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Sport e doping: sempre più adottati agenti anabolizzanti, stimolanti e corticosteroidi
Quando si dice sport si parla conseguentemente di salute.
Quando ci si sofferma sull’attività fisica spesso c’è chi domanda se quel determinato sport è svolto a livello agonistico oppure amatoriale. Qui il punto: stando all’ultimo report del Ministero della Salute dei controlli effettuati nel 2017 su giovani e sport amatoriali risulterebbe che non c’è sport che sfugga al doping inteso come uso di un farmaco o di una pratica medica non a scopo terapeutico ma per potenziare il rendimento psicofisico. Sempre secondo quanto rilasciato dal Ministero le sostanze più adottate sono gli agenti anabolizzanti (48,3%), stimolanti (17,2%), corticosteroidi (8,6%) e diuretici e agenti mascheranti (8,6%).
Sono quindi gli ormoni che vengono impiegati, prevalentemente, “quale aiutino”; e non è a caso visto che ormoni e sport sono collegati in linea diretta attraverso il sistema endocrino: l’esercizio fisico rappresenta un potente modulatore della funzionalità del sistema endocrino. Per chi pratica sport professionistico il controllo dell’assetto ormonale è la premessa per poter intraprendere un’attività sportiva che abbia l’obiettivo di portare a risultati agonistici ai massimi livelli. Lo staff medico dei campioni sa come far funzionale al meglio “la macchina corpo”, salvaguardando salute, benessere e prestazioni, anche se non pochi sono i casi di doping. Ma cosa succede a chi fa sport a livello amatoriale e dilettantistico? Come deve essere praticato lo sport affinché rientri nella pratica e nello stile di vita raccomandato? Che dimensioni ha il mercato delle sostanze dopanti e quali rischi per la salute? Quali conseguenze sulla salute quando lo sport diventa un’ossessione? Se ne parlerà il 26 ottobre a Verona in occasione del convegno “Ormoni, metabolismo e sport”, promosso da Ame, Associazione Medici Endocrinologi, dal Coni e la Federazione Medico Sportiva sotto la guida scientifica di Roberto Castello, direttore di Medicina Generale ed Endocrinologia Aoui, Verona e di Paolo Cannas, medico ospedaliero e medico sportivo della squadra di Basket A2 di Verona.
“Quando si parla di sport”, fa sapere Paolo Cannas, “ci si riferisce ad un complesso sistema di valori in cui l’emulazione verso l’atleta o la squadra amata gioca un ruolo molto importante. L’emulazione si manifesta nei modi più diversi: dal possesso della maglietta, il cappellino, i gadget, l’attrezzatura sportiva, ma anche nell’imitare i tempi e i modi degli allenamenti professionali, fino all’assunzione di sostanze che possano migliorare le prestazioni. L’aiutino serve a confermare ai soggetti che vi ricorrono l’implicita giovinezza rappresentata dalle prestazioni da campioni a cui evidentemente l’atleta sente, quasi come un imperativo, di dover arrivare. I valori dello sport – il rispetto delle regole che ogni gioco comporta – la dimensione educativa, la solidarietà, lo sviluppo sano virtuoso del fisico e della mente, vengono disconosciuti. Il concetto di benessere, da sempre accostato allo sport, da valore positivo assume la valenza negativa nel momento in cui lo sport diventa una mania, una patologia generando comportamenti che nulla hanno a che fare con la salute e che spesso ne comportano la perdita”.
L’Italia è il secondo Paese al mondo per i casi di doping a livello olimpico, come dichiarato dal presidente del Coni Giovanni Malagò, e con un mercato italiano dei prodotti dopanti che arriva a 537 milioni di euro il doping si sta allargando anche nel settore giovanile e degli sport amatoriali ma, mentre nel settore professionistico i controlli sono d’obbligo e vengono effettuati, nell’ambito amatoriale/giovanile e soprattutto nelle palestre i controlli sono più difficili per la vastità delle realtà coinvolte. L’acquisto on line di prodotti dopanti è molto semplice e viene facilitato, ad esempio, presentando gli anabolizzanti (ormoni) come anabolizzanti naturali al fine di far cadere qualsiasi cautela nell’acquisto: in alcuni casi, presumibilmente nei più giovani, c’è chi si dopa non avendone neppure la consapevolezza”, dichiara il medico sportivo.