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Profumo di mare

8 Settembre 2016

La maggioranza degli italiani ha trascorso le vacanze estive al mare. Una simile scelta avrà sicuramente avuto un effetto positivo sulla loro salute.

L’aria di mare, infatti, contiene una buona percentuale di iodio (sebbene quanto assorbito con questa modalità non soddisfa completamente le necessità di iodio dell’essere umano, il quale viene assorbito principalmente tramite l’intestino).

Lo iodio (termine che deriva dal greco ioeides) è un elemento chimico e rappresenta un microelemento essenziale per il funzionamento della tiroide. Quest’ultima produce due ormoni  – tiroxina o T4 e triiodotironina o T3 – che contengono iodio nella loro struttura chimica e che regolano numerosi processi metabolici nella maggior parte delle cellule e svolgono un ruolo importantissimo nelle prime fasi della crescita e nello sviluppo di diversi organi, in particolare del cervello.

Il fabbisogno giornaliero di iodio per un adulto, fissato dall’Unione Europea, è pari a 150 microgrammi (sino ad un massimo di 600 microgrammi), mentre le donne in gravidanza devono assumerne quantità maggiori al fine di consentire il corretto sviluppo del feto.

La carenza di iodio può infatti comportare gravi danni cerebrali e alterazioni permanenti dello sviluppo corporeo del bambino.

Non solo. Negli adulti, un’assunzione non adeguata di iodio può condurre all’ipotiroidismo – disfunzione della tiroide nella produzione di ormoni – che comporta alcune conseguenze negative piuttosto rilevanti quali: aumento del volume della tiroide (gozzo), affaticamento fisico e debolezza muscolare a causa della minor sintesi proteica, rallentamento del metabolismo e attività termogenica scorretta con intolleranza alle basse temperature, sonnolenza e sensibile aumento del rischio di malattie coronariche.

Nel 2007, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che diciannove paesi europei avevano un adeguato apporto di iodio mentre tredici paesi presentavano una persistente carenza di iodio.

Le conseguenze della carenza nutrizionale di iodio costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario e sociale che interessa un numero elevato di persone nel mondo. Si stima, infatti, che circa il 29% della popolazione mondiale sia ancora esposta alla carenza di iodio.

In Italia, l’emanazione nel marzo del 2005 della Legge n. 55 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”, mette a disposizione a livello nazionale un importante strumento legislativo volto a ridurre la frequenza dei disordini derivanti della carenza di iodio, prevedendo una serie di misure finalizzate a promuovere il consumo di sale arricchito di iodio su tutto il territorio nazionale.

A supporto dello strumento legislativo, l’intesa Stato-Regioni del 26 febbraio 2009, ha istituito l’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI), il cui coordinamento è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità.

I dati di monitoraggio attualmente raccolti dall’OSNAMI, pur evidenziando un miglioramento dell’assunzione di iodio a livello di popolazione rispetto al passato, confermano il persistere in Italia di una carenza iodica che, seppure non severa, determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di altri disordini correlati.

Al fine di garantire la corretta presenza nel corpo di questo microessenziale è opportuno, oltre ad assorbire lo iodio disperso nell’aria, inserire nella propria dieta alimenti ricchi di iodio che rappresentano la fonte principale di iodio per l’organismo umano.

Tra questi si segnalano, in particolare, le alghe (ad esempio le alghe brune possono contenere sino a 8000 milligrammi di iodio al chilo), i molluschi (798 microgrammi al chilo), le uova (70-90 microgrammi al chilo) e il latte (50-200 microgrammi al chilo).

Il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano altresì di sostituire il sale comune (o il sale rosa dell’Himalaya se utilizzato) con il sale arricchito di iodio.

Il sale arricchito di iodio è un comune sale da cucina a cui sono stati aggiunti dei sali di iodio e non presenta odori o sapori particolari, né altera quello dei cibi a cui viene aggiunto. Per evitare quanto più possibile perdite di iodio, è consigliabile conservarlo in luogo fresco, al riparo della luce e dell’umidità.

Secondo il Ministero della Salute, il sale arricchito di iodio può essere utilizzato da chiunque non comportando particolari rischi in caso di assunzione elevata.

Infine, è bene tenere presente che vi sono alcuni alimenti (tra cui i broccoli, cavolfiore, rape e mandorle) il cui consumo protratto o elevato può incidere negativamente sulle funzionalità della tiroide e sull’assimilazione delle iodio, per quanto casi di tossicità da iodio si verificano solo a seguito dell’assunzione di un dosaggio importante (triplicato rispetto al fabbisogno giornaliero) di tale microessenziale.

 

Tags: alimentazione, iodio, mare, prevenzione, salute, tiroide
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lucrezia.anzanello
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