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Misure a sostegno alla genitorialità nei servizi messi a disposizione nel mondo welfare
Intervista a Maria Luisa Cavanna, Responsabile Sviluppo HiWelfare di Health Italia S.p.A.
La genitorialità è una delle sfide più significative nella vita di molte persone, richiedendo non solo impegno emotivo ma anche risorse finanziarie e sociali.
Nel contesto del welfare, è cruciale implementare misure efficaci a sostegno delle famiglie e all’empowerment femminile.
Health Online ha intervistato la dottoressa Maria Luisa Cavanna, Responsabile Sviluppo HiWelfare di Health Italia S.p.A.
Quali sono le principali misure messe a disposizione nel mondo del welfare per sostenere la genitorialità?
Tutti quei servizi e quelle misure che riguardano in modo specifico il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata diventano un nodo cardine nel sostegno alla genitorialità, momento in cui la gestione di questo equilibrio risulta più complessa.
Smartworking, flessibilità di orario, asilo nido aziendale, rimborsi per le spese di baby-sitting, servizi per ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro, sono alcuni degli esempi concreti di come un’azienda può sostenere un dipendente e supportarlo nel periodo in cui conciliare gli impegni lavorativi e personali può risultare più complesso.
Parlando di asili nido e di servizi di educazione infantile, come influiscono sulla genitorialità e quali miglioramenti potrebbero essere apportati?
L’asilo nido aziendale è una opportunità estremamente valida: non solo una soluzione di sostegno economico come contributo aziendale ai costi, ma una misura che incide sul lato emotivo consentendo la vicinanza con il neonato in un momento in cui “allentare” il cordone ombelicale non è facile.
Non sempre però questa è una strada percorribile e quindi si possono implementare soluzioni alternative altrettanto valide come convenzioni stipulate con asili /scuole materne di zona o la possibilità di richiedere il rimborso per le spese effettuate per le rette o i servizi di baby-sitting.
Questi servizi che rientrano nei benefit del welfare, sono attuabili per tutte le aziende e estremamente efficaci per conciliare al meglio il lavoro e vita privata di un dipendente.
Supporto psicologico, come possono questi servizi aiutare i genitori e cosa può essere fatto per renderli più accessibili?
Il concetto di well-being aziendale quale tema di stare bene in azienda non può prescindere dalla valutazione di qual è l’impatto che la conciliazione tra il lavoro e le necessità del quotidiano ha su un dipendente.
Un supporto psicologico che mira a promuovere il benessere individuale del dipendente e collettivo, creando un contesto aziendale inclusivo, che lavori sulle relazioni sociali e sull’organizzazione, è la frontiera del welfare aziendale.
In questo contesto si collocano tutti gli interventi mirati a supporto della maternità e paternità. Lo “stress” indotto da responsabilità genitoriali spesso è causa di malessere, di insicurezza, incapacità di gestire le sfide personali e lavorative.
La sensibilità di un’azienda su questi temi con programmi mirati interni o possibilità di supporto alla spesa per interventi specialistici di questo tipo, ha un impatto non solo sul benessere psicofisico del lavoratore ma premia anche l’azienda stessa con un effetto domino sul team e sull’organizzazione.
EMPOWERMENT FEMMINILE E WELFARE
Una delle cause principali del fenomeno di fuoriuscita delle donne dal mercato del lavoro è l’incapacità o impossibilità di gestire in modo adeguato il suo essere madre e la sua posizione lavorativa, banalmente in termini di orario.
Nel perseguire gli obiettivi nel mondo del welfare, un importante focus è rivolto all’empowerment femminile e al contrasto delle discriminazioni di genere. L’obiettivo è garantire l’applicazione effettiva delle “pari opportunità”, specialmente nel contesto della genitorialità, al fine di evitare che le donne si trovino a dover fare una scelta tra maternità e crescita personale lavorativa.
Dott.ssa Cavanna, quali sono gli obiettivi principali dell’approccio dell’empowerment femminile nel contesto di welfare e come si collega alla promozione delle “pari opportunità”?
L’empowerment femminile nel welfare mira a garantire alle donne un accesso equo alle opportunità, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni. Le “pari opportunità” non devono essere solo una dichiarazione formale ma devono tradursi in azioni concrete per eliminare le barriere che ne limitano l’applicabilità.
L’obiettivo principale dunque è quello di sostenere le donne con tutti gli strumenti necessari affinché la dimensione lavorativa non sia in contrasto con altri ruoli sociali e le responsabilità della sua vita privata.
Per consentire i cambiamenti culturali quali parità salariale o presenza femminile in posizioni decisionali sono necessarie azioni pratiche che consentano la piena condivisione delle responsabilità svincolando la donna da presupposti sociali, che molto spesso ne limitano la crescita professionale.
Esempi come il congedo di paternità, i rimborsi per le spese del nido o la scuola materna di cui abbiamo parlato prima sono gli strumenti nelle mani del legislatore e delle aziende per contrastare quella percentuale ancora troppo alta di donne che in Italia, a causa della genitorialità, si potrebbe trovare in una situazione di svantaggio.
Sono convinta che le caratteristiche e le peculiarità dei generi siano complementari e sussidiarie per una organizzazione vincente e che quindi l’”empowerment femminile” e la valorizzazione delle competenze delle donne siano una opportunità anche per le aziende.
Come può il welfare contribuire a contrastare le discriminazioni di genere e promuovere un ambiente di lavoro più inclusivo e quali sono gli aspetti chiave che il welfare deve affrontare per garantire l’effettiva applicazione delle “pari opportunità” per le donne?
Innanzitutto, è essenziale incoraggiare una cultura aziendale che riconosca il valore del bilanciamento tra lavoro e vita familiare: è necessario capire quali siano gli ostacoli in azienda alla crescita e lo sviluppo dell’individuo e rimuoverli nei limiti del possibile.
Valorizzazione delle competenze, formazione interna sul valore dell’inclusione, politiche di lavoro flessibile, supporto alla capacità di spesa, servizi per il “work and life balance”: non vorrei ripetermi ma sono gli aspetti su cui è necessario lavorare. Il welfare credo debba essere considerato in azienda come un punto chiave per la crescita e lo sviluppo dell’azienda stessa: deve essere dinamico e orientato ai cambiamenti interni ed esterni alla realtà aziendale perché per centrare l’obiettivo delle “pari opportunità” è necessario comprendere gli sviluppi e le sempre più veloci evoluzioni della realtà lavorativa.