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Lo stile di vita sano può ridurre il rischio di demenza indipendentemente dai geni
Uno studio della Exeter University, pubblicato recentemente sul quotidiano britannico The Guardian, ha dimostrato come uno stile di vita sano caratterizzato da una regolare attività fisica, una dieta equilibrata, diminuzione o assenza di fumo e alcool, potrebbe ridurre di tanto il rischio di demenza, anche in individui che presentano una predisposizione genetica per tale patologia.
Attualmente nel Regno Unito 850.000 persone sono soggette ad infermità mentale che continua ad essere, inoltre, la principale causa di morte per le donne inglesi (fonte: Alamy).
Molti altri studi scientifici, soprattutto americani e britannici, hanno evidenziato che un terzo dei casi potrebbe essere prevenuto affrontando fattori come l’esercizio fisico e un’alimentazione sana.
Tra queste ricerche, ve ne è una in particolare resa nota dal Journal of American Medical Association (JAMA) che riporta i dati, raccolti su quasi 200.000 individui di origini europee di età pari o superiore a 60 anni e che non ha avuto demenza o problemi cognitivi all’inizio.
I partecipanti sono stati suddivisi in cinque gruppi uguali sulla base della combinazione di quasi 250.000 varianti genetiche legate al morbo di Alzheimer in quelle di origine europea. Da questo importante mix sono stati prodotti tre categorie di rischio genetico basso, intermedio e alto per la demenza (il primo e il secondo ciascuno comprendente il 20% dei partecipanti).
Inoltre, quando il team ha preso in considerazione fattori cruciali quali età, sesso e status socio-economico, ha scoperto che uno stile di vita sano era legato essenzialmente ad un rischio di demenza inferiore del 30% rispetto a uno stile di vita non salutare, indipendentemente da una predisposizione genetica alta o bassa.
Durante il mese di Maggio di quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato le linee guida su come condurre uno stile di vita adeguato per il cervello: svolgere regolare attività fisica, non fumare, evitare un consumo dannoso di alcol, tenere sotto controllo il peso, adottare una dieta salutare, mantenere livelli giusti di pressione del sangue, di colesterolo e glicemia.
Quindi, il documento dell’OMS sottolinea come una modifica degli stili di vita o il controllo di alcune malattie e fattori non strettamente sanitari, tra cui l’isolamento sociale, possano essere implicati nell’insorgenza della demenza e, in generale, del decadimento cognitive. Se non vengono rispettate queste direttive, i casi di demenza triplicheranno entro il 2050.
La sintomatologia della demenza, conseguente alla grave compromissione delle funzioni cognitive, è caratterizzata da una disabilità progressiva la cui gestione clinica ed assistenziale risulta estremamente complessa, e richiede risposte dello stesso livello mediante l’attivazione di una qualificata rete integrata di servizi sanitari e socio-assistenziali.
Accanto all’assistenza va però anche ricordata l’importanza della prevenzione, testimoniata da numerose evidenze scientifiche che individuano alcuni fattori di rischio modificabili associati in particolare all’insorgenza della demenza di Alzheimer quali: diabete, ipertensione e obesità in età adulta, fumo, depression, bassa scolarizzazione e inattività fisica.
È stato calcolato che riducendo del 10% o del 25% ognuno di questi fattori di rischio si potrebbero prevenire da 1,1 a 3,0 milioni di casi di demenza di Alzheimer (fonte: Ministero della Salute).