti della riforma sanitaria approvata e attuata nel corso della precedente presidenza. Il primo atto firmato dal neo Presidente nel notorio studio ovale della residenza presidenziale è stato, infatti, un decreto esecutivo diretto alle agenzie governative volto a ridurre il peso della riforma sanitaria.

La riforma sanitaria The Patient Protection and Affordable Care Act, meglio nota come “Obamacare”, è una legge federale promulgata nel marzo del 2010 che ha sostanzialmente modificato le modalità di accesso alle cure mediche negli Stati Uniti d’America.

Principio base della riforma è che la salute sia un diritto inalienabile a prescindere dalla condizione economica del singolo. L’affermazione di tale principio nell’ambito americano non è assolutamente banale, poiché la Costituzione americana non garantisce il diritto alla salute, diversamente da quanto invece accade nell’ordinamento italiano nel quale la Carta Costituzionale contiene, all’articolo 32, un espresso richiamo alla tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo.

Per meglio comprendere il contesto di riferimento, è necessario considerare che se il modello europeo di assistenza sanitaria si fa risalire all’esempio tedesco di assistenza sociale obbligatoria fondato nel 1883 da Otto von Bismarck, il modello americano si caratterizza per l’origine recente.

Solo nel 1960 sono stati pensati, dall’allora Presidente J.F. Kennedy, i primi programmi di protezione sociale a favore di anziani, disabili e persone economicamente disagiate; i programmi sono stati approvati dal Congresso americano nel 1965 e sono giunti immodificati sino al 2010 salvo qualche parziale implementazione. Infatti, i pochi tentativi di riformare organicamente il sistema sono naufragati a causa delle forti resistenze politiche  incontrate che hanno neutralizzato ogni accenno di cambiamento.

I programmi operano su due piani differenti in quanto il cd. Medicare ha rilievo nazionale mentre il Medicaid prevede una gestione rimessa ai singoli stati federali. Nello specifico, il primo programma è rivolto a tutti gli   ultrasessantacinquenni ed ai disabili e garantisce tutela attraverso medici e strutture sanitarie convenzionate con il governo centrale. Il programma non copre però tutti i servizi e le prestazioni mediche rimanendo di fatte escluse – a titolo esemplificativo – le cure odontoiatriche, gli impianti acustici e i servizi di assistenza di lungo periodo. Con il programma Medicaid viene, invece, garantita l’assistenza sanitaria dei cittadini che non raggiungono una soglia minima di reddito e vengono dunque considerati indigenti. Tra i destinatari del programma si registrano anche le donne in gravidanza e le famiglie con bambini, che possono usufruire dei servizi erogati per le fasi del parto, le cure neonatali e della prima infanzia.

Ciò detto, è di immediata evidenza come la mancanza di un sistema nazionale di protezione sociale abbia reso decisamente frammentata la rete assistenziale creando delle discriminazioni importanti in relazione alla tutela della salute dei cittadini. Oltre ai programmi sopra menzionati, una tutela effettiva della salute del singolo veniva tendenzialmente garantita solo in presenza di un rapporto di lavoro dipendente o, comunque, a colui che possedeva lo status sociale di soggetto attivamente partecipe al mondo del lavoro.

L’Obamacare ha rivoluzionato il panorama descritto sancendo il diritto ed il dovere per i quasi cinquanta milioni di cittadini non aventi una copertura sanitaria di ottenere una tutela con prestazioni minime garantite tra cui le cure per i figli sino ai ventisei anni e alcuni esami preventivi. La riforma, strutturale ma soprattutto culturale, ha accolto alcune resistenze da parte del Congresso che ne hanno contestato la legittimità in sede giudiziale;  ciò nonostante la Corte Suprema ne ha confermato la correttezza a discapito delle critiche mosse.

Cosa accadrà adesso?

L’Obamacare dovrebbe diventare un lontano ricordo entro il 2018 e sarà sostituita da un programma di assistenza sanitaria per tutti che coinvolge anche le case farmaceutiche. Sul punto, certamente significativo è il tweet del presidente Trump che ha dichiarato “Obamacare continues to fail. Humana to pull out in 2018. Will repeal, replace & save healthcare for ALL Americans”. In questi giorni ha debuttato al Congresso la controriforma della sanità repubblicana, la cosiddetta “Trumpcare”; una riforma basata su nuovi crediti di imposta, calcolati per età e reddito, per incentivare l’acquisto di coperture sanitarie sul libero mercato.

La speranza, ovviamente, è che il principio della salute quale diritto inviolabile del singolo venga mantenuto e anzi riempito di significato dalle prossime riforme in materia.

 

 

 

 

Tags: obamacare, salute, sanità, stati uniti d'america, trumpcare
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lucrezia.anzanello
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