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Il più alto tasso di mortalità infantile si registra negli Stati Uniti

22 Febbraio 2018

La rivista britannica, Health Affairs, ha pubblicato un’analisi di Ashish Thakrar del Johns Hopkins Hospital secondo cui gli Stati Uniti hanno registrato dei risultati drammatici in termini di salute infantile, soprattutto negli ultimi cinquanta anni e a confronto con i diciannove paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

In particolare, dallo studio effettuato si evince che nei paesi dell’OCSE il tasso di mortalità infantile si è gradualmente abbassato. Negli USA, a partire dagli anni ’80 e contrariamente al 1960, si è registrato invece un aumento del rischio di morte pari al 76% e i bambini di età compresa tra 1 e 19 anni riportano il 57% di probabilità in più di morire prima di diventare maggiorenni.

Il tasso di mortalità infantile è un indicatore statistico che si ottiene rapportando il numero dei bambini morti entro il primo anno di vita, in un determinato arco di tempo, al numero dei bambini nati vivi nello stesso periodo, e moltiplicando il risultato per mille. Può essere provocato da molteplici fattori; quelli più frequenti attualmente negli Stati Uniti sono i seguenti: la povertà sempre di più in aumento, un’educazione mediocre e una rete di sicurezza sociale relativamente debole. Queste condizioni, inoltre, hanno reso gli Stati Uniti il paese più pericoloso tra le nazioni maggiormente avvantaggiate dove far nascere un bambino. La ricerca di Thakrar ha infatti dimostrato, ad esempio, che i bambini statunitensi di età compresa tra 15 e 19 anni muoiono soprattutto a causa di omicidi da arma da fuoco e incidenti automobilistici. La prima causa risulta essere ormai un fenomeno di difficile soluzione, considerando che il 50% della popolazione possiede delle armi e, in tutto il Paese, si registra più di una sparatoria di massa al giorno. Negli USA, il tasso di omicidi provocato dall’utilizzo di pistole è 49 volte superiore rispetto agli altri paesi ricchi.

Lo studio di Ashish Thakrar ha invece evidenziato un miglioramento importante, da un punto di vista sanitario dei bambini e degli adolescenti, per il paese italiano e spagnolo. In Italia il numero di morti sotto l’anno di età è diminuito in media del 5,6%; in Spagna del 5,7%. Tra 1 e 19 anni il miglioramento è stato del 3,4%, un dato inferiore solo a quello del Giappone, pari al 3,5%. Gli Stati Uniti, complessivamente, rilevano un progresso solo del 3,1%. Questo dato negativo, oltre alle cause principali sopra descritte, si possono collegare anche ad un sistema sanitario complesso. Va ricordato, difatti, che gli Stati Uniti D’America sono caratterizzati prevalentemente da un apparato privato volto alla cura e all’assistenza sanitaria.

I programmi assistenziali pubblici sono Medicare e Medicaid. Il primo è il programma nazionale di assistenza per tutti gli individui over sessanta ed è di carattere universale essendo indipendente dal reddito. Il secondo è un viene gestito dai singoli Stati, con un contributo federale che copre il 60% delle spese, e rivolto ad alcune fasce di popolazione a basso reddito, soprattutto a famiglie con bambini, donne in gravidanza e disabili. Sono in atto diverse proposte per un sistema sanitario misto pubblico-privato però, a differenza dei paesi europei, la sanità negli Stati Uniti non viene ancora riconosciuta come un diritto universale garantito dalla legge.

Tags: mortalità infantile italia, neonati, stati uniti d'america
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Beatrice Casella
Beatrice Casella
Laureata in economia internazionale e dello sviluppo, si è sempre appassionata del settore sanitario. Il tema della tesi di laurea triennale ha riguardato il tasso di mortalità infantile in Tanzania (paese dove ha vissuto alcuni anni). Per il suo master's degree si è concentrata sull'incidenza della politica e dell'economia nel garantire una salute globale. Praticante giornalista, ha lavorato a Milano con il Gruppo editoriale L'Espresso e attualmente lavora come Research Analyst per una società che si occupa di costruzioni sostenibili.

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