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Sanità pubblica, integrativa e digitale per favorire la tutela della salute dei cittadini

29 Luglio 2015

Il nostro Paese è considerato tra i più longevi d’Europa grazie anche ai progressi della scienza e della tecnologia che hanno come obiettivo principale quello di coniugare longevità e buona salute.

Secondo le stime del 2011, la vita media in Italia è pari a 79,4 anni per gli uomini e a 84,5 per le donne, con valori leggermente più bassi nel Mezzogiorno (rispettivamente 78,8 e 83,9 anni). Di pari passo sono aumentati anche i bisogni dei cittadini, con il settore sanitario che occupa uno dei primi posti della classifica.

Il Sistema Sanitario Nazionale, però, non riesce più a garantire prestazioni e servizi, questo ha determinato una maggiore tendenza verso il settore privato. Quali sono le cause? I tagli dei posti letto, le lunghe liste d’attesa, l’aumento dei ticket e quindi, per compensare la riduzione dell’offerta pubblica, si sta assistendo ad un progressivo aumento della spesa privata.

Se si prende in esame il periodo che va dal 2000 al 2013, emerge che c’è stata una riduzione dei posti letto negli ospedali pari al 24% (circa 71.233) e se ne prevedono altri, circa 3.000 nei prossimi anni.

Questa situazione ha causato la chiusura, negli ultimi 10 anni di strutture pubbliche (1 su 4) e un aumento di quelle private che sono passate da una percentuale del 41% al 47%.

La tendenza di rivolgersi al privato è dovuta anche all’annoso problema delle lunghe liste di attesa nel pubblico che, secondo l’indagine Censis, è arrivata a quota 33 miliardi.

Nello specifico: i cittadini pagano con le proprie finanze circa il 57% delle visite specialistiche (per intero il 92% delle visite odontoiatriche, il 64,5% quelle ostetrico-ginecologiche e il 57,1% dietologiche) quasi il 21% degli accertamenti diagnostici e il 5% dei ricoveri. A questo si aggiunge una riduzione dell’assistenza sul territorio a causa del blocco del turnover del personale sanitario, ormai attivo dal 2009, che ha frenato il ricambio generazionale.

L’unico settore in crescita, dal 2001 al 2012 è stata l’assistenza domiciliare che è passata da 270 mila assistiti a 633mila.

Il Ministero della Salute al fine di potenziare il sistema di cure primarie senza doversi rivolgere agli ospedali, ha realizzato sul territorio nazionale delle strutture chiamate Case della Salute che hanno, tra gli obiettivi principali, quello di garantire la continuità assistenziale e terapeutica h24, 7 giorni su 7 e assicurare un punto unico di accesso dei cittadini alla rete dei servizi e la presa in carico della domanda.

Ad oggi però, risultano essere poche, in totale 123 strutture (quasi la metà in Toscana) e non riescono a coprire le esigenze di tutto il Paese in maniera uniforme.

Quali sono le conseguenze per i cittadini che sono i fruitori finali dei servizi?

Come già detto, il cittadino paga di tasca propria la maggior parte delle visite specialistiche, esami, pronto soccorso e l’acquisto dei farmaci (nel 2014 la spesa è arrivata a quota 3 miliardi di euro). Proprio per quest’ultima voce, il ticket sui farmaci, secondo la Corte dei Conti, nel 2008 valeva 650 mln di euro e nel 2014 è più che raddoppiato raggiungendo 1,5 mld.

La sanità sta virando verso la privatizzazione? Dai dati sembrerebbe di sì anche se, nonostante le difficoltà, ci sono strutture ospedaliere pubbliche di eccellenza di livello mondiale.

La domanda è: come agire? Quali potrebbero essere le misure da mettere in campo per salvaguardare la salute dei cittadini e garantire le prestazioni e servizi con costi accessibili a tutti?

Sta crescendo sempre più la necessità di creare accanto al sistema sanitario pubblico, che comunque va salvaguardato, un sistema che sia in grado di migliorarlo sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza attraverso una sinergia tra pubblico e il privato.

Una collaborazione tra sanità pubblica e sanità integrativa, potrebbe essere oggi, nelle condizioni in cui verte il settore sanitario, una soluzione per favorire al meglio la tutela della salute dei cittadini. Questo perché il rischio maggiore potrebbe essere quello che, per preservare a tutti i costi il servizio sanitario pubblico, si andrebbe a creare nel tempo, una realtà che vedrebbe una sanità divisa per classi sociali.

Da non sottovalutare e dimenticare poi l’importante ruolo della tecnologia che ha coinvolto anche il settore sanitario con la nascita della telemedicina e dei prodotti e-health.

La telemedicina sta diventando parte integrante della nuova dimensione di sanità e possiede tutte le caratteristiche e presupposti per svilupparsi, in quanto si possono realizzare modelli di assistenza e cura innovativi grazie ai quali è possibile interagire con i pazienti direttamente da casa.

Ad oggi, però la telemedicina non riesce a decollare perché ci sono dei vincoli dettati da una realtà ancora troppo “tradizionale”.

Anche in questo caso la sinergia tra Sanità pubblica e quella integrativa potrebbe rappresentare la chiave di volta per arrivare, finalmente, a un concetto di salute più ampio che associa l’assenza di malattie allo stato di benessere e di stili di vita dell’individuo e della sua famiglia.

E non solo. In un contesto di questo tipo un ruolo fondamentale lo assume la sanità digitale che va ad incontrarsi con la crescita del numero di servizi di welfare aziendale, ovvero l’insieme di benefits e servizi forniti dall’azienda ai propri dipendenti al fine di migliorarne la vita privata e lavorativa e tra questi, uno dei più gettonati, con una percentuale pari al 46%, è rappresentato dalle coperture sanitarie integrative che risultano essere un valido aiuto al portafoglio della famiglia.

A conferma che le Mutue e i Fondi sanitari possono rappresentare il secondo pilastro della sanità italiana è una recente indagine realizzata dal Campus Bio-Medico di Roma secondo la quale al 2014, sono 7 milioni gli italiani iscritti a una Cassa o a un Fondo integrativo (già nel 2007 secondo un’indagine del Censis, aveva preso in esame il periodo 1999- 2007 è emerso un aumento del +2,3 % del numero degli iscritti a fondi sanitari).

Sul territorio nazionale sono operanti 290 fondi integrativi che raccolgono contributi per più di 2 miliardi ed erogano prestazioni per un valore quasi analogo, pari circa all’8% della spesa sostenuta privatamente dagli assistiti, godendo della stessa tecnologia, ovvero apparecchiature mediche d’avanguardia e qualità della struttura.

In una realtà come questa, le maggiori potenzialità di crescita riguardano proprio i sussidi sanitari e la telemedicina, con tecnologiche all’avanguardia che possono sostituire una buona parte dei servizi degli ospedali con una riduzione dei costi.

Negli anni, la Sanità integrativa è riuscita a imporsi e a costruirsi un’importante posizione nel rapporto tra cittadini e servizi sanitari con il fine di proteggere e sviluppare la promozione della salute.

Insomma, il Sistema Sanitario Nazionale ha speranza di uscire dal tunnel solo se si riuscisse a raggiungere una sinergia tra la sanità pubblica, integrativa e digitale.

Tags: salute, salute dei cittadini, sanità digitale, sanità privata, sanità pubblica, tutela
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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in Scienze Politiche e dal 2001 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il Master in Gestione e Marketing di imprese in TV digitale, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Successivamente, ha ampliato le sue competenze specializzandosi con il Master in Marketing & Communication Management presso 24ORE Business School. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione dedicato alla Sanità Integrativa.

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