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Perché il Natale e le festività rattristano molte persone?

7 Gennaio 2018

L’avvento di una festività se da un lato rallegra molti, dall’altro rattrista buona parte degli uomini e delle donne di una comunità, senza differenza alcuna di ceto, genere o età. Prendiamo come esempio il Natale: pur essendo la festa della famiglia che raccoglie tutti i cari per diversi giorni arricchiti da abbuffate, doni e passeggiate condivise, in molti genera un malumore, una sorta di nervosismo che si protrae dai giorni che precedono la notte della vigilia, il 24 dicembre, fino all’inizio del nuovo anno.

Alcuni sociologi, supportati dal parere autorevole di psicologi e terapeuti delle relazioni umane, ritengono che alla base di questo malessere ci sia la convivenza con i familiari da tanti vissuta come una costrizione, una convenzione inevitabile da seguire malvolentieri, insomma una visione quasi pirandelliana della “trappola familiare”. In questo caso si parla di “Christmas Blues”, altrimenti definita “tristezza da Natale”, una sensazione di malinconia mista ad ansia che accompagna i giorni di festa e che può rendere più tristi e apatici del solito.

Charles Dickens forse ne sapeva più degli uomini del nostro tempo tanto che nel 1843, ben più di un secolo e mezzo fa, narrò in ben 5 atti la storia dell’avaro finanziere londinese Ebenezer Scrooge che detestava il Natale, oltre ad essere poco avvezzo a stringere legami umani e dunque affettivi. Adesso dal racconto “Canto di Natale” al 2018 di acqua sotto i ponti ne è passata non poca, ma quello che conta è che questo “Christmas Blues” fa parte dell’uomo con ogni probabilità da ogni tempo perché, bisogna ammetterlo, la tradizione di dover festeggiare ogni momento secondo delle abitudini che si ripetono di anno in anno senza ricordare – spesso – la ragione per cui ci si riunisce (in questo caso la nascita di Gesù Bambino), a lungo andare stanca, e non poco.

Stando però a recenti studi, gli unici a essere immuni da questo malessere sono gli anziani o i più giovani. Poi, come avviene in questi contesti, si procede nell’analisi di caso in caso. La “Christmas Blues” può colpire, invece, con maggiore probabilità persone con più di 30 anni, che sono costrette a staccare dalla confortante routine quotidiana per convivere con familiari e amici, in un confronto che sovente diventa insoddisfacente anche perché porta a galla una serie di problematiche emotive ed esistenziali che nei giorni di lavoro vengono meglio gestite o semplicemente messe in secondo piano. Il consumismo poi non aiuta andando ad aggravare maggiormente questa situazione e spingendo tutti a sentirsi costretti a far regali anche quando non sorge la necessità o quando non si ha voglia di farne.

Tuttavia, questo disagio è passeggero, ma per alcuni torna – certo con un altro nome – anche in occasioni più comuni, si pensi a una cena di famiglia infrasettimanale o al proprio compleanno. In questi casi si tratta di soggetti che amano la normalità e che non ricercano quelle situazioni in cui tutti i riflettori sono accesi su di essi. Nell’eventualità in cui lo stato di sofferenza psicologica si manifesta con una sintomatologia importante, è doveroso rivolgersi a un professionista qualificato della salute mentale affinché possa valutare l’entità e la qualità del disturbo psicologico e, se necessario, impostare un intervento di cura più specifico.

Tags: natale, psicologia, tristezza

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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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