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Mari inquinati. Da gennaio 2018 si pagheranno i sacchetti per frutta e verdura
Dal primo gennaio 2018 è entrata in vigore una legge approvata nell’agosto 2017, e che prevede il pagamento dei sacchetti per frutta e verdura utilizzati dai consumatori nei supermercati. Inoltre, secondo la stessa legge i sacchetti devono essere biodegradabili e compostabili.
Cosa cambia rispetto all’anno appena concluso? Nella sostanza, i locali commerciali, dai grandi distributori fino al fruttivendolo sotto casa, dovranno mettere da parte in magazzino i sacchetti leggeri che sono uno dei fattori principali di inquinamento delle acque. Se non lo faranno saranno sanzionati con multi che vanno dai 2,500 Euro ai 25 mila Euro. La legge è quella di conversione del decreto legge 2017 n. 123, Disposizioni urgenti per la crescita economica del mezzogiorno, ma la polemica scoppiata sui social e arrivata tra i banchi della Confconsumatori nasce dal fatto che toccherà ora ai clienti pagare i nuovi sacchetti. Un costo che si aggirerà tra 1 e i 5 centesimi.
L’Italia in questa disposizione non è la sola: altri Paesi hanno introdotto delle tasse fisse, Croazia, Malta, Israele e alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia. La Tunisia, in più, ha messo al bando le buste di plastica non biodegradabili nelle grandi catene di supermercati e Cipro metterà in atto la normativa europea a partire dall’anno corrente.
Tuttavia, per Legambiente non è del tutto corretto parlare di caro-spesa. “L’innovazione – ha affermato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purché sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa. In questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novità riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente. Allo stesso tempo auspichiamo che l’Italia continui a seguire, con impegni e azioni concrete, la strada tracciata in questi anni e la strategia messa a punto, basata sulla corretta gestione dei rifiuti da parte dei comuni, l’economia circolare promossa dalle imprese e il contrasto al marine litter, grazie anche alle ultime novità arrivate dalla legge bilancio, e infine una maggiore tutela e salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversità”.
Negli altri Paesi dello scacchiere europeo, stando ai numeri forniti dall’EPA, si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti, una parte di questi finiscono in mare e sulle coste. Legambiente pertanto sottolinea che negli ultimi anni l’Italia si è dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed è stato il primo Paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili, fino ad arrivare al 2017 anno in cui si è registrata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55%. Se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo, i risultati in termini sarebbero molto più importanti.