Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Tumore: la cuffia refrigerata “Paxman” contrasta la caduta dei capelli causata dagli effetti della chemioterapia
Secondo l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), si stima che in Italia, ogni giorno si manifestano 1000 nuovi casi di cancro e in un anno ci sono 366.000 nuove diagnosi di neoplasie, escludendo quelle della cute, che colpiscono circa 196.000 (54%) di uomini e circa 169.000 (46%) di donne.
I cinque tumori più frequenti, fra gli uomini sono: il tumore della prostata (20%), il tumore del polmone (15%), il tumore del colon-retto (14%), il tumore della vescica (10%) e quello dello stomaco (5%), tra le donne, invece il tumore della mammella ha un’incidenza maggiore, pari al 29%, segue il tumore del colon-retto con il 14%, il tumore del polmone (6%), il tumore del corpo dell’utero (5%) e quello della tiroide (5%).
Tra gli strumenti a disposizione per combattere il tumore, c’è la chemioterapia che si serve di farmaci citotossici, tossici per le cellule, che hanno la capacità di bloccare la divisione delle cellule in rapida replicazione, senza però distinguere tra cellule sane e cellule malate, motivo per il quale le chemioterapie hanno effetti collaterali su tutti i tessuti a rapido ricambio, come le mucose, i capelli e il sangue.
La caduta dei capelli, soprattutto per le donne, rappresenta un problema che va ad aggiungersi ad una difficile convivenza con la malattia. Sotto il profilo psicologico e nelle relazioni sociali cambia la vita delle persone colpite dal tumore, perché la maggior parte tende a chiudersi nel proprio mondo del quale, a volte, possono farne parte solo pochi intimi tenendo nascosta, il più possibile, la malattia. Ma l’inevitabile caduta dei capelli, dovuta proprio agli effetti della chemioterapia, è una situazione che difficilmente, soprattutto la donna riesce a tollerare iniziando anche a preoccuparsi di avere puntati addosso gli occhi degli altri perché “Ora la gente saprà che sono malata”. Per ridurre al minimo questo disagio, dovuto ad un cambiamento fisico da parte del paziente, alcune strutture ospedaliere italiane da qualche anno utilizzano una cuffia refrigerata, dal nome Paxman, una vera e propria innovazione in campo medico considerata ad oggi, l’unico strumento in grado di contrastare la caduta dei capelli.
Il sistema Paxman, ideato in Gran Bretagna, dalla famiglia di imprenditori Paxman, dalla quale prende il nome, consente di contrastare nel 50-70% la caduta dei capelli dovuta all’uso di alcuni farmaci chemioterapici.
Da cosa nasce l’idea?
La storia degli imprenditori Paxman inizia negli anni ’50, con l’invenzione di un sistema di raffreddamento per la birra. La produzione dell’azienda, però, è destinata a mutare radicalmente. La moglie del figlio del fondatore, infatti, si ammala di tumore al seno. E il consorte Glenn, aiutato dal padre, decide di investire tutta la propria conoscenza nel campo dei sistemi di raffreddamento per plasmarli e renderli utili ai malati di tumore che devono sottoporsi alla chemioterapia. Stando vicino alla moglie, Glenn si rende ben presto conto di quanto sia difficile accettare la perdita dei capelli durante i trattamenti chemioterapici. Un dolore che lui vuole riuscire a evitare a chi soffre già per una malattia così grave. La moglie diventa la prima donna a sperimentare la ‘cuffia’, anche se su di lei lo strumento, ancora ‘primitivo’, non sortisce l’effetto sperato. Dopo alcuni mesi la malattia, inesorabilmente, strappa a Glenn l’amore della moglie per la quale ha tanto lottato. Ma, ormai, la famiglia ha segnato la propria storia. Dopo diversi studi, nel 1997, Paxman produce il primo prototipo ufficiale della ‘cuffia’ che viene installata presso la Huddersfield Royal Infirmary. Oggi Paxman è l’unico produttore di questo tipo di tecnologia.
Il sistema in Gran Bretagna è usato in più di mille strutture. In Europa sono molte le strutture ospedaliere che si avvalgono della cuffia, mentre attualmente in Italia, il sistema è utilizzato oltre che dall’ospedale di Carpi, prima struttura a livello nazionale per numero di pazienti reclutati (88 donne e 1 uomo), da quello di Avellino e di Parma.
La ‘cuffia’ refrigerata Paxman dal mese di maggio del 2013, è stata messa a disposizione dei pazienti del reparto di Oncologia dell’Ospedale di Carpi,grazie al contributo (30 mila euro) dell’Associazione Malati Oncologici (AMO).
Dopo aver visitato due strutture pubbliche inglesi, il “Christies Hospital” a Manchester e l’ospedale di Huddesfield, simile per dimensioni a quello carpigiano), l’equipe della Medicina Oncologica del Ramazzini, diretta da Fabrizio Artioli con il coordinamento infermieristico di Angela Righi e in collaborazione con l’Associazione Malati Oncologici (AMO), hanno deciso di acquistare una ‘cuffia’ Paxman.
Come funziona questo strumento innovativo?
Health Online ha contattato la struttura ospedaliera di Carpi la quale ha spiegato il funzionamento della cuffia Paxman e informato sui risultati del loro primo bilancio di attività a distanza di quasi 2 anni fornendo anche la testimonianza di una paziente.
Il principio con il quale la refrigerazione riduce gli effetti della perdita dei capelli era noto, ma il problema era il mantenimento delle basse temperature, risolto da questo nuovo tipo di dispositivo, che riesce a trattare 2 pazienti per volta, per un totale di 4 al giorno, mantenendo una temperatura fissa di -4°C generando così una sensibile riduzione del flusso di sangue ai follicoli piliferi e salvaguardandoli dalla distruzione. In questo modo, si riesce ad evitare nel 50-70% dei casi la perdita dei capelli dovuta all’uso di alcuni farmaci chemioterapici. In passato queste cuffie erano costituite da una gelatina che veniva raffreddata nel freezer, ma una volta indossata dalla paziente perdeva velocemente il suo effetto refrigerante.
Aver ideato uno strumento di questo tipo è stato un valido aiuto perché permette al di ridare fiducia ai pazienti e dare loro uno stimolo positivo nei confronti della terapia.
Ad oggi, il Day Hospital dell’ospedale Ramazzini, diretto da Fabrizio Artioli, ha deciso di concentrare il suo utilizzo sui tumori alla mammella, sia maschile che femminile, perché la maggior parte dei farmaci alopecizzanti sono contenuti nei trattamenti chemioterapici propri di questo carcinoma. Finora sono 89 i pazienti ‘reclutati’per utilizzare la cuffia. Dai dati raccolti finora, il ‘Ramazzini’ ha ottenuto risultati non solo sovrapponibili ma addirittura migliori di quelli riscontrati in altri ospedali europei dove è in uso la strumentazione. La percentuale di successo del trattamento oscilla tra il 55 e il 62% dei casi. Non è previsto nessun limite di età, ma la media dei pazienti finora reclutati è di 53 anni.
Una delle 88 donne reclutate per utilizzare la cuffia è Bianca (nome di fantasia), un’insegnante d’inglese in una scuola media di Modena, di 48 anni che a gennaio ha terminato il ciclo di chemioterapia dopo che le era stato diagnosticato un tumore al seno. Oggi, Bianca, ha voluto raccontare la sua storia proprio per far conoscere a più persone possibili i benefici della cuffia Paxman e per lanciare un messaggio di speranza alle donne che stanno vivendo lo stesso dolore che ha vissuto lei.
“Certo non è come andare dal parrucchiere – ha raccontato Bianca – perché si sente molto freddo e si prova una forte sensazione di costrizione. Durante le prime sedute guardavo continuamente l’orologio e non riuscivo a fare niente. Era come se dicessi a me stessa: concentrati, funzionerà meglio. Per fortuna ho incontrato persone straordinarie, che mi hanno seguito passo dopo passo. Infermiere preparatissime, come Emilia, che ogni volta sapevano regalarmi un sorriso, una parola di incoraggiamento. Guardando indietro, oggi, mi sembra di aver intrapreso un percorso di miglioramento prima di tutto interiore. E se potessi parlare con le persone che si trovano a dover affrontare malattie come questa, mi piacerebbe ricordare loro una frase che ha pronunciato di recente Emma Bonino, dopo aver detto pubblicamente di avere un tumore: io non sono la mia malattia.
Quando ho scoperto di essere malata volevo tenere nascosta la mia condizione di salute per non far soffrire le persone a me più vicine. Un attimo dopo, però, ricordo di aver pensato: perderò i capelli e così tutti verranno a sapere che ho un tumore. Non sapevo dell’esistenza della cuffia, è stata mia sorella a cercare su internet, dopo che le venne in mente Caro Diario di Nanni Moretti, un film dove il protagonista mette una cuffia da pallanuoto in freezer prima di fare chemioterapia. Per certi aspetti, se possibile ho vissuto peggio questo problema che non dover affrontare il percorso di cura. Potrebbe sembrare un aspetto secondario della malattia, ma non perdere i capelli, soprattutto per una donna, è un aiuto importante per continuare a vivere ‘fuori’. Ti senti meno malata e non hai continuamente paura dello sguardo degli altri. Fortunatamente sono guarita ed è tempo di guardare avanti”.