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La tristezza fa male al cuore
“Mi hai spezzato il cuore”: non è solo un modo di dire ma, stando ad alcuni studi, stati depressivi potrebbero essere associati a importanti alterazioni cardiache.
La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più frequente. A causarla una “tempesta elettrica” nel sistema di conduzione del cuore che non consente agli atri e ai ventricoli di pompare sangue in sintonia tra loro.
Il cuore così comincia a battere troppo rapidamente e la potenza cardiaca diminuisce. I sintomi della fibrillazione atriale sono tachicardia, costrizione o senso di oppressione toracica, affaticamento o mancanza di respiro.
Secondo uno studio danese condotto da Morten Fenger-Gron e pubblicato sull´ European Journal of Preventive Cardiology il rischio di fibrillazione atriale in persone che soffrono di depressione sarebbe sette volte maggiore rispetto a coetanei senza depressione.
A questa ricerca fa eco uno studio longitudinale, condotto da Parveen Garg, della University of Southern California di Los Angeles, che ha indagato la correlazione tra depressione e fibrillazione atriale in più di 6 mila adulti di età media di 62 anni, senza malattia cardiaca nota. I risultati di questo studio suggeriscono che le persone con sintomi di depressione clinicamente rilevanti hanno un rischio maggiore del 34% di sviluppare fibrillazione atriale rispetto agli individui non clinicamente depressi. Ma c´è di più: le persone in cura con antidepressivi avrebbero avuto un aumento significativo del 36% nel rischio di sviluppare fibrillazione atriale rispetto a coloro che non prendevano farmaci contro la depressione.
Per spiegare l´associazione tra depressione e fibrillazione atriale Garg ha ipotizzato che la depressione comporterebbe un´infiammazione sistemica che attiverebbe il sistema nervoso autonomo, con un aumento dei livelli di catecolamine (come l´adrenalina), di cortisolo (l’ormone dello stress) e del metabolismo del glucosio e che causerebbe, appunto, l´aritmia.