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Lo stretto legame tra salute ed emozioni

12 Dicembre 2016

Secondo la Treccani, l’emotività è : “la propensione maggiore o minore, a seconda degli individui, a reagire visibilmente di fronte a situazioni piacevoli o spiacevoli”. Secondo Darwin, le emozioni principalmente regolano la risposta non cognitiva e quasi del tutto priva di elaborazione cosciente a situazioni ed eventi che ne richiedano l’immediatezza. Secondo questa logica, emozioni ed emotività nell’essere umano ci danno una chiara mappatura del carattere personale di un soggetto. Non a caso, in molte professioni/attività in cui sia messa a dura prova l’emotività di chi le esegue, viene effettuato un test psicoattitudinale, proprio per testarne l’influenza sul soggetto, che a seconda dei casi può essere producente o meno, basti pensare ad un militare con un’arma in mano.

Nei bambini ad esempio, emotività ed emozioni forniscono una chiave di lettura del loro pensiero più profondo, di ciò che li turba, di ciò che li fa sentire a loro agio o li rende felici. Un blocco emotivo ed una difficoltà ad esprimere le proprie emozioni possono essere segnale di patologie psichiche più o meno gravi. Basti pensare all’Alessitimia, l’incapacità di esprimere, o peggio ancora percepire e descrivere, le emozioni proprie e altrui; una patologia che può portare al totale isolamento del soggetto interessato o alla morbosa dipendenza da determinate relazioni, e che spesso sfocia in forte depressione.

L’emotività è quindi un qualcosa di talmente forte che genera obbligatoriamente un rapporto con la salute fisica. Sono dei classici ormai gli studi di “cardio-psicologia” come l’Effetto Northridge; una ricerca effettuata a seguito del terremoto di Los Angeles nel 1994, che dimostrava l’innalzamento di mortalità per infarto in soggetti terrorizzati dall’evento catastrofico. Secondo Michael Frenneaux invece, docente di medicina cardiovascolare all’Università di Birmingham, la depressione raddoppierebbe il rischio di infarto in un soggetto sano, mentre addirittura lo quadruplicherebbe in soggetti già cardiologicamente interessati. Addirittura, secondo uno studio della Duke University, i fattori psichici e sociali sarebbero influenti tanto quanto fumo, obesità ed ipertensione, in eventi cardiologici.

Le tesi sono confermate anche a livello molecolare, infatti in caso di depressione o più comunemente di emozioni negative il corpo rilascia nel sangue alti livelli di “ormoni dello stress”, come cortisolo ed epinefrina, che a lungo andare danneggiano vene e arterie aumentando la pressione sanguigna.

Sono conosciute anche le relazioni tra stress e disturbi dermatologici; la pelle infatti è uno degli organi che già di per sé esprime gli stati emotivi dell’uomo, ad esempio arrossiamo se messi in imbarazzo. La Dermatologia è però una delle specializzazioni più complicate e variabili, oggetto di continui aggiornamenti e studi anche contrastanti l’uno con l’altro. C’è quindi da dire che, ad esempio, la cosiddetta “Dermatite da Stress” ha un significato spesso differente da specialista a specialista. Certo è che molti disturbi cutanei sono esternazioni di malesseri interiori derivanti da emozioni negative.

Anche lo stomaco risente di stress ed emozioni negative, chi di noi non si è mai sentito dire almeno una volta nella vita “mi farai venire l’ulcera”. Ebbene, questa è una vecchia tesi più volte screditata, anche se ultimamente dei ricercatori statunitensi l’hanno riportata in auge affermando che, di due soggetti con gli stessi fattori fisici che determinino  un’ulcera, quello colpito da uno stress maggiore ha una lesione più estesa. Altri studi dimostrano invece l’esistenza della “gastrite nervosa”, e cioè una irritazione delle mucose dello stomaco conseguente alla non esternazione di stati d’animo. I soggetti più colpiti sono infatti quelle persone che tendono a “tenersi dentro” emozioni negative come rabbia o ansia, spesso anche contraendo la zona addominale e mostrando atteggiamenti remissivi.

La gastrite nervosa, è solo una delle tante patologie cosiddette autoimmuni, e cioè non scatenate da fattori esterni ma direttamente dal proprio corpo.

Parlando di longevità invece, l’Università di California e San Francisco (UCSF) ha pubblicato diversi studi sull’invecchiamento cellulare derivato da Stress, dimostrando con analisi di laboratorio come i soggetti esposti a continue emozioni negative abbiano un invecchiamento neurobiologico precoce e comunque molto più rapido rispetto ad un soggetto meno esposto. Studi simili certificano che le stesse esposizioni aumentano il rischio di patologie oncologiche, favorendo lo stress ossidativo cellulare ed il rilascio di radicali liberi, nonché, come detto in precedenza, di ictus e patologie cardiologiche.

“Siamo ciò che mangiamo”, frase di Feuerbach, ripresa anche dalla Fondazione Veronesi in merito alla tematica sulla relazione tra dieta e cancro. Se è infatti ormai chiaro e palese che una dieta corretta è una componente fondamentale ed importantissima per la nostra salute, lo potrebbe essere anche il nostro pensiero ed emotività. Di seguito riporto un paragrafo eloquente del blog MEDICITALIA :

“Quando si ha un pensiero il nostro cervello produce una sostanza chimica che viene definita neuropeptide; quando una cellula del cervello vuole comunicare con un’altra produce un neuropeptide che si attacca alla cellula ricevente e viene inglobata in essa. Il nostro sistema immunitario è composto da monoliti, cellule che hanno recettori per i neuropeptidi, questo significa che il nostro sistema immunitario intercetta i nostri pensieri, e molto spesso le cellule immunitarie producono neuropeptidi. Quindi c’è una grande connessione tra il pensiero e la salute, e possiamo dire che pensiamo con il corpo.”

Secondo quanto detto quindi, la qualità dei nostri pensieri ha grande influenza sulla qualità di vita delle nostre cellule.

Effettivamente, tutti gli studi realizzati su popolazioni particolarmente longeve, hanno come fattore comune la positività del pensiero dei soggetti esaminati. Luoghi come Hunza (regione del Pakistan) o l’isola di Okinawa, i cui abitanti oltre che seguire per tradizione una corretta alimentazione a basso contenuto calorico, prevalentemente a base di frutta e verdura di stagione, ed essere attenti ad un costante (ma non intensivo) esercizio fisico, sono pervasi da un aurea di felicità e positività; bassissimo indice di criminalità, ospedali quasi inesistenti o comunque vuoti, assenza di manicomi e presenza quasi nulla di polizia, sono altri elementi comuni in questi luoghi così lontani e diversi culturalmente e geograficamente, ma estremamente vicini concettualmente. Vita sociale attiva, curiosità e positività verso il prossimo ed il futuro, sono tutti elementi naturali che garantiscono una buona salute mentale e contribuiscono all’equilibro psicofisico.

Hanno quindi ragione all’Università del Maryland nel dire che 15 minuti al giorno di risate allungano la vita?

Tags: alimentazione, emotività, psicologia, salute
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Piefrancesco Pergoli Campanelli
Piefrancesco Pergoli Campanelli

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