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“Io obietto”, il testo della ginecologa Elisabetta Canitano sul tema dell’obiezione di coscienza arriva a teatro
Arriva a teatro “Io Obietto”, un testo che affronta un tema molto delicato ma sempre attuale come può essere quello dell’obiezione di coscienza e dell’influenza della Chiesa sul sistema sanitario nazionale. Elisabetta Canitano, ginecologa, Presidente di Vita di Donna, è uno dei pochi medici da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e per questa ragione ha deciso di calcare i palcoscenici d’Italia trattando una tematica a volte poco conosciuta. “In Italia – sostiene la ginecologa – abbiamo il 70% di obiettori di coscienza. In alcune regioni si sfiora il 90%. In Europa e in altri paesi la situazione non è molto differente. In Italia l’aborto è garantito dalla legge 194 del 1978, ma l’obiezione di coscienza è così diffusa da rendere difficile anche nelle strutture pubbliche l’applicazione della normativa”.
Cosa succede alla donna se tutti i medici sono obiettori? Cronache recenti raccontano le tristi storie di donne morte perché i medici obiettori si sono rifiutati di praticare l’aborto terapeutico perché ancora presente il battito cardiaco del feto, comunque destinato a soccombere. Le vittime sono numerose e la Canitano ne porta con sé sul palco alcune. Si pensi a Valentina Milluzzo, incinta di 19 settimane che è morta di sepsi il 16 ottobre 2016 in un ospedale di Catania. Oppure a Savita Halappanavar, trentunenne morta di sepsi in un ospedale irlandese 5 anni fa, perché i medici si erano rifiutati di intervenire finché non si fosse fermato il battito fetale. O ancora Bianca, incinta di venti settimane, gravidanza gemellare, viene ricoverata in ospedale perché ha l’utero dilatato. Tutti sanno che Bianca quei figli li perderà, ma nessuno interviene: finché c’è il battito fetale, anche se la madre corre pericolo di vita, anche se per i bambini non c’è più nulla da fare, GLI OBIETTORI non devono intervenire. Così tutti fingono di non sapere, di non vedere o sentire, mentre Bianca muore tra atroci dolori insieme ai suoi gemelli.
Tuttavia, in Italia negli ultimi tempi è diminuito il ricorso all’aborto. Si tratta di una dato significativo e quanto mai storico che emerge dalla relazione del Ministero della salute sulla legge 194. Legge che, nel 1978, ha reso legale l’aborto. Per tutto il 2016 si contano nel complesso 84.926 le interruzioni volontarie di gravidanza (- 3.1% rispetto al 2015) e quindi per il terzo anno consecutivo il numero totale delle IVG è stato inferiore a 100mila: nella sostanza più che dimezzato rispetto ai 234.801 del 1982, anno in cui si è riscontrato il valore più alto in Italia. Un terzo delle interruzioni volontarie di gravidanza continua a essere a carico delle donne straniere e, come si legge nella relazione ministeriale, considerando solamente le IVG effettuate da cittadine italiane, per la prima volta il valore scende al di sotto di 60mila (59.423 nel 2016).
Il tasso di abortività (che indica il numero di IVG per 1000 donne tra 15 e 49 anni) è stato 6,5 per 1000 nel 2016: tra i valori più bassi a livello internazionale sottolinea il Ministero. Minore risulta in Italia anche il ricorso all’aborto tra le giovani rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale: tra le minorenni, nel 2016 il tasso di abortività è stato 3,1 (per 1000), valore identico a quello del 2015, ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti (3.7 nel 2014, 4.4 nel 2012). 2.596 sono stati gli interventi effettuati dalle under 18: il 3% di tutte le IVG.