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Sistema Sanitario Nazionale e le strutture ospedaliere private
Intervista alla Dottoressa Sonia D’Agostino, Direttore Generale delle cliniche Paideia e Mater Dei di Roma
Il Sistema Sanitario Nazionale sta diventando sempre meno efficiente e non più in grado di garantire il diritto alla salute a tutta la popolazione.
L’aumento dei ticket e le lunghe liste d’attesa, sia per le visite specialistiche che per gli interventi chirurgici, stanno portando sempre di più, anche se con enormi sacrifici a causa della crisi economica, circa 12 milioni di italiani a rivolgersi a strutture private per la tutela della propria salute. (dati Censis).
Secondo l’indagine conoscitiva sulla sostenibilità economica del Sistema Sanitario Nazionale, condotta dalle commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera, la spesa privata tra farmaceutica, diagnostica e assistenza è pari a 30 miliardi l’anno. A conferma di questa tendenza anche una recente ricerca da parte del Censis, secondo la quale sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più: nel 2013 la spesa sanitaria privata è infatti aumentata del 3% rispetto al 2007.
Il 41% degli italiani dichiara che la sanità pubblica copre solo le prestazioni essenziali per il resto bisogna mettere le mani ai propri portafogli, per il 14% la copertura pubblica è insufficiente per sé e la propria famiglia, mentre il 45% la ritiene adeguata per le prestazioni di cui ha bisogno. Uno dei fattori che determina l’emigrazione verso il privato è stato l’aumento del ticket e secondo quanto hanno rilevato gli esperti del Censis, il 50% degli italiani ritiene che il ticket sulle prestazioni sanitarie sia una tassa iniqua, il 19,5% pensa che sia inutile e il 30% lo considera invece necessario per limitare l’acquisto di farmaci. Il 56% dei cittadini sostiene che è troppo alto il ticket pagato su alcune prestazioni sanitarie, soprattutto per le visite ortopediche (53%), l’ecografia dell’addome (52%), le visite ginecologiche (49%) e la colonscopia (45%). La crisi economica però sta condizionando la scelta da parte delle famiglie sulle prestazioni sanitarie da sostenere di tasca propria a stretto giro, perché necessarie, e quelle che invece possono essere rinviate.
Secondo il Censis, dal 2005 al 2012 è diminuito di oltre un milione di visite il ricorso al dentista a pagamento ma sono è aumentati gli italiani, il 43%, che pagano per intero le visite specialistiche, ed è aumentata del +74% la spesa destinata a pagare gli esami del sangue per intero e del 19%per gli accertamenti diagnostici.
Con la spesa sanitaria aumenta anche il numero delle persone che si rivolgono alle strutture private perché i tempi di attesa per accedere alle prestazioni sono troppo lunghi come dichiarato dal 61% intervistato. Altre motivazioni sono, per il 33% la possibilità di scegliere il medico di fiducia e per il 18,2% vige la teoria che “se paghi vieni trattato meglio”. La fuga verso il privato riguarda soprattutto l’odontoiatria (90%), le visite ginecologiche (57%) e le prestazioni di riabilitazione (36%). Ma il 69% delle persone che hanno effettuato prestazioni sanitarie private reputa alto il prezzo pagato e il 73% ritiene elevato il costo dell’intramoenia.
Sulla base dei dati della Direzione generale del sistema informativo e statistico del Ministero della Salute, che nel 2011 ha elaborato una mappatura delle strutture private (accreditate e non), è emerso che sul territorio nazionale sono presenti 600 cliniche private. Circa la metà di queste strutture, 266 su 589, si trova in quattro regioni, cioè Lombardia (72), Lazio (65), Campania (65) e Sicilia (64). Delle 600 cliniche sono 64 quelle non accreditate col SSN e di queste, nel Lazio se ne contano 29. Altre 12 strutture “svincolate” dal servizio pubblico sono presenti in Lombardia. Per il resto, nelle altre regioni, le Case di cura private sono quasi tutte accreditate. In Campania solo 5 strutture su 65 non sono legate al Ssn. In Sicilia, invece, le 64 case di cura private sono tutte accreditate.
In Italia il 25% delle prestazioni ospedaliere è coperto dall’ospedalità privata, che pesa soltanto sul 15% della spesa sanitaria.
Proprio per delineare un quadro più dettagliato, Healthonline ha intervistato la Dottoressa Sonia D’Agostino, da 15 anni Direttore Generale delle cliniche Paideia e Mater Dei, due centri di eccellenza e punti di riferimento per la sanità privata.
Dottoressa D’Agostino, le strutture sanitarie private rappresentano una risorsa importante per il Paese in grado di garantire un servizio sanitario capace di dare ai cittadini delle prestazioni di alta qualità?
“Dipende ovviamente dal tipo di struttura, dall’organizzazione che si è data, dagli standard di assistenza e di sicurezza, e dagli investimenti in tecnologia e sviluppo. Ci siamo resi conto già a suo tempo che il concetto di “Casa di Cura” era qualcosa di superato, in quanto l’esigenza della clientela è quella di trovare punti di riferimento per risolvere in tempi rapidi le problematiche sanitarie, da una visita specialistica a un esame diagnostico, a un ricovero d’urgenza.
Ecco perchè si è sentita l’esigenza di attivare servizi 24 ore su 24 con una reperibilità del personale medico di tutte le specialità, infermieristico, di radiologia e di laboratorio in modo da essere in grado, anche di notte e nei giorni festivi, di poter far fronte a qualunque tipo di urgenza.
Abbiamo superato anche lo scetticismo relativo al fatto che la clinica fosse vista come una struttura “alberghiera” non sempre in grado di garantire sicurezza.
Abbiamo quindi attivato ben 9 posti di terapia intensiva, tra Paideia e Mater Dei, attrezzate con apparecchiature d’avanguardia, carrelli salvavita in tutti i reparti, dotati di defibrillatore, e tutti i presidi necessari per intervenire in caso di urgenza.
C’è addirittura un codice, il “444”, che segnala, tramite dei pulsanti presenti in tutti i reparti delle strutture, il verificarsi di un’emergenza sanitaria. Una volta attivata la segnalazione, in tempi rapidissimi interviene il personale sanitario con specifica formazione, munito di carrello salvavita dotato di tutti i presidi necessari per la rianimazione del paziente.
Ma resta inteso che le apparecchiature e l’organizzazione da sole non bastano senza un’attenta selezione e una continua formazione del personale”.
Sono circa 12 milioni gli italiani che non soddisfatti del Sistema Sanitario Nazionale si sono rivolte a strutture private. Quali sono i vostri numeri?
“Oggi il paziente è più informato e più esigente e cerca un servizio all’altezza delle proprie aspettative. La domanda di prestazioni sanitarie private è in crescita. E’ in atto un cambio culturale che sta portando ad una maggiore richiesta di coperture sanitarie integrative, polizze e sussidi. Lo prova anche il fatto che un numero sempre crescente di aziende offre coperture sanitarie come benefit ai propri collaboratori.
Non è un caso quindi che nel 2014 Mater Dei e Paideia abbiano effettuato ben 297.000 prestazioni ambulatoriali. Questo è un dato rilevante, un traguardo prestigioso, se pensiamo che le cliniche sono interamente private e non convenzionate. E’ il risultato di un grande lavoro di squadra e di una visione strategica lungimirante”.
Uno dei servizi centrali e caratterizzanti delle vostre strutture è il check up, è così?
“E’ vero, infatti da anni la nostra mission è “la cultura del benessere”. Una struttura sanitaria, secondo noi, non deve limitarsi a curare malati. La scienza ha regalato anni alla vita e il nostro compito è di aiutare le persone a vivere questi anni il più possibile in salute. Per questo lavoriamo molto per la prevenzione.
Nel 2014 abbiamo effettuato oltre 3500 check up. Siamo oramai anche un riferimento di tante aziende, curando la salute di intere popolazioni aziendali.
La particolarità della nostra organizzazione, oltre alla personalizzazione del servizio, l’esperienza acquisita negli anni e la puntualità che consente di svolgere l’interno check up in una mattinata, sta anche dall’attivazione di una serie di percorsi di prevenzione primaria che accompagnano il paziente, sotto forma di tutoraggio.
Ci siamo resi conto che il paziente a volte disattende le indicazioni che gli vengono date e l’anno successivo lo stesso paziente ritorna con le proprie problematiche invariate, se non addirittura peggiorate. Si è deciso quindi, di studiare dei percorsi ad hoc che prevedono ad esempio corsi per smettere di fumare con un metodo innovativo, corsi per imparare a gestire lo stress e gli stati d’ansia. Inoltre, sempre più importanza ha acquisito la figura del nutrizionista, perchè noi siamo quello che mangiamo. Anche in questo seguiamo la nostra mission, “la cultura del benessere”.
Se dovesse menzionarne una, qual è la caratteristica principale che caratterizza le vostre cliniche?
“L’organizzazione ospedaliera e la personalizzazione dell’approccio al paziente e alle sue necessità. Paideia e Mater Dei ci sono sempre, anche per una semplice consulenza telefonica. Inoltre i punti di forza sono rappresentati dai nostri centri d’eccellenza. In Paideia c’è il centro di Senologia che, con oltre 12000 prestazioni l’anno, rappresenta un riferimento nel centro-sud Italia per la prevenzione e diagnosi delle patologie della mammella, e il centro di gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’avanguardia. La Mater Dei ospita tra le proprie eccellenze il Centro Cuore, con servizio di guardia cardiologica e rianimazione, diagnostica, emodimica e cardiochirurgia e l’ostetricia, reparto storico e modernissimo, riferimento principale della maternità privata a Roma. In entrambe le cliniche sono presenti il Trauma Center e la SportClinique, struttura dedicata alla salute dello sportivo. In questo ambito, importante per le nostre cliniche, Paideia è il riferimento della S.S. Lazio, oltre a essere responsabile del servizio sanitario allo Stadio Olimpico, così come la Mater Dei della Virtus Roma di Basket”
Assistenza al paziente a 360 gradi. Avete attivato anche i servizi a domicilio?
“Si certamente, anche per dare una continuità assistenziale e terapeutica a domicilio ove necessario. Pensate inoltre, ad esempio, a quanto può essere complicato in una città come Roma, magari di notte, reperire un medico per una visita specialistica. Il nostro servizio domiciliare, h24 risponde anche a questa esigenza: personale medico e infermieristico qualificato e certificato, in tempi rapidi, a casa del paziente. Oggi anche le compagnie assicurative e mutualistiche si stanno accorgendo dell’importanza di questi servizi”.
La spesa familiare destinata alla sanità e all’assistenza sta risentendo della crisi economica già da un paio di anni.
Tra il 2007 e il 2013 la spesa sanitaria pubblica è rimasta praticamente invariata (+0,6% in termini reali) a causa dei tagli, è aumentata, al contrario, la spesa di tasca propria delle famiglie (out of pocket): +9,2% tra il 2007 e il 2012, per poi ridursi però del 5,7% nel 2013 a 26,9 miliardi di euro. Questo è quanto è emerso dal Rapporto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol del 2014. Secondo le stime è aumenta la domanda di cura e di assistenza, ma, dopo 6 anni, è diminuita la spesa sanitaria privata familiare del -5,7% e il valore pro-capite si è ridotto da 491 a 458 euro all’anno.
Le famiglie italiane hanno dovuto rinunciare a 6,9 milioni di prestazioni mediche private ed è diminuito anche il numero delle badanti che lavorano nelle case degli anziani che ne hanno bisogno. E’ questa la situazione che sta attraversando il nostro Paese: le famiglie non sono più in grado di sostenere con le proprie risorse i tagli del welfare pubblico. In questo scenario entra in gioco la Sanità Integrativa. Secondo il Censis, infatti, sono 6 milioni gli italiani che hanno aderito a un fondo sanitario integrativo. Considerando anche i loro familiari, si sale a circa 11 milioni di assistiti. I numeri sono però ancora bassi se paragonati all’Europa e agli Stati Uniti.
Dottoressa D’Agostino, le famiglie italiane, negli ultimi due anni hanno rinunciato a quasi 7 milioni di prestazioni mediche private. Cosa ne pensa?
“Il numero dei clienti privati, solventi, sta diminuendo sempre di più, ma c’è dall’altra parte una percentuale elevata di persone e di aziende che si rivolgono a società di mutuo soccorso, a fondi sanitari e assicurazioni per stipulare dei piani assistenziali ed avere accesso a servizi sanitari d’eccellenza, con ampie garanzie di copertura. Per quanto riguarda nello specifico Paideia e Mater Dei posso dire che siamo attualmente in una fase di crescita e di sviluppo”.
Secondo lei, realtà come le Società di Mutuo Soccorso possono essere una valida alternativa volta a garantire prestazioni sanitarie di alta qualità a prezzi vantaggiosi? Qual è il vostro rapporto con queste realtà di assistenza?
“Il nostro è un rapporto di partnership e penso che le mutue avranno un grandissimo futuro, innanzitutto perché le aziende hanno a cuore la salute dei lavoratori e sono attente alle loro esigenze, secondo, le società di mutuo soccorso riescono ad essere competitive sul mercato offrendo sussidi vantaggiosi e terzo punto, a mio parere molto importante e che le contraddistingue nel panorama della Sanità Integrativa, è che queste realtà assistenziali sono molto sensibili al mantenimento della salute degli associati perché considerati un vero e proprio patrimonio da tutelare”.
Le società di mutuo soccorso sono associazioni nate nell’Ottocento per provvedere al bisogno delle mancanze dello stato sociale e aiutare i lavoratori in caso di incidenti sul lavoro, malattia o perdita del posto. Oggi, viste le difficoltà in cui verte il settore sanitario, le società di mutuo soccorso stanno pian piano diventando una valida alternativa, attraverso la stipula di convenzioni con enti sanitari pubblici e privati a costi vantaggiosi, proprio per integrare i servizi che il Servizio sanitario riesce a garantire.
Anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, proprio in occasione della presentazione del Rapporto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” ha dichiarato che “Con la Sanità Integrativa non siamo all’anno zero e siamo determinati a costruire questo pilastro importante nella riorganizzazione del sistema sanitario. Dopo i costi standard e il Patto per la salute già realizzati, il prossimo importante passo da fare è quello di organizzare la Sanità Integrativa, in modo tale da creare una complementarietà anche per quanto riguarda il settore pubblico”.