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Welfare e sanità. Si fa strada in Italia la “salute collaborativa” 4.0
Rispondere ai bisogni e alle necessità dell’utente è uno dei doveri prioritari del sistema sanitario odierno.
Rendere la vita più facile attraverso l’introduzione di confort o grazie all’utilizzo di tecnologie ultimate non solo è una tendenza ma è in uso da alcuni anni perché si tratta di una pratica di Welfare.
Sempre di più oggi applicazioni a portata di smartphone e piattaforme 4.0 soppiantano le pratiche del sistema sanitario tradizionale che – potremmo dire – grazie a queste nuove strategie presenti sul mercato si rifà il look migliorando la cura delle persone e innovando la sanità italiana sempre più “competitiva” a livello globale.
Di questa nuova faccia del Ssn ne parla il report «La cura che cambia» presentato a Milano da Nesta Italia che offre anche una serie di raccomandazioni a policy maker, aziende e terzo settore.
“L’approccio della Salute Collaborativa, testato per la prima volta nel Regno Unito dall’Health Lab di Nesta, è di fondamentale importanza per migliorare la salute e il benessere dei cittadini e far fronte ad alcune delle più rilevanti sfide del sistema sanitario e di welfare nazionale – ha affermato Marco Zappalorto, direttore esecutivo di Nesta Italia – L’emergere della Salute Collaborativa non sostituisce il sistema socio-sanitario formale, né riduce le responsabilità delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela della salute individuale e collettiva; al contrario, si pone in modo sinergico e complementare, mirando all’integrazione e alla trasformazione dei servizi esistenti, tramite l’introduzione di nuove pratiche e culture utili al suo rafforzamento”.
Le pratiche censite da Nesta Italia – grazie all’impegno di Unicredit, Lama e WeMake – sono molto distanti tra loro ma comunque unite da un ampio ventaglio di fattori che mettono al centro la persona e i suoi bisogni oltre che la sua responsabilizzazione e il coinvolgimento attivo, e la valorizzazione di dinamiche collaborative a vari livelli, tra medici e pazienti, tra pazienti affetti dalla stessa patologia, tra professionisti, caregiver o membri di una certa comunità.
Di fatto, si tratta di innovazioni sociali che valorizzano le competenze della persona e la forza di tutta la comunità per promuovere la salute attraverso soluzioni inclusive, accessibili e abilitanti.
Tre esempi significativi che includono il Centro Sociale Residenziale di Lastra a Signa, esperienza storica di inclusione degli anziani attraverso la comunità; il Progetto Itaca, che favorisce un nuovo approccio alla cura di persone affette da disturbi della salute mentale basato sulla condivisione di esperienze e il coinvolgimento diretto del malato, della famiglia e dei pari; e il Progetto Escapes, che rappresenta un’esperienza di Community Health Educators (in italiano Educatore di Salute di Comunità) pensata per le comunità migranti in Italia. Altre esperienze hanno invece a che vedere con la medicina narrativa di Digital Narrative Medicine e l’esperienza pionieristica del Club Innovatori Sanità Km0, community promossa dal Consorzio Arsenàl per la co-progettazione di App e servizi digitali in sanità da parte di professionisti e cittadini/utenti.
Non mancano, inoltre, da parte di Nesta Italia, alcune raccomandazioni indirizzate al sistema sanitario, ai policy maker, alle imprese, agli innovatori e al terzo settore. Nella consapevolezza che la Salute Collaborativa esige una repentina progressione nella condivisione e nello scambio delle informazioni tra diversi attori, un coordinamento delle iniziative dentro e fuori dal sistema sanitario e sociale, un impegno nella formazione olistica degli operatori, un lavoro di sensibilizzazione e coinvolgimento delle persone e delle comunità. U
na sfida fondamentale, trasversale a tutti i livelli e gli attori coinvolti, riguarda l’impiego delle nuove tecnologie, in particolare le tecnologie 4.0 che mostrano grandi potenzialità per la salute ma richiedono una riflessione e un impegno più profondo per essere valorizzate come reali strumenti di empowerment. In tal senso, la ricerca ha messo in luce la necessità di affiancare all’innovazione tecnica e tecnologica in atto anche il coinvolgimento attivo degli utenti e di tutti gli attori, per rendere le soluzioni tecnologiche pienamente usabili, efficaci e accessibili per garantire la loro integrazione e sostenibilità all’interno dei sistemi di Welfare.