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Virus SARS CoV-2: cosa sappiamo della variante indiana?

29 Aprile 2021

Non si ferma l’epidemia nel mondo. L’India è il paese più colpito dal virus SarsCov2 con un nuovo record di contagi: sono oltre 17 milioni i casi registrati nelle ultime ore. Gli ospedali lanciano l’allarme: i pazienti covid continuano a morire per mancanza dell’ossigeno. La situazione è particolarmente grave nell’area di Delhi. Mentre nel Paese sono sono arrivati i primi aiuti internazionali dalla Gran Bretagna con l’invio di 100 ventilatori e 95 concentratori di ossigeno, si parla di variante indiana.

La nuova variante del virus SarsCoV-2, dopo quella inglese, sta spaventando l’Europa e l’Italia. In Italia sono stati diagnosticati due casi in Veneto a Bassano del Grappa, si tratta di padre e figlia, in isolamento fiduciario a casa, con sintomi ma non gravi.

Cosa sappiamo di questa mutazione? Quanto è preoccupante anche in considerazione della compagna vaccinale?

È stata scoperta per la prima volta a dicembre scorso nel Maharashtra, stato dell’India Centro-occidentale. Il 24 marzo, il ministero della Salute indiano ha riferito che il 15-20% del coronavirus sequenziato nella regione – uno dei primi hotspot della seconda ondata del paese – portava due mutazioni insolite: E484Q e L425R. Da allora la cifra è salita a oltre il 60% nella regione. La variante è stata denominata B.1.617.

La sua caratteristica principale è che presenta due mutazioni già note (E484Q e L452R), unione che sarebbe responsabile della drammatica ondata che sta stravolgendo l’India. La mutazione identificata come L452R corrisponde ad una modifica individuata anche nella variante californiana (B.1.427) che interessa la proteina spike e potrebbe aumentare la contagiosità del coronavirus. La mutazione E484Q potrebbe invece incidere sulla capacità di ‘dribblare’ la risposta immunitaria: quindi, potrebbe portare il coronavirus ad essere più resistente agli anticorpi sviluppati dopo un’infezione o di aggirare, almeno parzialmente, l’efficacia del vaccino. La resistenza ai vaccini deve essere ancora dimostrata. Secondo i primi dati da Israele, il vaccino Pfizer-BioNTech è parzialmente efficace contro la variante indiana e anche i primi test di neutralizzazione sul vaccino indiano Covaxin hanno mostrato una buona risposta.
Secondo il virologo Giovanni Maga, direttore dell’l’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, “c’è uno studio di un gruppo indiano in cui i ricercatori dimostrano che il vaccino indiano in sperimentazione, protegge contro da questa variante, ed è un vaccino analogo a quello cinese, basato sul virus inattivato. Lo studio è al momento in revisione per la pubblicazione ma i dati sono già stati messi a disposizione su un banca dati pubblica perché la comunità scientifica potesse già valutarli”.

Quanto è pericolosa la variante indiana?

Al momento è difficile dirlo. Gli scienziati stanno lavorando per confermare se la variante è più pericolosa di altre in circolazione, se si diffonde più rapidamente causando malattie gravi o eludendo l’immunità accumulata da precedenti infezioni o vaccinazioni. Il sequenziamento genomico nel Regno Unito mostra che la variante indiana è aumentata dallo 0,2% all’1% dei casi in due settimane dal 20 marzo, ma si ritiene che la maggior parte di questi siano importazioni.

Quanto preoccupa?

Parla di cautela e di non creare allarmismi il capo del Cts Franco Locatelli riassumendo le considerazioni che gli scienziati hanno espresso, dati alla mano, riguardo la variante indiana. Sulla possibilità che la variante possa sfuggire alla copertura vaccinale, Locatelli frena: “Non ci sono dati che supportino questa tesi”. Allora, meglio “non creare allarmismi”. Certo, questo non svincola dalla necessità di approfondire il tema, perché “ci sono aspetti che devono essere chiariti”, ad iniziare dalla contagiosità e dalla letalità.

Per il prof. Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, la variante indiana del covid “ha un alto indice di contagiosità” e potrebbe “in qualche modo sfuggire al vaccino”. “La variante indiana – ha aggiunto Crisanti – genera cluster molto ampi, quindi, probabilmente ha un alto indice di contagiosità. In India ha completamente soppiantato la variante inglese”, ha spiegato, evidenziando che “ha due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti. Si ritiene che effettivamente possa in qualche modo sfuggire al vaccino”.

Diversi paesi, come la Nuova Zelanda, Hong Kong, Stati Uniti e Regno Unito hanno bloccato i voli da e per l’India. Anche in Italia la decisione di vietare l’ingresso a chi arriva dall’India nelle ultime due settimane. “I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India”, ha scritto su Fb il ministro della Salute Roberto Speranza. “Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione”.

Tags: coronavirus, covid19, healthitalia, healthonline, mba, mutua, pandemia, prevenzione, salute, SarsCov2, variante inglese
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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in Scienze Politiche e dal 2001 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il Master in Gestione e Marketing di imprese in TV digitale, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Successivamente, ha ampliato le sue competenze specializzandosi con il Master in Marketing & Communication Management presso 24ORE Business School. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione dedicato alla Sanità Integrativa.

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