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L’importanza della diagnosi precoce nella lotta contro l’alzheimer
Torniamo a parlare di alzheimer, insieme al presidente dell’Associazione Amici Alzheimer ODV, Claudia Martucci, per capire meglio l’importanza della prevenzione.
Ad oggi è possibile che ancora non ci sia una cura per questa patologia?Negli ultimi dieci anni la ricerca mondiale ha lavorato molto per cercare di dare le giuste risposte. Oggi quando parliamo di alzheimer dobbiamo considerare che è una malattia che rappresenta circa i due terzi di tutti i casi di demenza. Si tratta di una patologia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo, che purtroppo può avere anche un esordio precoce intorno ai 50 anni. Ci sono diversi studi mirati all’individuazione di farmaci in grado di rallentare il decorso della malattia e ritardare l’aggravamento dei sintomi, ma ad oggi non si è ancora trovato nulla di risolutivo.
Quali sono le cause che portano alla demenza?
Si tratta di un processo degenerativo progressivo che distrugge le cellule del cervello, portando un deterioramento cognitivo irreversibile, quindi la persona non è più in grado di ricordare, ragionare, parlare, per arrivare ad una perdita totale di autonomia nelle attività della quotidianità.
È possibile chiarire quali sono i sintomi?
I sintomi sono: perdita di memoria, inizialmente in forma leggera, poi sempre in maniera più marcata, difficoltà nell’eseguire le normali attività della quotidianità, perdita graduale dell’autonomia e problemi nel linguaggio, disorientamento spazio temporale ed anche disturbi della personalità, sbalzi umorali, atteggiamenti di apatia.
Non esistendo la cura, che ruolo gioca la prevenzione?
Non esiste ancora un farmaco o una terapia in grado di bloccare il decorso della patologia. Tutto ciò che è attualmente in commercio serve per colpire il sintomo ma non la causa. Di conseguenza, la prevenzione riveste un ruolo fondamentale sia per il paziente ma anche per la famiglia che si può organizzare nella gestione del paziente. Diversi studi hanno dimostrato che il rischio della malattia può essere arginato se si conduce uno stile di vita sano, seguendo una dieta equilibrata, praticando attività sportiva e sociale, ed esercitando il cervello con delle attività di brain training.
Quindi cosa deve fare una persona che pensa di poter avere i primi sintomi?
In primis parlarne subito con il medico di famiglia, che indirizzerà la persona ad eseguire un primo check up sul sangue per valutare tutti i parametri (compresi i folati, l’omocisteina, la vitamina B12), e valuterà la possibilità di far fare al paziente una visita specialistica neurologica o geriatrica. Ci sono alcuni esami importanti diagnostici strumentali che aiutano a capire da subito se ci sono alterazioni a livello neurologico. Tra questi: la risonanza magnetica ad alta definizione, la PET, il liquor spinale.
Per contattare l’Associazione Amici Alzheimer ODV:
0645433222 – 3406854064
associazioneamicialzheimer@gmail.com