Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
La variante Delta sarà dominante nelle prossime settimane? Il punto
La diffusione e la contagiosità della variante Delta sta tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Secondo Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, la variante Delta, che può essere fino a 110% più contagiosa, dominerà nelle prossime settimane. “L’aumento della trasmissibilità della variante Delta è stimata tra il +33-+110% e quindi nello scenario peggiore si ipotizza una trasmissibilità nel limite superiore pari a 1.3”. Ha affermato Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di regia. “La variante Delta è proiettata ad essere dominante nelle prossime settimane”, ha precisato. “È quindi importante tracciare i contatti e prevedere le quarantene ed è opportuno raggiungere quanto prima la copertura vaccinale con la doppia dose. Questa è una delle priorità”. “A livello europeo si cominciano a vedere parti del continente dove la situazione del virus Sars-CoV-2 è particolarmente intensa – ha spiegato – Colpisce il dato della Spagna, che in alcune zone ha un colore rosso scuro, e l’Olanda, ma anche aree come Cipro e l’isola di Creta dove il colore (che evidenzia un’intensificazione dei contagi, n.d.r.) si sta rapidamente scurendo. Si vede anche nelle zone del Sud della Francia. Questo si traduce in una curva in rapida crescita in tali aree. E in questo quadro anche l’Italia comincia a muoversi”. Per quanto riguarda l’indice di contagio Rt è in crescita e passa “dallo 0.66 della settimana precedente allo 0.91 di questa settimana – ha aggiunto – e cominciano ad esserci regioni che con l’Rt puntuale vanno sopra il valore di 1 anche se tutte con l’intervallo di confidenza più basso sono sotto questa soglia”. E anche l’Rt ospedaliero è in crescita. Ci sono dunque “indicatori di una trasmissione in fase di ricrescita. E sappiamo che con Rt sopra 1 il numero di casi tende ad aumentare”, ha detto ancora il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss). “Il numero dei comuni con almeno un caso non decresce, sono 2.267 e la scorsa settimana erano 2.167. In molte regioni c’è un’inversione con ricrescita dei casi. Le fasce d’età più colpite sono 10-19 anni e 20-29anni, indice di una popolazione giovanile che contrae di più l’infezione in questa fase”, ha affermato.
Età media contagi
L’età media dei contagi da covid è ora di 28 anni. “Ma sta calando anche l’età mediana al primo ricovero, che è 50 anni. Rimane in lieve calo l’età mediana per l’ingresso in terapia intensiva e l’età mediana al decesso è un po’ più instabile e rimane sopra 70 anni”, è il quadro tracciato dal presidente dell’Istituto Superiore Sanità.
Sull’efficacia dei vaccini contro la variante Delta i pareri non sono concordi. Johnson & Johnson, il vaccino anti Covid monodose di Janssen “ha dimostrato una risposta immunitaria duratura e ha generato risposte anticorpali neutralizzanti contro la variante Delta e altre varianti di Sars-CoV-2 che destano preoccupazione”. Lo riferisce J&J, comunicando i risultati ad interim di un sottostudio di fase 1/2a pubblicato sul New England Journal of Medicine (Nejm).
L’efficacia del vaccino Pfizer contro la variante Delta è “più debole” di quanto sperassero i funzionari sanitari. Ad affermarlo il primo ministro israeliano Naftali Bennett che ha aggiunto: “Non sappiamo esattamente fino a che punto il vaccino aiuti, ma è significativamente inferiore”.
Con la variante Delta, oggi, “anche se si è vaccinati si può essere infetti”. Questa variante, “buca perfino il doppio ciclo vaccinale”, perché “conferisce una certa protezione contro la malattia grave e l’ospedalizzazione” ma “nel 30-35% dei casi determina infezione anche nei soggetti che hanno fatto la seconda dose di vaccino, figuriamoci una sola”, ha affermato dal canto suo Walter Ricciardi, ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza.
Secondo l’Ema la variante Delta a fine agosto rappresenterà il 90% dei casi di coronavirus nell’Ue. Il mix tra vaccini si presenta come sicuro ed efficace, affermano l’Agenzia europea del farmaco (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in una nota congiunta, ricordano che la variante Delta di Sars-CoV-2 “si diffonde rapidamente in Europa e preoccupa perché potrebbe ostacolare gli sforzi per controllare la pandemia”. Secondo il documento Ema-Ecdc, la variante Delta “è dal 40% al 60% più trasmissibile rispetto alla precedente variante Alpha e può essere associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione”. L’Ecdc stima “che entro la fine di agosto la variante Delta rappresenterà il 90% di tutti i virus Sars-CoV-2 che circolano nell’Ue”. Per questo “è essenziale per i Paesi accelerare i programmi di vaccinazione, compresa la somministrazione di seconde dosi dove raccomandato, e colmare il prima possibile le lacune immunitarie della popolazione”.
A livello di sintomi la variante Delta pare essere più impattante sull’organismo. Tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza, ovvero i primi segnali della presenza del coronavirus nelle persone, sono di solito più forti. E di conseguenza anche i tempi di guarigione ne risentono.
La pandemia non è affatto finita, vietato abbassare la guardia. Non solo variante Delta: all’orizzonte, secondo l’Oms, potrebbero esserci infatti nuove varianti Covid più aggressive e più difficili da controllare. “Nonostante gli sforzi nazionali, regionali e globali, la pandemia di coronavirus non è affatto finita. Continua a evolversi, con 4 varianti di preoccupazione che dominano l’epidemiologia globale”. E viene riconosciuta come forte la probabilità che in futuro emergano e si diffondano globalmente “nuove varianti di preoccupazione, forse più pericolose e ancora più difficili da controllare”. Il monito lanciato dal Comitato di emergenza convocato dall’Organizzazione mondiale della sanità sotto le International Health Regulations (Ihr). È l’ottavo meeting del Comitato che si tiene da quando è iniziata l’emergenza Covid-19.
Mascherine, distanziamento e misure di prevenzione
L’uso delle mascherine, la distanza fisica, l’igiene delle mani e una migliore ventilazione degli spazi interni rimangono fondamentali per ridurre la trasmissione di Sars-CoV-2 in tutti i Paesi del mondo, i quali devono “continuare a utilizzare misure di sanità pubblica e sociali basandosi sul monitoraggio in tempo reale della situazione epidemiologica e delle capacità del sistema sanitario, e tenendo conto dei potenziali effetti cumulativi di queste misure”, una delle raccomandazioni temporanee agli Stati diffuse dall’Organizzazione mondiale della sanità. Queste indicazioni sono state ritenute cruciali per tutti i Paesi indipendentemente dalla situazione che stanno vivendo con Covid. Fra i temi toccati nel corso del meeting la lotta alla disinformazione che incide sull’esitanza a vaccinarsi contro Covid, l’equità nell’accesso ai vaccini, i viaggi internazionali, il rischio varianti. Secondo le raccomandazioni, “deve continuare a essere adattato al contesto epidemiologico e sociale ed a essere imposto l’uso di misure di sanità pubblica in risposta a singoli casi o focolai, compresi la ricerca dei contatti, la quarantena e l’isolamento”.
Viene ribadito il messaggio sulla richiesta di certificati vaccinali per i viaggi e si raccomanda di “non richiedere la prova della vaccinazione anti-Covid per i viaggi internazionali come unico percorso o condizione che consenta lo spostamento, dato l’accesso globale limitato e la distribuzione iniqua dei vaccini”. Gli Stati “dovrebbero prendere in considerazione un approccio basato sul rischio per facilitare i viaggi internazionali revocando le misure, come i requisiti di test e/o quarantena quando appropriato, in conformità con la guida dell’Oms”.
E sull’origine del virus l’OMS chiede la cooperazione della Cina
Il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus rinnova intanto l’appello alla Cina perché cooperi nell’indagine sulle origini del Covid. In una conferenza stampa a Ginevra ha detto: “Chiediamo alla Cina di essere aperta e trasparente e di cooperare. Sapere quello che è successo è qualcosa che dobbiamo ai milioni di persone che hanno sofferto e ai milioni di persone che sono morte”.
La Cina ha sempre sostenuto di aver cooperato con l’Oms, che nei mesi scorsi ha mandato a Wuhan un team di esperti a indagare, ma a cui sarebbe stato impedito l’accesso a informazioni e siti fondamentali, e ha contestato i tentativi di “politicizzare” le indagini.