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Nola, malati curati a terra in ospedale non per colpa dei medici ma della politica

13 Gennaio 2017

Quasi ogni giorno siamo testimoni di casi di malasanità che riguardano tutta l’Italia, da Nord a Sud senza alcuna differenza. L’ultimo episodio di una saga più che drammatica arriva dall’ospedale di Nola, la città campana in provincia di Napoli nota alla storia e ai più per aver dato i natali a Giordano Bruno, dove sono arrivati i Nas per disposizione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Verrebbe da dire che al Santa Maria della Pietà i Nas siano stati chiamati prima delle barelle, e non è semplice sarcasmo dal momento che in questo ospedale i pazienti venivano curati per terra, sul pavimento del Pronto Soccorso, senza avere a propria disposizione neppure una barella nel mezzo della corsia.

Sin da subito, a seguito della diffusione delle foto che mostrano una situazione incontenibile, si è alzato un gran polverone verso il personale della struttura sanitaria ma c’è chi – come il ministro Lorenzin e il vescovo di Nola – ha desiderato porsi dalla parte dei medici e degli infermieri addossando ogni responsabilità alla politica e agli amministratori locali che da anni promettono reparti nuovi, barelle, personale, senza però concretizzare il tutto. “Sono vescovo qui da 17 anni – ha detto il vescovo Beniamino Depalma visitando l’Ospedale Santa Maria la Pietà – e da 17 anni la politica fa le stesse promesse: reparti nuovi, personale, barelle. Poco o pochissimo è stato realizzato. Sono state necessarie immagini pubblicate sui social network per risvegliare le coscienze della politica nazionale e regionale. Tuttavia, non intendo partecipare al triste gioco della criminalizzazione dei medici di questa struttura di Pronto soccorso. Li ho visti salvare troppe vite umane per arrivare alla conclusione che sia loro la colpa delle scene che abbiamo visto. “Le colpe partono dai vertici delle istituzioni e del sistema sanitario – ha ammonito Depalma – che non vedono le enormi difficoltà dell’ospedale di Nola nel rispondere con pochi mezzi a una platea di circa 500mila cittadini. La politica non agisca, a danno avvenuto, con soluzioni buone solo a strappare un titolo di giornale. Lavorino insieme, amministratori pubblici, manager e medici per risolvere in modo strutturale problemi che vengono rinviati sulla pelle dei cittadini e dei malati”.

Alle dichiarazioni del vescovo si aggiunge la voce della Lorenzin che definisce tutti i medici, gli infermieri e gli operatori che lavorano nei pronto soccorso dei grandi ospedali italiani veri e propri eroi che fanno il loro lavoro nonostante spesso le condizioni non lo consentano. La rabbia del ministro, tuttavia, si indirizza piuttosto verso la  regione Campania dove – spiega – già in passato sono stati fatti i piani e gli atti amministrativi. “I medici hanno fatto il proprio dovere – aggiunge Beatrice Lorenzin – non vedo che responsabilità possano avere. Qua se ci sono responsabilità sono a livello apicale, a livello di Asl e 118, del perché non funziona il territorio. La Campania  deve cambiare passo, ha tutti gli atti amministrativi fatti e ora deve solo farli attuare”.

Quello di Nola è solo la punta dell’iceberg dei casi di malasanità che si verificano quotidianamente in Italia. C’è da dire, tra l’altro, che nella maggior parte delle situazioni mancano le giuste condizioni di cura del paziente a causa dei tanti, troppi, tagli che sono stati applicati alla sanità pubblica. Solo nel settembre 2016, infatti, si è parlato di tagli equivalenti a 1,5 miliardi di euro che come spiega Paolo Russo su La Stampa equivale a rinunciare a molte cose utili per gli assistiti d’Italia: dall’esenzione dai ticket per chi soffre di broncopolmonite cronica o malattie renali gravi, al Piano vaccini tanto invocato da medici e società scientifiche. Inoltre, salterebbero gli accertamenti gratuiti per i celiaci, i nuovi scooter a quattro ruote per i disabili, tutta una serie di ausili informatici per consentire di comunicare a chi ha gravi disabilità. Un altro grave taglio amputerebbe le assunzioni di medici, infermieri e personale vario, il che andrebbe ad aggravare l’attuale situazione sanitaria fortemente bisognosa di nuove leve.

Dunque, ciò che accade a Nola non è altro che una cartina della situazione sanitaria – e ospedaliera – italiana sempre più abbandonata da una politica tesa a fare tagli di qui e di la senza riuscire a comprendere dove davvero sia necessario e dove no. Le due sorellastre della spending review sono l’Istruzione pubblica e la Pubblica sanità. Difatti ,se da un lato le cronache di questi giorni post-festività natalizie sono concentrate sulle gravi condizioni cui versa la sanità nazionale, dall’altro c’è anche l’imbarazzo di scuole rimaste chiuse a seguito del maltempo a causa di caldaie mal funzionanti, tubi esplosi per il gelo, e quant’altro. Pertanto, come stupirsi se con tutti questi tagli cascano – è il caso di dirlo – tutti giù per terra?”.

Tags: malasanità, malati, Nola, ospedale
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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