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Una giornata mondiale dedicata alle zone umide e alla difesa della biodiversità
Difesa dell’ambiente e sostenibilità. È questo il fronte su cui punta l’Europa mettendo a disposizione dei Paesi membri dell’Unione una serie di risorse atte a finanziare programmi nazionali che favoriscano, tra le altre cose, la relazione tra tecnologie ed ecologia. La difesa del territorio e la salvaguardia della biodiversità infatti risultano funzionali a uno sviluppo della popolazione e a una conseguente, quanto mai necessaria, crescita dell’economia green e circolare. Tra le aree più in pericolo del pianeta ci sono le zone umide, a cui è dedicata anche una Giornata mondiale che si celebra annualmente il 2 febbraio in occasione dell’anniversario dell’adozione della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale, firmata in Iran il 2 febbraio 1971 e introdotta per rispondere all’esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione di queste zone quali ambienti primari per la vita degli uccelli acquatici, che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e continenti per raggiungere ad ogni stagione i diversi siti di nidificazione, sosta e svernamento.
A ricordare l’importanza di queste aree (paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata) sono anche i dati di Legambiente: sono oltre 220 milioni gli ettari coperti dalle zone umide del pianeta, rifugio per volatili, piante, mammiferi, anfibi, pesci e invertebrati. Di questi, 82.331 ettari (circa 15 mila con superficie agricola) si trovano in Italia, Paese che conta 65 siti Ramsar – paese dove è stata sottoscritta la Convenzione – e, complessivamente, ben 1520 zone umide secondo l’inventario del PMWI (il Pan Mediterranean Wetland Inventory di Med Wet). L’Italia vanta, inoltre, la più grande biodiversità d’Europa, essendo “casa” del 37% della fauna euro mediterranea. Nel nostro Paese coesistono 180 aree naturalistiche, cogestite dai Consorzi di bonifica per una superficie complessiva di 200 mila ettari, equivalenti a quattro volte il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Queste aree rappresentano i serbatoi di carbonio più funzionali sulla Terra, immagazzinandone il doppio rispetto a quello assorbito da tutte le foreste. Sono in grado di assorbire anche le piogge in eccesso arginando il pericolo inondazioni, di rallentare il fenomeno rischioso delle siccità e stabilizzare le emissioni di gas serra. In più, arginano l’erosione delle aree costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari, riducendo l’impatto di tifoni, uragani e tsunami. Senza dimenticare gli importanti riverberi che hanno sulla vita quotidiana dell’uomo, specie per quanto concerne la produttività delle zone umide, le cui piante forniscono alimenti base a gran parte della popolazione mondiale, dal riso al pesce di acquacoltura, e il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione.