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Una azalea per la mamma e aiutiamo la ricerca: torna l’appuntamento AIRC
A causa della la pandemia da Covid-19 per la prima volta in trentasei anni l’Azalea della Ricerca, l’iniziativa della Fondazione AIRC per la ricerca sui tumori delle donne, non potrà essere acquistata nelle piazze d’Italia, ma tramite web con il canale amazon.it a fronte di una donazione di 15 euro.
Mai come in questo momento, dove si è visto con l’emergenza sanitaria l’importanza della ricerca, è fondamentale sostenere il lavoro dei ricercatori e ricercatrici impegnati ogni giorno nel trovare delle cure per sconfiggere le neoplasie.
La ricerca oncologica contro i tumori femminili deve e può’ andare avanti anche con il nostro contributo. La campagna dell’Azalea della Ricerca intende sottolineare una volta di più la centralità della ricerca scientifica nella battaglia contro il cancro delle donne. Le pazienti beneficiano oggi dei risultati che i ricercatori hanno ottenuto grazie a decenni di studi e investimenti, per questo è fondamentale continuare a sostenere con fiducia il loro lavoro, unica possibilità per un futuro sempre più libero dal cancro.
Ad oggi i numeri ci dicono infatti che circa una donna su tre sarà colpita da un cancro nel corso della vita.
In questo articolo vediamo nello specifico i numeri dei tumori femminili più frequenti.
Il cancro al seno è il più diffuso con 53.000 nuovi casi all’anno, il che equivale a circa 145 diagnosi al giorno. Riguarda tutti, direttamente o indirettamente, perché colpisce una donna su nove nell’arco della vita, e con lei le persone che le stanno vicine. È però anche il tumore per il quale, negli ultimi decenni, la ricerca ha ottenuto risultati importanti, portando la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi a crescere fino a circa l’87%. Molte pazienti tuttavia aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive che non rispondono alle terapie oggi disponibili, come accade per il tumore al seno triplo negativo e per il carcinoma mammario metastatico.
Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno nella donna. La malattia è maggiormente diffusa in persone di età compresa fra i 60 e i 75 anni, con poche distinzioni fra uomini e donne. L’incidenza è però in aumento nella popolazione femminile per via delle abitudini di vita sempre più uniformi tra i due sessi. Negli ultimi anni si è assistito a una diminuzione della mortalità, attribuibile ai programmi di screening, alla diagnosi precoce e al miglioramento delle terapie, sempre più mirate e personalizzate.
Si stima che lo scorso anno in Italia le nuove diagnosi di tumore al polmone siano state 42.500, di cui 13.000 nelle donne. Nei dieci anni compresi tra il 2003 e il 2014 l’incidenza è risultata in calo negli uomini (-1,6 per cento) e in aumento tra le donne (+2,2 per cento). Ben l’85-90% dei tumori polmonari è dovuto al fumo e il rischio di ammalarsi cresce all’aumentare del numero di sigarette fumate e al numero di anni da cui si fuma.
I tumori ginecologici interessano ogni anno circa 16.000 pazienti. Per il cancro dell’endometrio e della cervice uterina la sopravvivenza a cinque anni ha registrato una crescita costante, arrivando rispettivamente al 77% e al 74%. Più complessa la situazione del tumore dell’ovaio che risulta difficile da diagnosticare precocemente e spesso presenta un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci. Per superare questi problemi, i ricercatori AIRC sono al lavoro su nuove combinazioni terapeutiche capaci di ridurre la resistenza ai farmaci e insieme stanno focalizzando l’attenzione sull’immunoterapia, con l’obiettivo di individuare composti in grado di stimolare le risposte immunitarie delle pazienti.
È importante sostenere il lavoro della ricerca che raggiunge dei traguardi significativi. Tra i tanti risultati raggiunti dai ricercatori AIRC sui tumori che colpiscono le donne quello di Barbara Belletti, ricercatrice AIRC al CRO di Aviano che ha scoperto un nuovo biomarcatore utile contro il cancro al seno.
Che cosa significa? Il microRNA miR-223 – ci spiegano dalla Fondazione – ha un ruolo importante nella ghiandola mammaria, dal momento che sembra avere la funzione di un oncosoppressore. Per questo i suoi livelli di espressione potrebbero essere utili sia nella diagnosi precoce di alcune forme di cancro al seno, sia per predire la risposta alle terapie. A suggerirlo sono i risultati pubblicati sulla rivista Cancer Research di uno studio condotto dal Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano e sostenuto da Fondazione AIRC. Spiega Barbara Belletti, responsabile del laboratorio di Ricerca traslazionale dei tumori femminili presso il CRO di Aviano, nonché coordinatrice dello studio: “Utilizzando campioni umani e animali di laboratorio con tumore mammario Her2 positivo, abbiamo osservato che non appena inizia la trasformazione maligna delle cellule della mammella, l’espressione del miR-223 cala drasticamente. Abbiamo anche notato che maggiore è l’aggressività del tumore e più bassi sono i livelli di miR-223. Trattando il tumore con gli inibitori di CDK4/6, i livelli di miR-223 si alzano quando (e se) le cellule tumorali rispondono al trattamento”. Gli studi dovranno ora proseguire ora con una verifica clinica, per valutare se anche nelle pazienti il miR-223 possa essere utilizzato come biomarcatore predittivo di risposta di terapia anti-CDK4/6.