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Preservare la salute mentale dei minori, contro l’emergenza nasce ZERO-17
La paura del contagio; il non potersi incontrare con i propri amici; le restrizioni e i diversi lockdown; la didattica a distanza e l’incertezza della stabilità lavorativa dei propri genitori. L’impatto globale della pandemia è stato devastante per i bambini e gli adolescenti, soprattutto in riferimento ai più fragli. Molti dei ragazzi e delle ragazze under 18, nonostante non siano toccati da vicino dagli effetti della crisi sanitaria, subiscono gravi ripercussioni a diversi livelli, dal piano emotivo a quello educativo, da quello fisico a quello psicologico, che rischiano di minare il normale sviluppo. Stando alle ultime stime disponibili, contenute nel nuovo rapporto Unicef “La Condizione dell’infanzia nel mondo – Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani” più di 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato; tra questi 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze. 86 milioni hanno fra i 15 e i 19 anni e 80 milioni hanno tra i 10 e i 14 anni. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. I tassi in percentuale di problemi diagnosticati sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale.
Numeri che, alla luce dell’attuale situazione pandemica e del persistere dello stato di emergenza, subiscono un mutamento considerevole che suscita preoccupazione. Secondo i risultati di una ricerca realizzata dal Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University, la pandemia ha impattato in modo considerevole sulla sfera psicologica ed emozionale delle persone di tutte le età. Questo studio preliminare, costruito su un campione indicativo di 2.400 individui, dimostra come dal febbraio 2020 il 21% degli intervistati ha notato un peggioramento nei rapporti con il proprio compagno di vita e il 13% con i propri figli. Inoltre, il 50% del campione ha rivelato di aver subito un incremento della fatica percepita durante lo svolgimento di attività legate alla sfera professionale e il 70% degli studenti ha invece dichiarato di aver notato un sensibile calo della concentrazione nello studio.
Ma non è sufficiente. Per far fronte a queste difficoltà, che per molti sono risultate del tutto inedite e che per altri hanno rappresentato un deterioramento psichico ulteriore, molte persone hanno assunto dei farmaci. In particolare: il 14% degli intervistati ha iniziato ad assumere ansiolitici o sonniferi e il 10% ha fatto ricorso ad antidepressivi. Coloro che già facevano uso di questi farmaci ha dovuto ricorrere a un incremento di dosaggio (19%). Inoltre, il 21% ha riportato sintomi ansiosi clinicamente significativi e interferenti sulle proprie attività quotidiane, mentre il 10% ha avuto almeno un attacco di panico nel mese precedente la compilazione, senza mai averlo avuto prima nella vita. Il 20% ha riportato sintomi di disturbo post-traumatico da stress in relazione a esperienze legate al particolare periodo storico che affrontiamo. È questo il fenomeno che gli esperti chiamano l’onda lunga della pandemia.
Proprio su questa base, e considerati i due anni di emergenza socio-sanitaria, il Fatebenefratelli ha lanciato un nuovo servizio che accende ulteriormente e in modo più mirato i riflettori sulla salute mentale dei più piccoli. Nello specifico, presso il Centro Sant’Ambrogio prenderà avvio l’esperienza di un Polo Multidisciplinare in cui saranno presi in carico i giovani pazienti tramite l’offerta di servizi, percorsi e trattamenti dei disturbi mentali e psico-sociali. All’Ospedale di Erba invece saranno presto attivati percorsi di accoglienza integrata mediante la riorganizzazione del Pronto Soccorso Pediatrico e la possibilità di coinvolgere l’équipe multidisciplinare del Centro Sant’Ambrogio in consulenze specifiche sul neonato o sul bambino ricoverato.
Non sempre i minori sono al centro di politiche integrate che guardano oltre la specifica necessità del momento, come ad esempio l’introduzione della didattica a distanza oppure il loro coinvolgimento nel protocollo di vaccinazione. I numeri cominciano a farsi ancora più preoccupanti se si guarda ai servizi e alle istituzioni che si occupano in prima linea di questa particolare nonché sensibile fascia anagrafica: i dati che riguardano i primi nove mesi del 2021 riportano un incremento del numero dei ricoveri per disturbi psichiatrici di bambini e adolescenti, che supera il totale del 2019. Le manifestazioni sintomatiche in costante aumento nel 2021 sono il discontrollo degli impulsi, l’autolesività, i disturbi del comportamento alimentare. Dal 2011 si è assistito ad un incremento dei pazienti e dei nuclei familiari, seguiti nei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA), a cui fa da specchio una continua contrazione delle risorse a disposizione, che amplia continuamente la forbice tra il bisogno e la capacità di dare una risposta realmente efficace. La tendenza è confermata anche dagli invii all’Istituto dai Pronto Soccorso: le richieste di ricovero per autolesionismo da ottobre 2020 a gennaio 2021 sono aumentate del 50%: anche i tentati suicidi sono cresciuti del 50%, contro il precedente +15%. Accanto ad atti di autolesionismo e tentati suicidi, tra le patologie più frequenti ci sono anche: disturbi del comportamento alimentare, psicosi con compromissione dell’esame di realtà, aggressività e comportamenti distruttivi, ritiro sociale e dipendenza da internet. Di fronte a questa sofferenza vi è una evidente carenza di risposte territoriali che ha indotto il Fatebenefratelli ad intervenire.