Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Vaccini anti covid: originali e aggiornati alla variante omicron. Quale fare?
AIFA approva i vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax
Sono 6.610 i contagi da coronavirus in Italia al 5 settembre 2022, secondo numeri e dati covid del bollettino – regione per regione – di Protezione Civile e ministero della Salute. Sono 63.822 i tamponi, tra molecolari e antigenici, processati che fanno rilevare un tasso di positività al 10,3% (11,8% del 4 settembre). Tra le regioni con un maggior numero di nuovi contagi da Covid-19 l’Emilia-Romagna con 850, seguita dal Lazio con 776 nuovi casi.
I vaccini si sono rilevati uno strumento utile contro la diffusione del virus SARS-CoV-2. Nel tempo il virus originale Sars-CoV-2 ha mutato evolvendosi in varianti come Omicron, in grado di eludere l’immunità acquisita dalla popolazione. Proprio per mantenere alta la protezione offerta dai vaccini questi devono essere aggiornati. “SARS-CoV-2 è riuscito a raggiungere delle mutazioni che lo hanno reso sempre più trasmissibile e infettante”, spiega a “Le Scienze” Massimo Clementi, professore ordinario di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele. “Per funzionare i vaccini devono adattarsi a questa evoluzione genetica del virus. Molti vaccinati con i primi vaccini non sono oggi protetti dall’infezione, che è ciò che ci aspettiamo da un vaccino. Tuttavia, fortunatamente, sono comunque efficaci nel ridurre la prevalenza di malattia grave.”
Giovedì 1° settembre, l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha autorizzato due vaccini anti covid mRNA di Moderna e Pfizer aggiornati contro la variante Omicron adattati al virus originale e alle sue subvarianti Omicron BA.4/5. Si tratta dunque di vaccini bivalenti che contengono parte del ceppo originale del virus e parte delle sue sottovarianti BA.4 e BA.5.
Dopo l’ok dell’Ema è arrivato anche quello dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ieri, 5 settembre, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha dato il via libera all’utilizzo dei vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax, come dosi booster per tutti i soggetti al di sopra dei dodici anni di età.
In vista dell’autunno, molti si chiedono quale fare, se quello originale o quello aggiornato.
A questo quesito ha risposto Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell’Agenzia europea del farmaco Ema. “Se non siete vaccinati, vi verrà offerto uno dei vaccini originali, che vi proteggeranno dalla malattia grave, dal ricovero e dalla morte. Se rientrate nei criteri per essere rivaccinati, presumiamo che gli Stati Ue si stiano preparando per offrirvi un vaccino adattato”, fra quelli già approvati e quelli in arrivo. Questi booster aggiornati, ha continuato a spiegare l’esperto, “ci si aspetta che espandano l’immunità contro le varianti preoccupanti, in particolare Omicron e i suoi sottolignaggi, indipendentemente da quale variante di preoccupazione sia stata incorporata nel vaccino. Pertanto, è importante prendere il vaccino adattato che vi viene messo a disposizione e non ritardare” la somministrazione. “Non c’è bisogno di aspettare un altro vaccino aggiornato. Il nostro messaggio è di fidarvi delle decisioni prese dalle vostre autorità sanitarie nazionali. Si adatteranno meglio alle vostre esigenze e terranno conto di tutti gli elementi rilevanti”.
I vaccini anti-Covid aggiornati che sono stati approvati, e quelli in arrivo se saranno autorizzati, “amplieranno l’arsenale di opzioni che ogni Stato membro dell’Ue avrà a disposizione per le campagne di richiamo”. Ma sebbene “questi nuovi vaccini siano un nuovo strumento importante”, ha tenuto a precisare Cavaleri, “non dobbiamo perdere di vista il fatto che i vaccini originali sono ancora in grado di proteggere dalla malattia grave e dalla morte. Hanno chiare capacità contro i ceppi di Omicron attualmente dominanti, anche se sono meno efficaci nel prevenire infezioni e malattie sintomatiche”. Va anche considerato che “con un virus che si sta evolvendo rapidamente, non è possibile prevedere quali varianti circoleranno questo autunno e inverno – ha concluso Cavaleri – Non è escluso che nuove varianti emergenti entro la fine dell’anno possano essere più vicine a BA.2”, come Centaurus, “che a BA.5 o che possa emergere una variante completamente nuova che non siamo in grado di prevedere oggi. Proprio per questo, conclude, è importante avere, “una pluralità opzioni”.
Oltre ai vaccini anti covid mRNA di Pfizer e Moderna, l’Agenzia europea del farmaco Ema ha dato il via libera all’uso di Nuvaxovid*, il vaccino anti-Covid della statunitense Novavax, come dose di richiamo omologa ed eterologa negli adulti a partire dai 18 anni d’età. E’ l’azienda ad annunciare in una nota il parere positivo all’estensione dell’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio, emesso dal Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) dell’Ema.
“Questa raccomandazione è un passo fondamentale verso la possibilità di offrire il primo vaccino contro il COVID-19 a base di proteine registrato per l’uso sia come serie primaria che come richiamo, indipendentemente dalla precedente storia di vaccini nell’UE”, ha affermato Stanley C. Erck, presidente e amministratore delegato di Novavax. “Mentre il COVID-19 continua ad evolversi, ci impegniamo ad aumentare l’accesso globale a opzioni vaccinali diversificate”.
La raccomandazione del CHMP – si legge nella nota – si basa sui dati dello studio di fase 2 di Novavax condotto in Australia, di uno studio di fase 2 separato condotto in Sud Africa e dello studio COV-BOOST sponsorizzato dal Regno Unito.
Nell’ambito degli studi di fase 2, una singola dose di richiamo di Nuvaxovid è stata somministrata a partecipanti adulti sani circa sei mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria a due dosi di Nuvaxovid. La terza dose ha prodotto un aumento delle risposte immunitarie paragonabili o superiori ai livelli associati alla protezione negli studi clinici di Fase 3. Nello studio COV-BOOST, Nuvaxovid ha indotto una robusta risposta anticorpale quando utilizzato come terza dose di richiamo eterologa.
Negli studi sponsorizzati da Novavax, dopo il richiamo, le reazioni locali e sistemiche sono state “generalmente di breve durata (una media di circa due giorni). L’incidenza di eventi di grado 3 o superiore è rimasta relativamente bassa”, evidenziano dall’azienda. La segnalazione sulla sicurezza degli eventi di reattogenicità ha mostrato un’incidenza crescente in tutte e tre le dosi di Nuvaxovid, riflettendo l’aumento dell’immunogenicità osservata con una terza dose.
Eventi avversi assistiti dal punto di vista medico, condizioni mediche potenzialmente immuno-mediate ed eventi avversi gravi “si sono verificati di rado dopo la dose di richiamo e sono stati bilanciati tra i gruppi vaccino e placebo”.
Nuvaxovid è stato approvato anche in Giappone , Australia e Nuova Zelanda come booster negli adulti di età pari o superiore a 18 anni ed è attivamente sotto esame in altri mercati.