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Violenza sulle donne. Aumentano i percorsi terapeutici per uomini violenti

28 Febbraio 2018

Adamo dove sei? Dove sei uomo? Questo richiamo biblico più volte ripreso da Papa Francesco nei suoi accorati appelli all’uomo dell’oggi, risulta essere quanto mai efficace se si parla della violenza ordinaria che gli uomini riservano alle proprie donne in casa, sotto lo sguardo impotente dei figli. Il fenomeno, negli ultimi tempi, si è allargato a macchia d’olio e, se in principio riguardava le classi sociali meno abbienti, ora invece coinvolge l’intera società, per questa ragione se ne parla caricandolo di un’accezione culturale determinante e allarmante. E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’articolo 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.

Ma cos’è che spinge gli uomini a essere prepotenti nei riguardi delle donne che amano o che sostengono di amare? Alla protezione si sostituisce una sberla, alla fiducia un clima di paura e di sottomissione che nella maggior parte dei casi induce le donne vittime di violenza a mostrarsi condiscendenti e sottomesse pur di non subire ulteriormente del male. Acquisendo dei risvolti sempre più allarmanti, il delicato tema è stato affrontato partendo dalla parte accusata, cioè dagli uomini. In tutta Italia, infatti, sono stati istituiti percorsi terapeutici per uomini violenti. L’ultimo è stato aperto a Faenza. Si tratta di realtà pensate e ideate congiuntamente da associazioni e dalle istituzioni. Su tutto il territorio nazionale sarebbero oltre 25 i centri che offrono agli “uomini maltrattanti” percorsi di recupero. Il dato è offerto dal sito di Redattore Sociale , agenzia di documentazione e formazione sui temi sociali, promossa dalla Comunità di Capodarco di Fermo, dal 1966.

Ogni anno i centri accolgono circa 300 uomini, di diversa estrazione sociale, disposti a dare avvio a un percorso di cambiamento. L’adesione a questo tipo di programmi è del tutto volontaria e gli uomini possono rivolgersi di propria iniziativa, anche se è davvero raro che lo facciano. Spesso infatti il soggetto violento non solo non riconosce di esserlo ma addebita ogni colpa alla compagna o moglie accusate di essere libertine. In pochi casi, invece, l’inizio del percorso avviene su invio di servizi sociali, forze dell’ordine, avvocati o magistrati. Si parte da una semplice accoglienza telefonica agli uomini che usano violenza o a tutte le persone che hanno difficoltà a gestire una situazione di maltrattamento e hanno bisogno di consulenza. Il primo passo, fondamentale, è la telefonata. Il secondo round dell’iter consiste nei colloqui iniziali con i maltrattanti per cercare di capire insieme che percorso sia possibile effettuare per interrompere la violenza. Il Centro offre quindi una serie di consulenze e gruppi psicoeducativi per aiutare e sostenere gli uomini nel loro cambiamento. Per quanto riguarda l’attività di formazione, essa è parte integrante del lavoro di promozione del cambiamento culturale con gli operatori che aiutano a mettere in discussione stereotipi e convinzioni profonde e radicate sulla violenza.

Da gennaio 2017 ad oggi sono state circa 26 mila le chiamate al 1522, il numero del Dipartimento delle Pari Opportunità di Palazzo Chigi, che raccoglie le storie di aiuto delle donne vittime di violenza. Di queste 4.227 sono arrivate da donne vittima di violenza, 630 per denunciare casi di stalking, 113 chiamate sono arrivate in una situazione di estrema emergenza. Anche se in un primo momento possono sembrare cifre considerevoli, in verità esse rappresentano solo una goccia nell’oceano essendo tantissime le donne che non denunciano o che scelgono di restare nel silenzio avendo la speranza che tutto possa cambiare. Un alibi decisivo per le vittime è rappresentato proprio dalla presenza dei figli, nei casi in cui essi ci sono. Tuttavia, non indifferente alle più è stata la vicenda che ha coinvolto il produttore hollywoodiano Weinstein e gli altri casi di molestie sui red carpet di tutto il mondo, Italia compresa. Si è trattato di una pentola scoperchiata all’improvviso e le donne, attrici, politiche e anche le casalinghe (seppur in netta minoranza) hanno iniziato a fare squadra. In molte si sono esposte con coraggio, raccontando le loro esperienze negative, molto intime, rendendosi anche attaccabili. Adesso l’uomo sa che non è più superpotente e sa che potrebbe anche essere denunciato.

 

Tags: donne, psicologia, salute, società, stalking, violenza sulle donne
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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