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L’importanza delle società di mutuo soccorso in Italia e in Europa. Intervista all’on. Patrizia Toia
Crescita e innovazione, con queste due parole l’Onorevole Patrizia Toia, eurodeputata eletta tra le file Pd dal 2004, descrive il settore del mutualismo e del welfare in un articolo apparso sulla rivista Valori.
In un’epoca in cui il sistema di welfare pubblico non è più in grado di andare incontro alle necessità delle persone, le società di mutuo soccorso, la più antica forma di assistenza e di tutela di lavoratori e cittadini, in Italia e in Europa rappresentano una ricchezza da tutelare e valorizzare. Una risorsa su cui però, c’è poca consapevolezza, e che ancora non è pienamente riconosciuta a livello normativo.
Cosa si fa in Europa per tutelare le società di Mutuo Soccorso?
Health Online l’ha chiesto all’onorevole Patrizia Toia, da anni al Parlamento europeo che, con altri parlamentari di tutti i Paesi e di diversi orientamenti politici, lavora nell’Intergruppo per l’Economia Sociale.
“A Bruxelles – ha detto – si stanno studiando varie ipotesi normative per valorizzare le diverse esperienze europee e per andare verso una armonizzazione dei sistemi mutualistici pubblici e privati”.
La crisi economica e finanziaria dal 2008 ha imposto un ripensamento dei sistemi di welfare. Secondo lei, in questo contesto, in che modo le mutue possono giocare un ruolo di primo piano nella costruzione del nuovo welfare?
“La crisi finanziaria ha imposto un ripensamento di tutto il rapporto tra capitale pubblico e capitale privato, tra cui i sistemi di welfare occupano un posto di centrale importanza. I vincoli imposti dalle esigenze di risanamento dei conti pubblici, e allo stesso tempo le enormi masse valutarie a disposizioni sui mercati privati, hanno convinto i vertici europei a sperimentare nuove forme di iniziative pubblico-private, come ad esempio il piano Juncker per gli investimenti, in cui le risorse pubbliche sono utilizzate solo come garanzie per permettere di mobilitare i capitali privati sui vari progetti. Analogamente sono state rivalutate tutte quelle esperienze di investimenti a impatto sociale e di tradizioni privatistiche che svolgono un importante ruolo pubblico come la società di mutuo soccorso italiane”.
In Italia le Società di Mutuo Soccorso rappresentano una realtà in crescita ed un’alternativa al Sistema Sanitario Nazionale, si caratterizzano anche per lo svolgimento di attività sanitarie integrative del SSN, garantendo forme di tutela importanti e risposte personalizzate ai bisogni dei cittadini.
Gli altri Paesi dell’Unione come si pongono nei confronti delle società di Mutuo Soccorso? È un tema particolarmente importante e sentito come in Italia?
“Ogni Paese europeo ha tradizioni e normative differenti, quindi è difficile fare paralleli. In Europa è sicuramente la Gran Bretagna il Paese che è più all’avanguardia nella sperimentazione di capitali privati per integrare il welfare pubblico, mentre i Paesi nordici sono quelli con i sistemi di welfare più avanzati, anche se prevalentemente a capitale pubblico, da cui possiamo imparare tanto”.
Ha curato il rapporto di Iniziativa sull’Economia Sociale di Mercato per un maggiore riconoscimento culturale e giuridico di tutte le realtà del mondo associativo. Cosa prevede il rapporto? Quali sono i punti principali e gli obiettivi?
“In quella relazione abbiamo posto per la prima volta l’esigenza di un riconoscimento formale del concetto di economia sociale, che è la premessa di qualsiasi percorso legislativo, così come quella del riconoscimento giuridico delle associazioni, delle mutue e delle fondazioni. Inoltre nel testo si avanzano una serie di proposte per proteggere e valorizzare il lavoro di tutto quel vasto mondo che rientra nella definizione di ‘economia sociale’. Da allora molti di quei concetti hanno fatto molta strada e alcuni oramai fanno parte delle politiche e delle proposte della Commissione europea, che lo scorso aprile ha presentato il ‘pilastro europeo dei diritti sociali’”.
Insieme ad altri europarlamentari fa parte delI’Intergruppo per L’Economia Sociale. In cosa consiste il vostro lavoro e quali sono gli argomenti sui quali vi confrontate?
“Con i colleghi portiamo avanti un lavoro che è molto simile a quello delle diverse commissioni parlamentari con cui viene suddiviso e organizzato il lavoro dell’Europarlamento. Il problema è che esiste ad esempio la commissione Libertà civili, quella Occupazione ma niente di specifico sull’economia sociale. Per questo con i colleghi degli altri Paesi e degli altri gruppi politici abbiamo deciso di riprendere i lavori di questo Intergruppo, organizzando eventi e invitando a Bruxelles e a Strasburgo i protagonisti in grado di illustrarci le migliori pratiche nel settore e mettiamo a punto proposte incontrando i commissari e gli esperti nazionali”.
Negli anni, grazie al vostro lavoro e impegno sono stati raggiunti dei risultati: nel 2013 avete approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione Europea di presentare delle proposte legislative per permettere alle mutue di operare su scala continentale e transfrontaliera…
“Il mercato unico dell’Unione Europea è oramai una realtà consolidata. I cittadini europei sono liberi di spostarsi, di lavorare e di vivere in qualsiasi Paese Ue, quindi in questi anni si sta facendo un grande lavoro per aggiornare migliaia di normative nazionali e adeguarle a questa nuova realtà, così come è stato fatto per la tessera sanitaria e per la possibilità di avvalersi dei sistemi sanitari di tutti i Paesi Ue”.
Si parla anche di promuovere uno statuto della mutua europea. Cosa è stato fatto in concreto su questo? Se ne discute, sono state presentate già delle proposte?
“La proposta di uno statuto della mutua europea è in discussione da un po’ di tempo ed è stata pure fatta una valutazione. Gli esperti hanno confermato che uno statuto di questo genere darebbe visibilità al mutualismo e ne diffonderebbe il concetto in tutta l’Unione europea, migliorando così il benessere economico attraverso un modello societario più democratico e flessibile, consentirebbe economie di scala e favorirebbe l’attuazione efficace del mercato unico, migliorando i servizi transfrontalieri e fornendo un regime per il raggruppamento delle mutue, offrirebbe una maggiore certezza giuridica alle mutue, ai cittadini e agli operatori economici, i quali beneficerebbero di un insieme di norme omogeneo e uniforme, abbattendo i costi e, infine, contribuirebbe a promuovere una sana economia sociale”.
In Italia, negli anni, la crisi dello stato sociale e i tagli alla spesa pubblica, ai livelli più bassi di altri Paesi Europei, hanno provocato una diminuzione degli investimenti destinati alla sanità pubblica, generando così un’insufficienza di erogazione di servizi e prestazioni per i cittadini.
In questo contesto, si colloca la Sanità Integrativa realtà ben radicata nel nostro Paese. Secondo i dati dell’OCPS, Osservatorio Consumi Privati in Sanità di SDA Bocconi School of Management, la spesa sanitaria intermediata dalle varie forme di sanità integrativa ammonterebbe in Italia a circa 4,4 miliardi di euro, su circa 33 miliardi di spesa sanitaria privata e circa 112 miliardi di spesa sanitaria pubblica. Un fenomeno in espansione, che interessa già oggi più di 10 milioni di persone.
Stando agli ultimi dati, il 57,1% degli italiani è a favore del cosiddetto “secondo pilastro” e in 26,5 milioni si dicono pronti a sottoscrivere una polizza sanitaria o ad aderire a un Fondo sanitario integrativo.
Cosa potrebbe significare per i Paesi come l’Italia lo statuto della mutua europea?
“Per l’Italia significherebbe dare certezze giuridiche e una prospettiva futura alle società di mutuo soccorso. Per gli italiani significherebbe poter contare su un’offerta migliore e più ampia”.