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Snack industriali e bevande zuccherate, alle origini dell’obesità infantile

Intervista al biologo nutrizionista Giuseppe Falciani
“L’obesità deve essere riconosciuta come malattia cronica non trasmissibile e va inserita nei Livelli essenziali di assistenza, così da garantire prevenzione e cure omogenee su tutto il territorio nazionale”. È questa una delle sollecitazioni che emerge dalla lettura dell’indagine condotta dalla Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza presieduta dall’onorevole Maria Vittoria Brambilla. Il documento viene presentato in un momento storico particolarmente caratterizzato da un’apprensione generale dovuta all’obesità infantile. “Il nostro – ha commentato Brambilla – è uno dei Paesi con il più alto tasso di prevalenza di obesità infantile, preceduto solo da Cipro, Spagna e Grecia. In Italia circa il 40% dei bambini e ragazzi risulta in sovrappeso o obeso, un dato che evidenzia l’urgenza di azioni concrete per contrastare il fenomeno”.
A spalleggiare i risultati di questa indagine sono i dati 2024 dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute relativi allo stato ponderale e agli stili di vita di bambine e bambini, secondo cui in Italia 7 bambini di 8-9 anni su 10 hanno un peso nella norma, 2 sono sovrappeso e 1 è obeso. Nelle regioni meridionali la situazione è più drammatica: in Campania ben 2,5 bambini su 10 sono sovrappeso e quasi 2 su 10 sono obesi. Ciò significa che in una quarta classe elementare 4 bambini su 10 sono già in grave eccesso ponderale. Seguono, nella classifica, il Molise, la Calabria, la Basilicata, la Puglia, l’Abruzzo, la Sicilia e il Lazio. La regione con la minore prevalenza di bambini di 8-9 anni in sovrappeso è il Trentino, dove il 12 per cento circa dei piccoli è in sovrappeso e meno del 4 per cento è obeso. Ne abbiamo parlato con il dottore biologo nutrizionista Giuseppe Falciani.
Dottor Falciani, l’alimentazione tiene banco nel dibattito pubblico, spesso in dialogo con il costante svolgimento di attività sportiva. Per quale ragione se ne parla così tanto?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione culturale in tema di salute e benessere. L’attenzione crescente verso l’alimentazione sana e l’attività fisica nasce da una maggiore consapevolezza collettiva: oggi sappiamo con certezza che ciò che mangiamo e come ci muoviamo ha un impatto diretto non solo sul nostro corpo, ma anche sulla nostra mente. Seguire una dieta equilibrata e praticare sport con regolarità non è più solo una questione estetica, ma un gesto quotidiano di prevenzione. Significa prendersi cura di sé, migliorare la qualità della vita e ridurre il rischio di malattie croniche. Inoltre, viviamo in un’epoca in cui il benessere è diventato una priorità. I social, i media, le campagne di informazione e perfino il mondo della scuola promuovono uno stile di vita sano, e questo ha reso tutti – giovani e adulti – più attenti, più informati e più motivati. Alimentazione e sport, insieme, rappresentano oggi i due pilastri fondamentali su cui costruire una vita lunga, attiva e in equilibrio. È un investimento sul nostro presente, ma soprattutto sul nostro futuro.

Giuseppe Falciani
Il dato che vede l’Italia al quarto posto in Europa per sovrappeso infantile è certamente allarmante, soprattutto considerando che il nostro Paese è storicamente legato alla dieta mediterranea, riconosciuta come uno dei modelli alimentari più sani al mondo. Ma purtroppo, negli ultimi anni, si è assistito a Falcianiun progressivo allontanamento da queste abitudini tradizionali. I bambini italiani oggi consumano con maggiore frequenza snack industriali, bevande zuccherate e cibi pronti, spesso a scapito di frutta, verdura e piatti bilanciati preparati in casa. A questo si aggiunge un altro fattore cruciale: la sedentarietà. L’attività fisica quotidiana, che un tempo era spontanea e legata al gioco all’aperto, oggi è spesso sostituita da ore passate davanti a uno schermo, tra tv, tablet e videogiochi. Anche l’organizzazione scolastica, con sempre meno spazio dedicato allo sport e al movimento, non favorisce uno stile di vita attivo. Per invertire questa tendenza servono azioni concrete su più livelli. Prima di tutto, è fondamentale ripartire dall’educazione alimentare, fin dalla scuola dell’infanzia, coinvolgendo anche le famiglie. È altrettanto importante promuovere l’attività fisica quotidiana, non solo attraverso lo sport organizzato, ma anche valorizzando il movimento spontaneo: camminare, giocare, andare in bici. Infine, le istituzioni dovrebbero sostenere politiche di prevenzione, come la regolamentazione della pubblicità di cibi poco salutari rivolti ai più piccoli, e incentivare l’accesso a cibi sani e genuini, anche nelle mense scolastiche. Ridurre il sovrappeso infantile non è solo una sfida sanitaria, ma anche sociale e culturale.
Investire nella salute dei bambini significa investire nel futuro di tutti noi.
Spesso obesità e chirurgia si incontrano. È notizia recente quella relativa all’intervento senza bisturi nel piacentino su due pazienti. Come giudica questa frontiera?
L’intervento anti-obesità eseguito recentemente a Piacenza, che ha coinvolto due pazienti sottoposti a una procedura di restringimento dello stomaco per via endoscopica, rappresenta una significativa innovazione nel trattamento dell’obesità. Questa tecnica, nota come gastroplastica endoscopica, permette di ridurre il volume dello stomaco senza necessità di incisioni chirurgiche, utilizzando un endoscopio dotato di una suturatrice che consente di applicare punti di sutura all’interno dello stomaco stesso. I vantaggi di questa procedura sono molteplici: è minimamente invasiva, comporta un rischio inferiore di complicanze rispetto alla chirurgia tradizionale e consente un recupero più rapido. È indicata per pazienti obesi, cioè con un indice di massa corporea (BMI) compreso tra 30 e 40, o anche superiore in presenza di comorbidità, che non hanno ottenuto risultati soddisfacenti con dieta ed esercizio fisico. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che, nonostante l’efficacia della gastroplastica endoscopica, il successo a lungo termine dipende dall’adozione di uno stile di vita sano e dalla partecipazione a un percorso multidisciplinare che includa supporto nutrizionale e psicologico. Questa procedura rappresenta un’opzione terapeutica promettente, ma deve essere integrata in un programma completo di gestione del peso per garantire risultati duraturi. In conclusione, la gastroplastica endoscopica offre una nuova frontiera nel trattamento dell’obesità, ampliando le possibilità terapeutiche per i pazienti e rappresentando un passo avanti verso approcci meno invasivi e più personalizzati nella lotta contro questa condizione.
Ed ecco che in questo contesto prende conquista sempre più spazio, e attenzioni, ‘Wegovy’, il farmaco per dimagrire. Di cosa parliamo e quanto è diffuso in Italia?
‘Wegovy’ è un farmaco innovativo sviluppato per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso associato a condizioni mediche, come il diabete di tipo 2 o l’ipertensione. Il suo principio attivo, la semaglutide, agisce mimando l’azione dell’ormone GLP-1, che regola l’appetito e il metabolismo. Somministrato tramite iniezione sottocutanea settimanale, ‘Wegovy’ aiuta a ridurre la sensazione di fame e a prolungare la sazietà, facilitando così la perdita di peso. Studi clinici hanno dimostrato che, in combinazione con dieta e attività fisica, ‘Wegovy’ può portare a una riduzione del peso corporeo fino al 15-20% in un anno. Tuttavia, è importante sottolineare che il farmaco deve essere prescritto e monitorato da un medico, poiché non è adatto a tutti e può avere effetti collaterali, come nausea o disturbi gastrointestinali. In Italia, ‘Wegovy’ è disponibile su prescrizione medica e il suo costo varia tra i 200 e i 300 euro al mese, a seconda del dosaggio e della farmacia. Attualmente, non è coperto dal Servizio Sanitario Nazionale, il che può rappresentare una barriera per alcuni pazienti. È fondamentale considerare ‘Wegovy’ come parte di un approccio integrato alla gestione del peso, che includa modifiche dello stile di vita, supporto nutrizionale e, se necessario, psicologico. La supervisione medica è essenziale per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento.
